Londra, le Olimpiadi e quell’esasperata “paura del terrorismo”

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Londra, le Olimpiadi e quell’esasperata “paura del terrorismo”

29 Maggio 2012

Sulla torcia olimpica di Londra soffia il vento del terrore. Anzi, del terrorismo. Oltre all’onnipresente spauracchio che gli eredi di Osama Bin Laden colgano l’occasione dei Giochi per portare alla ribalta internazionale e mediatica l’immagine di Al Qaeda, in queste ore c’è un altro fantasma – tutto italico – che disturba il sonno dei londinesi: il Fai (Federazione Anarchica Informale).

Parliamo del gruppo anarchico che in Italia ha rivendicato l’attentato a Roberto Adinolfi, l’amministratore delegato dell’Ansaldo nucleare gambizzato a Genova il 7 maggio scorso. Secondo il quotidiano britannico Mail on Sunday, il Fai avrebbe minacciato di intraprendere una “guerra di bassa intensità” per disturbare i Giochi di Londra 2012 dalle pagine di un sito web. Una specie di lotta anarco-comunista di carattere ideologico che stravolge lo spirito dei Giochi tramandatoci da Olimpia e dai Greci: “Nel Regno Unito del controllo e l’addomesticamento da orologio noi siamo alcuni dei ‘non patrioti’ che trovano le Olimpiadi 2012, con la relativa esibizione di ricchezza, francamente offensivo”, scrivono. E poi passano alle minacce: “Non vogliamo ricchi turisti, vogliamo la guerra civile”.

Un’intimidazione che le autorità britanniche ritengono ancor più credibile vista la rivendicazione, da parte degli anarchici del Fai, di due episodi in Inghilterra: un’azione di sabotaggio a danno delle ferrovie di Bristol – città scelta perché polo delle industrie della Difesa -, che ha peraltro permesso al gruppo di autonominarsi “quelli della falange 22 Maggio”, e il danneggiamento dell’antenna di una stazione di comunicazioni radio della polizia a Dundry Hill, alla periferia della città.

Una paura che con l’avvicinansi del 27 luglio sta facendo venire vere e proprie crisi di panico agli organizzatori dell’evento. Il tutto cominciò con una burla messa a segno all’inizio di maggio dal Sun on Sunday che con l’aiuto di un operaio introdusse senza troppi ostacoli una falsa bomba all’Olympic Park, qualche ora prima l’inaugurazione dello stadio. Adesso, questi ultimi episodi stanno portando alle stelle i livelli di isteria dell’apparato di sicurezza inglese (e dell’FBI) che è costato al governo un miliardo di sterline.

Un allarmismo forse esagerato che non fa bene all’essenza dei Giochi e che sembra il copione di un film già visto. Quella che dovrebbe essere la celebrazione delle giovani eccellenze sportive di tutto il mondo rischia di tramutarsi in una specie di giorno del giudizio terroristico. Dai Giochi olimpici di Monaco, con il sequestro e massacro degli atleti israeliani ad opera dei palestinesi di “Settembre nero”, alle Olimpiadi di Atlanta, quando una bomba piazzata nel Centennial Olympic Park uccise due persone e ne ferì più di cento, passando per i boicottaggi degli anni ’70-’80 – ricordiamo quello dei paesi africani nel 1976 per protestare contro la tournée in Sudafrica, in pieno regime di apartheid, della nazionale neozelandese di rugby – la storia delle Olimpiadi ha ormai reso la “paura del terrorismo” un elemento imprescindibile della manifestazione sportiva.

Uno spirito, quello che anima Londra in vista dell’evento, che farebbe rivoltare nella tomba Pierre de Coubertin che volle ardentemente restituire ai moderni gli antichi Giochi Olimpici. E che ci spinge a riproporre ai nostri ‘cugini’ d’Oltremanica lo slogan con cui il governo inglese invitava la popolazione a non farsi prendere dal panico per l’inizio del secondo conflitto mondiale: “Keep calm and carry on”.