Lo stato islamico dell’Iraq e le morti misteriose

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Lo stato islamico dell’Iraq e le morti misteriose

10 Maggio 2007

Il mese di aprile si è rivelato particolarmente sanguinolento in Iraq, con più di cento di morti. Tuttavia, secondo il generale Rick Lynch, comandante della terza Divisione di fanteria giunta da poco nel paese tra i rinforzi previsti dalla Casa Bianca, l’intensificarsi delle azioni terroristiche sarebbe dovuto proprio al potenziamento dell’impegno militare americano. “Stiamo combattendo il nemico e di conseguenza ci saranno ulteriori vittime”, ha affermato il generale Lynch in una conferenza stampa a Baghdad, aggiungendo che tutti si aspettano un ulteriore aumento del numero dei morti nei prossimi novanta giorni.

Intanto, il mistero attorno alla morte di Abu Omar al-Baghdadi, capo dello Stato Islamico dell’Iraq, si è risolto: al-Baghdadi è vivo e vegeto nella sua casa e tra i suoi fedeli, il “martirio” (ossia la morte in battaglia contro gli invasori) è toccato invece al portavoce ufficiale dello Stato Islamico dell’Iraq, Abu Abdullah al-Jabouri. Il malinteso è nato quando il canale satellitare statale al-Iraqiya ha diffuso le immagini di quello che le autorità irachene hanno identificato come al-Baghdadi e che si è poi rivelato essere al-Jabouri. La notizia aveva del sensazionale e sembrava godere anche di una attendibilità. Stando ad al-Iraqiya, il ministero dell’Interno aveva in custodia il corpo di al-Baghdadi. Mancava solo la conferma della notizia da parte degli Usa.

Le immagini televisive mostravano effettivamente il corpo di un uomo dal volto gonfio messo in una bara e quell’uomo sembrava proprio essere il capo dello Stato Islamico dell’Iraq. Secondo l’agenzia stampa legata allo SCIRI, Buratha News, un ufficiale di sicurezza “ben informato dei fatti”, avrebbe confermato l’identità del deceduto anche basandosi sulle fotografie in possesso dei servizi segreti del ministero dell’Interno. A questo punto arriva il colpo di scena. Lo Stato Islamico smentisce la morte di al-Baghdadi e annuncia quella di Al-Jabouri, definito come il ministro delle Comunicazioni e il portavoce ufficiale dello Stato Islamico dell’Iraq. “Apparteniamo ad Allah e ad Allah ritorniamo”, recita il comunicato, che poi chiarisce su al-Baghdadi: “Assicuriamo la nostra Ummah [la comunità dei credenti] che lo sceicco al-Baghdadi, che Allah possa proteggerlo, è vivo e sta bene nella sua casa e con il suo popolo nello Stato Islamico dell’Iraq.  La notizia della sua morte annunciata dai media è falsa”.

In precedenza era stato il Consiglio di Salvezza di Anbar ad annunciare erroneamente il decesso di  Abu Hamza al-Muhajir, meglio conosciuto come Abu Ayyub al-Masri. Secondo la Cnn, lo sceicco Abdul Sattar Abu Reesh, a capo dell’alleanza anti al-Qaeda in Iraq, avrebbe dichiarato che al-Masri, insieme ad altri otto jihadisti, sarebbe rimasto ucciso in uno scontro a fuoco avvenuto martedì 1 maggio con dei guerriglieri supportati dalle tribù della regione di Niba’ie. Al-Masri altri non è che il successore alla guida di al-Qaeda in Iraq di Abu Musab al-Zarqawi (deceduto per davvero durante un raid aereo nel giugno dello scorso anno). Anche la morte di Al-Masri è avvolta nel mistero, numerose infatti sono le conferme e le smentite. Un comunicato diffuso via internet dello stato Islamico dell’Iraq nega la morte di al-Masri: “Lo Stato Islamico dell’Iraq è lieto di rassicurare la nazione che lo sceicco Abu Hamza al-Muhajir è salvo, che Dio lo protegga, e sta ancora combattendo i nemici di Dio”. Ad opinione di Peter Bergen, analista della Cnn, il fatto che dei militanti sunniti abbiano informazioni riguardanti la morte di al-Masri rivelerebbe la tensione crescente tra gli insorti sunniti e al-Qaeda in Iraq. Il Pentagono ha fatto sapere che gli esperti statunitensi stanno lavorando con gli ufficiali iracheni per cercare di stabilire la verità.

