L’ombra di Veltroni pensa al governo ombra

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

L’ombra di Veltroni pensa al governo ombra

16 Aprile 2008

Il tempo si è fermato dalle
parti del loft. E la sconfitta sembra aver cristallizzato una sorta di mondo
perduto e virtuale in cui le parole d’ordine restano le stesse “a prescindere” da
una realtà drammaticamente trasformata dal trionfo del Pdl e della Lega.

Se alla vigilia del voto
Walter Veltroni aveva coltivato una strategia in due tempi – cercare di
strappare la migliore sconfitta elettorale possibile, superando la soglia del
35%, imbrigliare il Popolo della libertà al Senato, magari contando sul
sostegno dei senatori a vita, e tornare in tempi brevi al voto in modo da
disinnescare definitivamente la carica innovativa che ancora contraddistingue
il modo di fare politica di Silvio Berlusconi – ora il contraccolpo della
sconfitta sembra aver lasciato il segno, scompaginando ogni pianificazione e,
apparentemente, il contatto stesso con la realtà. Non è facile, infatti,
apprestarsi a fare i conti con quelli che appaiono come cinque lunghi e
inevitabili anni di opposizione. E la conferenza stampa post-voto dal quartier
generale del Pd sembra confermare questo stato di momentanea confusione.

Walter Veltroni, prima si
rinchiude in una stanza con i vertici del partito. Poi affronta i rappresentanti
della carta stampata, facendo il punto sul risultato elettorale. E si esercita
in una serie di acrobazie verbali per dimostrare la spericolata tesi di una
vittoria del Pd. “Per noi – spiega Veltroni – era una sfida difficile e il
risultato ottenuto è comunque importante”. Un risultato in cui ha pesato il
giudizio non positivo nei confronti del governo Prodi. “Le altre forze che
sostenevano il governo hanno perso 2,6 milioni di voti. Solo noi e Italia dei
Valori abbiamo guadagnato voti. Questo dimostra che c’è stata una obiettiva e
registrata difficoltà nel rapporto tra la maggioranza di governo e il Paese”. “Il dato elettorale è inequivocabile, con una forte affermazione del Pdl” dice
il leader del Pd, parlando di un “massiccio spostamento” di voti verso la
Lega, con il Pdl “che ha perso 804 mila voti rispetto al 2006”.  Una situazione che – secondo Veltroni –
minerà la tenuta del governo: “Non so quanto durerà. La mia è una valutazione.
Penso che sia difficile che arrivi a fine legislatura, a causa del forte peso
della Lega”. Veltroni, insomma, sceglie una strategia certo non improntata
all’autocritica. E cammina in bilico sulle cifre, dimenticando non proprio
casualmente, la variabile del calo dell’affluenza nel momento in cui accredita
il Pdl di un “calo di voti”.

La
decisione di guardare più nell’orto dell’avversario che nel proprio è
confermata dagli appunti rivolti al vincitore. “Sono rimasto negativamente colpito dalle dichiarazioni di Silvio
Berlusconi. L’annuncio di non dare all’opposizione la presidenza di una Camera,
un certo tono nei confronti delle altre forze politiche, non solo il Pd, una
certa idea di autosufficienza, non fanno vedere un buon inizio”. Come dire che
una maggioranza di 30 senatori e di 100 deputati non è sufficiente ad assegnare
una patente di autosufficienza al centrodestra. Al netto delle polemiche sull’operato e le intenzioni del vincitore della tornata elettorale l’unica nota propositiva del leader del Pd è stata la trovata di costituire un governo ombra, sul modello inglese dell’opposizione di Sua Maestà.

L’ultima stoccata Veltroni la
indirizza postuma al governo uscente e alla Sinistra Radicale. “L’azione del
governo Prodi ha pesato sulla formazione del giudizio degli elettori, che hanno
penalizzato i partiti che lo hanno sostenuto. Credo che la sinistra radicale
abbia pagato un’esperienza di governo troppo curvata su un versante ideologico
– osserva il segretario del Pd – che gli elettori hanno mostrato di non
gradire”. Il cerchio, insomma, si chiude con la damnatio memoriae, già
sperimentata in campagna elettorale, di una esperienza di governo a cui
moltissimi esponenti del Pd hanno partecipato attivamente. Un argomento debole
sotto tutti i punti di vista ma a cui Veltroni, nonostante il verdetto
elettorale, non vuole rinunciare. Dimostrando di non essere ancora uscito dalla
scenografia virtuale e dal copione propagandistico della campagna elettorale.