L’ondata di scioperi mette la Merkel in difficoltà
21 Novembre 2007
Nonostante i sondaggi la diano in aumento rispetto al neo
vice cancelliere Franz Walter Steinmeier, la rivista Forbes l’anteponga a Benedetto XVI nella classifica delle persone attualmente
più popolari sulla terra, il suo partito la CDU goda di oltre 10 punti di
vantaggio rispetto alla SPD e ben il 41% degli elettori voterebbero lei se si
andasse domani al voto rispetto al 34% che sceglierebbe la SPD di Kurt Beck,
Angela Merkel non può dirsi soddisfatta. Con il ritiro del vice premier Muentefering, il
cancelliere ha perso uno dei più grandi fan della grande coalizione e ora è
sola ad affrontare importanti riforme interne e la pioggia di scioperi, da
quelli alle poste a quelli delle ferrovie. Scioperi che accumunano la
situazione interna della Francia a quella della Germania, ma a leggerli con la lente tedesca si è ben
lontani dal detto ‘mal comune mezzo gaudio’.
Chi ha visto nei giorni scorsi la stazione ferroviaria di
Amburgo da una immagine satellite, probabilmente ha stentato a riconoscerla:
treni fermi, binari deserti, locomotive silenziose nei binari morti. Con 62 ore
di sciopero continuato i sindacati dei ferrovieri –Lokfuerhergewerkschaft (GDL) ha battuto ogni record nella storia
dei trasporti ferroviari in Germania. La ragione dello sciopero ferroviario è
data dal mancato aumento di contratto dei ferrovieri. Già da marzo, tre mesi
prima della scadenza del contratto i ferrovieri chiedevano alle ferrovie
tedesche un aumento del 31%. L’aumento avrebbe dovuto portare ad un salario
lordo di 2500 euro rispetto a quello attuale lordo di 1970 euro. In secondo
luogo la GDL chiedeva di ricontrattare i giorni di riposo e le assicurazioni
sul lavoro in vista della privatizzazione della Deutsches Bahn, il sogno di Mr
Bahnchef, Hartmut Mehdorn. Un manager di successo che ha visto raddoppiare i
profitti della azienda in solo otto anni fino a portarla alla cosiddetta Gewinnzone e a permettersi di proporre
al governo, rosso, azzurro, quale che esso sia, di quotarla in borsa.
Il sogno di Mehdorn aveva incontrato i favori di Schröder
prima e ora quelli del ministro delle finanze Steinbrueck ma dopo il congresso
straordinario di Amburgo resta da convincere il leader della SPD Kurt Beck a
finanziare il progetto. Un Beck che si è dimostrato scettico sulla proposta di
privatizzazione e più vicino alle istanze sindacali che a quelle di Mehdorn. Il
modello non è solo estremamente ambizioso, per gli standard delle ferrovie
italiane può apparire perfino futuristico: si parla di dividere l’azienda in
due Holding distinte, una per i trasporti commerciali che prevede la
partecipazione dei privati ed una che riguarda l’intera rete ferroviaria
tedesca ed il trasporto dei passeggeri che dovrebbe restare in mano allo Stato.
Il ministro dei trasporti, Wolfgang Tiefensee (SPD) è attualmente impegnato a
salvare il piano delle privatizzazione delle ferrovie con un nuovo modello di
occupazione, ad esempio i dipendenti potrebbero essere in parte assunti dai
privati che in questo modo potrebbero più agevolmente garantire loro i costosi
standard di prevenzione sociale. In questo modo Tiefensee spera di superare le
difficolta poste dai sindacati ma nella fase attuale di trattativa, l’accordo
pare ancora lontano.
Allo sciopero dei trasporti si aggiunge quello delle poste
per il rinnovo e l’aumento contrattuale. Il delegato delle Deutschen Post, Zumwinkel
ha rigettato ogni proposta avanzata dal sindacato Verdi, ritendo sufficente l’aumento previsto di 9 eurol’ora o di
9,80 (a seconda che si tratti di Germania Est o di Ovest). Infine perfino Babbo
Natale minaccia lo sciopero: per la prima volta i negozietti di natale, quelli
del commercio al dettaglio hanno minacciato di scioperare in occasione del
tradizionale tempo d’avvento, dedicato ai mercatini di Natale. Il sindacato
Verdi chiede infatti o una riduzione dell’orario di lavoro o un aumento
salariale dei dipendenti. Margret Moenig-Raane, rappresentante del sindacato
dei Verdi critica le vigenti condizioni di lavoro: «è una contraddizione della
logica far lavorar di più la gente e pagarla di meno» ma Hubertus Pellengahr,
il rappresentate dei commercianti al dettaglio, sigla in Germania nota come Hauptverband des Deutschen Einzelhandel,
(HDE) non si è lasciato impressionare dalle minaccie di sciopero, «Babbo Natale
non può far sciopero e basta!» ha replicato.