Intanto, una registrazione audio attribuita proprio ad al-Masri è apparsa su un sito web. Anche se non ci sono conferme sull’autenticità del nastro, il messaggio smentisce le voci su una possibile frattura tra al-Qaeda e la guerriglia sunnita: “Le notizie che apprendete dai canali satellitari sui presunti dissidi tra noi e i gruppi jihadisti o tra questi e le nostre benedette tribù sono solo bugie e invenzioni… Si tratta di un tentativo disperato di dividere le fila jihadiste”.

Il sarcasmo di al-Zawahiri
Nel frattempo il numero due di al-Qaeda, Ayman al-Zawahiri, ha diffuso su internet una lunga intervista della durata di un’ora e sette minuti, dove si dice contrariato per il possibile ritiro delle truppe americane entro l’anno, così come avrebbe voluto la risoluzione dei democratici su cui Bush ha posto il veto. Vestito di bianco e con il classico turbante arabo, al-Zawahiri ha rilasciato dichiarazioni oltremodo sarcastiche: “Questo progetto di legge ci priverà dell’opportunità di distruggere le forze americane che abbiamo tratto in una trappola dalle proporzioni storiche”. Per il vice di Bin Laden, l’andamento della crisi irachena rappresenta il segno evidente del fallimento e della frustrazione degli Stati Uniti e si augura che gli americani, prima di fare le valige dall’Iraq, raggiungano quota 300.000 morti: “Chiediamo ad Allah che [le truppe Usa] possano ritirarsi solo dopo aver perso 200.000/300.000 soldati, in modo da aver dato una lezione memorabile ai succhia sangue di Washington e a quelli europei”. Sembra proprio che al-Zawahiri stia approfittando della diatriba politica in corso negli Usa per screditare Bush. Il terrorista egiziano ritiene che gli Stati Uniti siano già stati sconfitti sul campo e che in Iraq siano iniziati i lavori di consolidamento di uno stato islamico: “Oggi il jihad in Iraq, per grazia di Allah, sta passando dalla fase di abbattimento del Crociato invasore e dei suoi succubi traditori, alla fase di consolidamento di un emirato islamico dei mujaheddin che libererà le patrie terre islamiche, proteggerà le cose sacre ai musulmani, implementerà la Sharia, restituirà ai poveri e agli oppressi i loro diritti ed innalzerà la bandiera del jihad, mentre si farà strada per un sentiero accidentato di sacrificio puntando verso i dintorni di Gerusalemme, con il benestare di Allah”.

Al-Zawahiri si è anche preso gioco del nuovo piano di sicurezza per Baghdad, ricordando l’attentato kamikaze al ristorante del Parlamento del 12 aprile scorso, che ha causato la morte di un deputato iracheno ed è avvenuto all’interno della Green Zone: “Per paura che Bush si preoccupi, mi congratulo con lui per il successo del suo piano di sicurezza e lo invito a bere con me un bicchiere di succo di frutta, ma nella caffetteria del Parlamento iracheno, nel bel mezzo della Zona Verde”. Il numero due di al-Qaeda appare dunque entusiasta per come le cose si stanno mettendo in Iraq.  Ma non sembra affatto preoccupato per gli innumerevoli morti tra i civili di quello che lui chiama il suo paese, civili che sono una delle cause principali delle difficoltà incontrate dalle forze della coalizione, che cercano di sopraffare gli insorti senza provocare vittime innocenti. C’è chi la gente la usa come scudo e chi, in nome di quella stessa gente, sacrifica i propri figli. Vedremo alla fine chi sarà a beneficiare della misericordia di Allah.