Lo strano parallelismo sui casi Lusi-Conti

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Lo strano parallelismo sui casi Lusi-Conti

01 Febbraio 2012

Il trappolone è servito: Conti come Lusi. L’equazione che, anche certi media di area centrodestra, hanno fatto in fretta e furia è la seguente: rubare soldi al partito è uguale a concludere un buon affare da imprenditore. Il passo successivo è che se si equipara un reato a un affare, la sintesi finale è che chi fa soldi è un criminale. Al di là dei singoli casi che peraltro presentano differenze evidenti, ciò che emerge è un fenomeno preoccupante e dannoso, purtroppo di gran moda di questi tempi.

Luigi Lusi, ex tesoriere della Margherita e oggi senatore del Pd ha ammesso di aver sottratto 13 milioni dalle casse del partito per acquistare immobili di prestigio e in parte per l’attività di alcune società canadesi. Riccardo Conti, senatore del Pdl, di mestiere fa l’imprenditore immobiliare ha concluso la compravendita di un palazzo a Roma per un importo di 18 milioni di euro. Al netto delle due storie, in un caso si tratta di soldi pubblici (Lusi), cioè dei finanziamenti previsti per i partiti, nell’altro di soldi privati.  

Dopo la notizia lanciata da Mentana nel tg de L7 e ripresa da Feltri nell’editoriale de Il Giornale, stamani Riccardo Conti è stato subito convocato dai vertici del gruppo parlamentare pidiellino ai quali ha spiegato la vicenda. “Fare l’imprenditore in campo immobiliare è da sempre il mio mestiere e non è un mistero. Ciò sarebbe già sufficiente a qualificare come ignobile l’operazione politico-mediatica che ha visto con straordinario tempismo accostare il mio nome alla vicenda che riguarda il senatore Lusi: al di là di ogni valutazione che non mi compete, in un caso si tratta di risorse pubbliche, nell’altro del mio lavoro privato”.

Il senatore pidiellino aggiunge una premessa e un’osservazione. La prima: “Ricavare proventi dal proprio lavoro non è reato”. La seconda: “Posso affermare senza timore di smentita che la ricostruzione dei fatti è parziale e non corrispondente al vero; che la tempistica dell’operazione è ben più articolata di quanto prospettato; e che la cifra indicata come futuro guadagno finale è abbondantemente fantasiosa. Al di là del caso in specie, chiunque conosca il mestiere che svolgo ormai da tanto tempo, sa che esso è connotato dalla volatilità dei ricavi e dal rischio imprenditoriale: a volte si guadagna, a volte si perde, e così come è stata isolata e portata all’attenzione dell’opinione pubblica una singola compravendita conclusasi in termini per me favorevoli, potrei citarne altre che purtroppo si sono chiuse non positivamente o sono ferme da anni e anni. Questa è la realtà dei fatti, rispetto alla quale non farò ulteriori dichiarazioni. Fermo restando che, constatato come fin qui nulla mi sia stato contestato, io e i miei consulenti siamo pronti in ogni momento a fornire qualsiasi utile delucidazione nelle sedi eventualmente competenti”.

Altrettanto chiara la nota di Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello, rispettivamente presidente e vicepresidente dei senatori Pdl: “Alla luce di quanto riferito dal senatore Conti nel lungo colloquio avuto stamattina presso gli uffici del gruppo parlamentare, appare fondato il sospetto che quello imbastito nei suoi confronti sia un gigantesco polverone per tentare di oscurare ben altre vicende balzate in queste ore agli onori delle cronache. Riccardo Conti ha già dato la propria disponibilità a fornire ogni delucidazione per mettere la parola fine a ricostruzioni fuorvianti. Ma fin da ora il senso del pudore dovrebbe sconsigliare chiunque dall’avventurarsi in improvvidi parallelismi: da una parte parliamo di soldi pubblici, dall’altra di un’attività imprenditoriale privata”.