Lo Stato si riforma, non si rottama
23 Maggio 2014
di redazione
L’Italia ha bisogno di riforme profonde e strutturali. Ne ha bisogno per ripartire, per tornare a competere, per corrispondere alla forte domanda dei cittadini, delle famiglie, delle imprese che la crisi internazionale ha colpito duramente e che, tuttavia, possono ancora scommettere che il Paese ce la farà.
Occorre dare al sistema democratico velocità nei meccanismi di decisione, trasparenza nei processi di scelta, garanzie che tutte le componenti rappresentative abbiano una voce ascoltata al momento delle scelte fondamentali.
Una riforma incisiva dello Stato e delle sue istituzioni necessita tuttavia di una visione organica e di una chiara direzione di marcia. Quando negli anni sono mancate direzione e prospettiva, l’audacia del rinnovamento ha ceduto il passo alla retorica della liquidazione, e la riforma è stata confusa con la rottamazione dello Stato.
Noi, che siamo i primi dei riformatori ma non saremo mai rottamatori, noi che sulla sfida delle riforme abbiamo siglato il nostro atto di nascita, ci proponiamo come motori del cambiamento. Cambiare, però, per noi significa rinnovare, rafforzare e non smantellare le strutture portanti del nostro Paese; valorizzare e modernizzare, non annichilire i corpi sociali: quelle comunità che, senza chiudersi in egoismi corporativi, sono naturalmente chiamate a svolgere la funzione di raccordo tra i cittadini e lo Stato.
Rendere efficienti le nostre istituzioni significa semplificare, razionalizzare, significa anche risparmiare, ma non significherà mai demolire i presidi dello Stato a tutela della sicurezza dei cittadini, dell’integrità della nazione, della sua autorità e autorevolezza, di quella coesione sociale che è un po’ come la salute: ci si accorge del suo valore solo quando si rischia di perderla.
Vi è una spina dorsale del nostro Paese, un architrave neutrale al servizio dei cittadini, che noi promuoveremo e difenderemo. Perché difendere le funzioni che "sono" lo Stato, difendere i presidi dello Stato sul territorio, gli uomini e le donne in divisa, i funzionari in prima linea che tutelano le nostre istituzioni, danno loro prestigio e le fanno funzionare, i tanti magistrati che ogni giorno senza clamore antepongono il servizio alla ribalta e il sacrificio al senso di potere; stare dalla parte dei servitori dello Stato, significa stare dalla parte di quanti credono in una Italia forte, autorevole, sicura.
Oggi, di fronte a una sfida di innovazione che ci vedrà protagonisti, noi crediamo che questi corpi vivi dello Stato possano e debbano essere chiamati senza timidizze a contribuire allo sforzo riformatore. Impediremo però che vengano smantellati, liquidati, additati al preventivo disprezzo popolare quali ostacolo al cambiamento.
Le istituzioni sono come un prezioso vaso di cristallo. Può essere lucidato, impreziosito, ma se si rompe in mille pezzi non si ricostruisce più.
Per questo, anche per questo, noi siamo riformatori ma non saremo mai rottamatori dello Stato e dei suoi servitori.