L’ombra di Lusi. Cosa sarebbe successo ad Avezzano se…
18 Maggio 2012
“Con i se e con i ma la storia non si fa” recitava, a ragione, un vecchio adagio popolare. A volte, però, considerare i “se” e i “ma” può aiutare a capire bene la realtà circostante. Se Cesare non avesse passato il Rubicone, Roma non avrebbe conosciuto parte della sua immensa storia imperiale, se Meucci non avesse inventato il telefono comunicare oggi sarebbe più difficile, se Roberto Baggio non avesse sbagliato l’ultimo rigore nella finale del Mondiale Americano del 1994, probabilmente l’Italia avrebbe vinto la coppa battendo il Brasile. E se lo scandalo Lusi fosse scoppiato oggi? Cosa sarebbe successo in Abruzzo? Quali effetti ci sarebbero stati sugli equilibri politici regionali? Domande lecite, specie oggi che i giornali raccontano una nuova puntata del “LusiShow”. Proviamo ad immaginare.
Poniamo il caso che lo scandalo scoppiato a Febbraio si fosse verificato, invece, in piena primavera, magari durante la calda campagna elettorale per le amministrative dei comuni abruzzesi. Uomo di spicco del Partito Democratico ed autentico “divoratore di consensi” nella Marsica, Luigi Lusi si sarebbe schierato, ovviamente in prima linea, al fianco dei candidati democrats. Avrebbe chiamato a raccolta i suoi elettori, avrebbe esaltato i suoi luogotenenti, avrebbe fatto campagna sul territorio spendendosi (sic) per loro.
Ne avrebbe sicuramente beneficiato il candidato sindaco di Avezzano Gianni Di Pangrazio (fratello del più quotato Giuseppe, consigliere regionale in Abruzzo e consigliere comunale ad Avezzano). Li avremmo visti fianco a fianco sul palco, camminare insieme per i quartieri della città, parlare la stessa lingua nel quotidiano confronto con i cittadini. C’è da scommetterci, tanto ordinario e limpido era il legame tra Lusi e i responsabili PD del territorio. E se le notizie sui bilanci della Margherita fossero uscite nel bel mezzo della campagna elettorale? Chissà cosa sarebbe successo negli ambienti vicini al Senatore! Possiamo solo immaginare il sudore sulla fronte dei beneficiari di tale sponsorizzazione, le giustificazioni e i distinguo.
Le cose sono andate diversamente: lo scandalo è scoppiato a Febbraio e del Senatore Lusi, declassato dagli ambienti interni al partito da “uomo di spicco” a “bandito”, prima ancora del voto del parlamento o di una sentenza della giuria (alla faccia del garantismo), non si vede neanche l’ombra. La storia non si fa con i “se” e con i “ma”. Ma cosa sarebbe accaduto se il patatrac fosse scoppiato con Gianni Di Pangrazio eventuale sindaco di Avezzano? La notizia sarebbe piombata in Sala Comunale come un fulmine a ciel sereno, una vera e propria bomba ad orologeria per gli instabili equilibri di una maggioranza già ampia e variegata. Il risultato sarebbe stato probabilmente un blackout istituzionale, pericoloso alla luce dell’attuale condizione in cui versano le amministrazioni comunali italiane e assolutamente deleterio per i cittadini. Febbraio non è Aprile né Maggio: è bastato solo prendere le distanze, rendere meno visibile quell’amicizia, per ripresentarsi agli elettori con la coscienza a posto. Un lifting che non convince.