Lo “strano” dei musicisti

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Lo “strano” dei musicisti

Lo “strano” dei musicisti

30 Dicembre 2009

Institutum Romanum Finlandiae, Villa Lante al Gianicolo, Roma, 28 settembre. Ottima esecuzione di alcune suite di Bach per violoncello solo. Allo strumento Vito Paternoster. O meglio, allo strumento e all’apparato otorinolaringoiatrico. Dal bel violoncello antico escono suoni rotondi, corposi, appassionati, ma contemporaneamente in gola al solista funziona a tutta pressione una locomotiva a vapore: rantoli, ansimi, profondi sospiri. Roba da tesi di laurea per uno specialista naso-gola. In camerino ne abbiamo parlato e Paternoster ci ha convinti che questa intensa partecipazione respiratoria non solo non turba l’ascolto dello strumento, ma aggiunge emozione e patos.

D’altra parte basta suonare qualche vecchio disco di Casals, di Rubinstein, perfino di Errol Garner: è tutto un borbottare, un canticchiare, uno sbuffare, che di sicuro aggiunge vita alla registrazione.

E avete mai guardato la faccia di un chitarrista mentre suona? Ovviamente l’attenzione del cervello è tutta sulle dita, e così i muscoli dell’espressione, non più in controllo, ammiccano, sorridono, strabuzzano, spalancano e si lasciano andare a ridicole e talvolta preoccupanti smorfie.

Per non parlare delle boccacce dei cantanti lirici, sottolineate da un trucco esagerato impietosamente esposto dai primi piani tv, ma pensato per le distanze teatrali. Grotteschi mascheroni.

Poi ci sono i direttori d’orchestra che, o stanno immobili e dirigono col mignolo, come faceva Von Karajan, oppure saltano da matti sul podio: Daniel Oren, il nostro Colusso.

Gli unici che usano bene i muscoli della faccia quando suonano sono i fiati. Solo espressioni funzionali, ma in compenso…avete mai visto Paolo Fresu dal vivo? Allora, Paolo Fresu, che è uno dei grandi solisti del mondo, nostro orgoglio jazz, arriva sul palco con tromba, flicorno e valigetta elettronica. Poi appena comincia la musica lo vedete che si sfila una scarpa, l’altra, poi si alza, ripiega la gamba col piede nudo sulla sedia, ci si accomoda sopra, comincia a contorcersi, si china in avanti, all’indietro, smanetta con i cursori, si rialza, tutto senza smettere di suonare. Fa così dovunque (certo d’estate, coi sandali, è più pittoresco), anche all’Auditorium di Roma dove lo abbiamo visto parecchie volte.

A proposito di Auditorium, il Cavalier Serpente rinfodera i dentini velenosi, perché su questo argomento non c’è niente da mordere. E’ un’istituzione benemerita, finanziariamente quasi in attivo, che è un miracolo. Senza un euro dallo stato mette in scena un sacco di belle cose. Sono riusciti a far andare i romani ai concerti come in pizzeria con gli amici. C’è almeno un evento super ogni giorno. Varrebbe la pena di accamparsi qui da gennaio a dicembre, anche perché il posto è un simpatico villaggio: belle sale (naturalmente molto criticate per l’acustica, l’estetica, la praticità; quando mai qualcosa di nuovo piace subito?) bella libreria, bel ristorante, bei bar, bell’architettura.

Eravamo lì per la presentazione della stagione, il 4 ottobre scorso. Un programma formidabile, ambiente informale, incontro di amici, discorsi sostanziosi e giusti (tranne quello di Einaudi, scarso di parole, come i suoi pezzi di note, ma ricco di beee, mmmm, uuuu, durante il quale abbiamo rischiato il coma. Coma vigile, niente paura) e ottimo buffet.

Fuori i dentini ora! Noi giriamo parecchio per Roma, e non molto tempo fa abbiamo cominciato a vedere sparsi per la città, tanti piccoli cartelli bianchi montati su pali con la scritta a smalto: “Auditorium” accompagnata da ondine sonore e una freccia per la direzione. Ormai ce n’è una miriade, incongruamente dappertutto, tanto che alle volte si trovano in punti così lontani nella sterminata periferia romana che neanche l’indicazione “Colosseo” avrebbe significato.

Che sia avanzata a qualcuno una partita di piccoli cartelli bianchi da smaltare, e smaltire?

L’archivio del Cavalier Serpente, o meglio la covata di tutte le sue uova avvelenate, sta al caldo nel blog. Per andare a visitarlo basta un click su questo link: http://blog.libero.it/torossi