L’onore dell’Occidente è macchiato dalla secolare ostilità verso gli Ebrei

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L’onore dell’Occidente è macchiato dalla secolare ostilità verso gli Ebrei

09 Luglio 2010

Israele è una democrazia occidentale e un Paese normale. Ciononostante, sin dalla sua nascita Israele ha fronteggiato condizioni anormali. Infatti è l’unica democrazia occidentale la cui esistenza sia stata messa in discussione con la forza, e la cui legittimità venga tutt’ora messa in dubbio indipendentemente dalle sue azioni. La recente crisi legata alla questione della “Flottilla” nel Mediterraneo ha fornito ancora un’altra occasione per i detrattori di Israele di rinnovare la loro frenetica campagna. La situazione era la stessa anche prima che venissero alla luce i fatti del tragico incidente. Si è stati ciechi di fronte alle ragioni per le quali Israele ha dovuto rispondere alla chiara provocazione della Flottilla di Gaza.

Poiché noi crediamo che Israele sia soggetto a un trattamento ingiusto e siamo convinti che difendere questo stato significa difendere i valori che costituiscono e sostengono la nostra civiltà occidentale, abbiamo deciso di lanciare l’iniziativa “Gli amici di Israele”. Il nostro obiettivo è riportare alla ragione e alla decenza la discussione intorno a Israele. Siamo un gruppo eclettico, proveniente da Paesi diversi e che hanno differenti opinioni su tutta una serie di tematiche. Inutile dire che non parliamo a nome dello stato di Israele e non difendiamo ogni linea d’azione che esso decide si seguire. Siamo uniti, tuttavia, dalle seguenti convinzioni, principi e scopi: in primo luogo Israele è una normale democrazia occidentale, e dovrebbe essere trattata come tale. Il suo sistema parlamentare, le sue tradizioni legislative, il suo sistema d’istruzione, i suoi strumenti di ricerca scientifica e le sue conquiste culturali sono tanto fondamentali per se stesso quanto per qualsiasi altra società occidentale. Infatti, in alcune di queste aree, Israele è considerato un leader a livello mondiale.

In secondo luogo, i tentativi di mettere in dubbio la basilare legittimità di Israele quale stato ebraico in Medio Oriente sono inaccettabili per chi crede nei valori liberali e democratici. Lo stato di Israele è stato fondato sulla scia della Risoluzione 181 delle Nazioni Unite, approvata nel 1947. Ed è anche sorto da una connessione, mai spezzata, fra gli Ebrei e la terra, che si porta dietro migliaia di anni. Israele non deve la sua legittimità, come sostengono alcuni, alla compassione scaturita dall’Olocausto. Essa gli deriva, piuttosto, dalle leggi internazionali e dallo stesso diritto all’autodeterminazione rivendicato da tutte le nazioni.

In terzo luogo, in quanto membro completamente legittimato della comunità internazionale, il diritto fondamentale di Israele all’auto-difesa non dovrebbe essere messo in discussione. Né dovrebbe essere dimenticato che Israele fronteggia eccezionali minacce alla sua sicurezza – da parte di gruppi terroristici come Hezbollah ed Hamas e da un Iran alla ricerca di armi nucleari. Le condanne di Israele da parte dell’Onu, venute fuori dal Rapporto Goldstone dello scorso anno sulla recente guerra a Gaza, per esempio, ignorano le sfide alla sicurezza affrontate da Israele. Tutte le democrazie dovrebbero opporsi a queste campagne, che alla fine minano la legittimità non solo di Israele ma delle Nazioni Unite stesse. In quarto luogo, non dobbiamo dimenticare che Israele è dalla nostra parte nella lotta contro l’Islamismo e il terrorismo. È in prima linea in questa lotta in quanto baluardo dei valori giudaico-cristiani. La convinzione secondo cui il mondo democratico può sacrificare Israele per placare l’Islamismo è profondamente sbagliata e pericolosa. Il tentativo di pacificazione fallì nel 1930 e fallirebbe oggi.

In quinto luogo, gli sforzi fatti in buona fede da chi vuol promuovere la pace tra Israele e i Palestinesi devono essere sempre supportati. Ma gli estranei dovrebbero guardarsi dai tentativi di imporre le loro soluzioni. Israeliani e Palestinesi dovrebbero sapere loro stessi come costruire una pace attuabile. Noi possiamo aiutarli, ma non possiamo forzarli. In sesto luogo, dobbiamo essere sensibili ai pericoli che la campagna contro Israele pone dal punto i vista del risveglio dell’anti-semitismo. L’ostilità verso gli Ebrei è stata per secoli una macchia per l’onore dell’Occidente. È una questione di basilare rispetto per se stessi quella di affrontarla attivamente e di opporsi a nuove manifestazioni di un vecchio e odioso problema.

L’iniziativa “Gli amici di Israele” è nata con l’obiettivo di incoraggiare uomini e donne di buona volontà a rivalutare i loro atteggiamenti nei confronti dello stato ebraico, e di trasferirli nelle migliori tradizioni occidentali anziché nelle peggiori. Li esortiamo a riconoscere che è nel nostro maggiore interesse che la relazione tra Israele e altre democrazie liberali, sempre più logorata, venga messa in salvo e rinvigorita prima che sia troppo tardi per tutti.

Aznar è un ex primo ministro spagnolo. Trimble è un ex primo ministro dell’Irlanda del Nord. Bolton è un ex ambasciatore americano delle Nazioni Unite. Toledo è un ex presidente del Perù. Pera è un ex presidente del Senato italiano. Roberts è uno storico britannico. Nirenstein è vice-presidente della Commissione degli Affari Esteri della Camera dei Deputati italiana. Weigel è un vecchio socio dell’ Ethics and Public Policy Center. Agostinelli è managing director di Rhône Group. Bustelo è ex ministro dell’Industria in Spagna.

Tratto dal Wall Street Journal

Traduzione di Alma Pantaleo