L’Ocse boccia la scuola italiana, senza esami di riparazione
04 Dicembre 2007
La
fotografia scattata dall’Ocse sui livelli di preparazione degli studenti
evidenzia da un lato una vera emergenza educativa, dall’altro un paradosso
tutto italiano. Nonostante un numero elevato di docenti (tab.1) e un numero di
ore passate sui banchi superiori rispetto al resto d’Europa, oltre 1000 ore
annue, gli studenti italiani sono ultimi nelle classifiche internazionali.
Serve una rivoluzione culturale che riporti al centro lo studente e la reale
missione educativa dei docenti: trasmissione del sapere, dei valori e del
rispetto. Va inoltre arginata la pressione dei sindacati che negli anni hanno
oggettivamente contribuito a dequalificare la scuola italiana e il ruolo dei
docenti. “Lavorare
meno per lavorare tutti” sembra essere la scelta che ha fin qui condizionato
la scuola. L’approccio egualitario ha prodotto un popolo di disuguali: aumenti
minimi da spalmare su una platea troppo ampia, dove l’anzianità conta più del
merito.
La
scuola non può continuare ad essere intesa come un enorme ufficio di
collocamento pubblico al servizio della politica e dei sindacati capace solo di
generare potenziali disoccupati. In questo quadro desolante della scuola
italiana le ricette del ministro Giuseppe Fioroni sono uno scoglio in mezzo al
mare. Ostinarsi a fare della demagogia sul merito attraverso la datata proposta
del recupero dei debiti formativi non farà uscire la scuola dal guado. Il
ministro dell’Istruzione, anziché proporre il recupero dei debiti come la
chiave di volta per introdurre il merito nella scuola, dovrebbe fare, specie di
fronte alle drammatiche anticipazioni dell’Ocse, una profonda autocritica. Se
non si elevano i livelli qualitativi della didattica, attraverso un sistema di reclutamento
selettivo e l’introduzione di un nuovo stato giuridico degli insegnati che
assicuri la possibilità di carriera, gli studenti resteranno agli ultimi posti
delle classifiche internazionali.
La
scuola italiana oggi rispecchia il disagio culturale di un Paese ancora
dominato da quei falsi miti che sono stati partoriti nel ’68. E’ venuta
meno la gerarchia dei valori, l’egualitarismo ha così generato mediocrità,
l’estensione dei diritti è stata svincolata dall’assunzione di responsabilità.
Da allora è stato imposto il relativismo morale e intellettuale non c’è alcuna
differenza tra maestro e allievo.
Gli
anni ’70 rappresentano una parentesi non ancora chiusa. Il principale
compromesso del ‘68 è stato infatti realizzato proprio nell’istruzione: parole
d’ordine come la selezione e la meritocrazia sono state sepolte
dall’autoreconservazione e dalla cooptazione. Lo statalismo ha prevalso sul
principio della sussidiarietà e le scelte del ministro Fioroni ne sono
l’emblema. a pagare il conto sono gli studenti che nella scuola subiscono il
replicarsi delle ingiustizie sociali.
Tab.
1- numero medio di alunni per insegnante
|
Sc Infanzia |
Primaria |
Sec I grado |
Sec II grado |
ITALIA |
12,5 |
10,7 |
10,3 |
11,5 |
MEDIA OCSE |
15,2 |
16,9 |
13,7 |
12,7 |
Tab.
1.bis – numero medio alunni per insegnanti in Europa
|
1980 |
1990 |
2004 |
|||
|
Prim |
Sec |
Prim |
Sec |
Prim |
Sec |
ITALIA |
16,4 |
10,4 |
11 |
9,5 |
10,7 |
11,5 |
FRANCIA |
24 |
19,6 |
15,6 |
12,4 |
19,4 |
10,3 |
GERMANIA |
|
|
17,7 |
13,6 |
18,8 |
13,9 |
GRAN BRETAGNA |
|
|
|
|
21,3 |
12,3 |