Londra: la guerra continua
04 Giugno 2017
Londra nel panico per un attacco terrorista (“terrorist incident”, secondo la polizia). Jihadisti a bordo di un pulmino, dopo aver investito e ferito delle persone sul London Bridge, sono scesi dal veicolo armati di coltelli e hanno colpito chiunque fosse nelle vicinanze, facendo 6 morti e decine i feriti, prima di essere eliminati in tempi diversi dalla polizia. “Crediamo che fossero in tre, ma stiamo ancora facendo delle indagini per essere sicuri al cento per cento”, ha detto uno degli investigatori. L’attacco è avvenuto tra il London Bridge e Borough Market, nel cuore della “movida” londinese, tra bar e ristoranti. Nella Gran Bretagna di Brexit che si avvicina al voto delle politiche, previsto per l’8 giugno, si respira un’aria simile a quella dopo gli attacchi a Parigi del novembre 2015. Per il sindaco Sadiq Khan si tratta di un “deliberato e codardo attacco contro degli innocenti londinesi”.
Il premier Theresa May ha parlato di un “potenziale atto di terrorismo”, interrompendo la campagna elettorale. Il suo rivale alle elezioni, Corbyn, su Twitter ha usato l’espressione “incidenti brutali e scioccanti”. “Scappare in un luogo sicuro”, perché “questa è una opzione migliore che arrendersi o negoziare”, e nascondersi, impostando il telefono in modalità silenziosa e barricandosi dentro, sono invece alcune delle poco rassicuranti indicazioni che la polizia di Londra ha dato su Twitter ai residenti delle aree colpite dagli attacchi. Site, rivista che monitora le attività jihadiste in Rete, ricorda che l’attacco sul London Bridge è simile a quelli di Nizza, quando un terrorista a bordo di un camion, Mohamed Lahouaiej-Bouhlel, uccise 86 persone, e dell’attacco al mercatino natalizio di Berlino, quando Anis Amri uccise 12 persone usando un tir. Lo scorso 22 marzo, Khalid Massoud uccise 5 persone nella sua folle corsa sul ponte di Westminster andandosi a schiantare con un’auto di grossa cilindrata contro il cancello del parlamento inglese.
Gli attacchi con auto e coltelli per fare più vittime possibile sono tra le tattiche suggerite nei manuali del terrore islamista. Lunedì 22 maggio, a Manchester, il jihadista dello Stato Islamico Salman Abedi si è fatto saltare in aria uccidendo 22 persone e ferendone 59 alla Manchester Arena, al termine di un concerto. Nei giorni scorsi, il premier inglese Theresa May ha alzato al massimo l’allerta ritenendo imminenti nuovi attacchi. 5mila soldati sono stati mobilitati in questi giorni per le strade delle città inglesi, mentre la guerra scatenata contro l’Occidente continua. E’ una guerra permanente, ‘perpetua’, come si diceva ai tempi della amministrazione Bush, una guerra che non finisce perché i nostri nemici non hanno alcuna intenzione o come obiettivo di arrivare a una qualche forma di “pace”, che non sia l’annientamento fisico, della nostra cultura e dei nostri valori.