Lolli si scandalizza ma nel 2009 non fu solo colpa del terremoto

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Lolli si scandalizza ma nel 2009 non fu solo colpa del terremoto

12 Febbraio 2013

E’ proprio vero che certe volte chi ha orecchie per intendere non intende. Accade a Giovanni Lolli, candidato alla Camera per il Senato, aquilano, che commenta stizzito una dichiarazione sul terremoto fatta da Gaetano Quagliariello. Quest’ultimo, anche lui candidato per il Senato e ospite del programma di Oliviero Beha su Rai3, aveva detto: "Il centro storico dell’Aquila era in condizioni difficili e fatiscenti già prima del terremoto e questo è il motivo per il quale, con una magnitudo simile, le vittime che ci sono state all’Aquila sono state molte, molte di più". Si riferiva a un cartellone di comparazione fra il terremoto in Abruzzo e quello in Emilia mandato in onda dalla regia.

Sappiamo come funziona l’infotainment. Si prendono due o tre politici, li si rinchiude nel pollaio della par condicio, e gli si chiede di spiegare cose difficilissime in zona Cesarini con l’ausilio di qualche slide. Poi si decontestualizza una frase, come quella appena citata, e il resto lo fa il web. Il sito Abruzzo24OreTv riprende la dichiarazione di Quagliariello in home page, definendola "agghiacciante". Puntuale arriva anche l’intervista telefonica a Lolli con cui si offre il destro al candidato del Pd per giudicare "approssimative" le dichiarazioni dell’avversario.

Lolli, che non è rinchiuso nel recinto parcondiciesco, ha tutto il tempo per far passare con calma il suo messaggio. Tiene anche un’interessante lezione di sismologia spiegando perché il terremoto dell’Aquila fu un evento straordinario. Puntualizza, specifica, contesta a Quagliariello il fatto che la maggior parte delle vittime non si concentrò nel centro storico, monumentale, della città, ma in altre zone. Infine ricorda di aver subito lui stesso il sisma come un lutto familiare e su questo non si può che esprimergli conforto. Ma quando alla fine se ne esce con un "pensare che di questa vicenda ne parlino come al bar Scilipoti e Quagliariello mi lascia esterrefatto", si capisce che è la campagna elettorale, bellezza.

Lolli ha tutto il diritto di scandalizzarsi ma avrebbe dovuto intuire che il "fatiscente" usato da Quagliariello si riferiva a qualcosa che riguarda(va) l’Aquila e altre città del mezzogiorno italiano, anche quelle che non sono state colpite da un terremoto ma dove le case sono cadute lo stesso. Una persona di sinistra qual è Lolli avrà senz’altro visto il film di Francesco Rosi, "Le mani sulla città", ed era precisamente questo il tema, la degenerazione urbanistica registrata in Italia durante e dopo il boom edilizio, proseguita tra gli anni settanta e gli anni ottanta, l’incuria, i costi, la burocrazia. La sottovalutazione dei rischi che poi produce un disastro in contesti naturali avversi.

A ridosso del terremoto, Repubblica usò titoli come "Pilastri marci e acciaio liscio" e "Il fragile cemento delle case d’Abruzzo" per descrivere la situazione di tanti edifici venuti giù come nell’incipit del film di Rosi. La sabbia marina mischiata al calcestruzzo, i pilastri portanti costruiti male che si piegano su stessi, Lolli ricorderà il "dossier dimenticato" dell’ex capo della Protezione Civile Barberi. Invece di cadere nella trappola pretestuosa della politica spettacolo, sarebbe stato meglio capire cosa fare per contenere il rischio sismico, e non solo sismico, delle nostre città. Per evitare che in futuro le case crollino ancora, non solo per colpa della natura matrigna. Cercare di spiegarlo a "Brontolo", come ha tentato Quagliariello, è difficile. Ma questa è un’altra storia.