L’opposizione scende in piazza. Il Cav.: “Manifestazione grottesca”
13 Marzo 2010
di redazione
Si è tenuta oggi la manifestazione organizzata dalle forze del centrosinistra in Piazza del Popolo a Roma (ma anche a Milano e Bologna), per protestare contro il decreto interpretativo sulle liste elettorali, una iniziativa legislativa avanzata dal Governo per trovare la quadra dopo l’eliminazione della lista Pdl nel Lazio dalle prossime elezioni Regionali, a causa del ritardo nella consegna del fascicolo con le firme al seggio elettorale. Intanto, nelle stesse ore, il Consiglio di Stato dava il suo stop definitivo al ricorso della lista Pdl nel Lazio in sostegno di Renata Polverini e confermava la validità della candidatura di Roberto Formigoni in Lombardia.
“Sì alle regole, no ai trucchi per vincere”, questo lo slogan dell’iniziativa ribattezzata “Regole Day”. Non sono mancate le solite polemiche sui numeri della manifestazione: per gli organizzatori 200mila persone hanno partecipato alla protesta, per la questura appena 25mila. Tanti anche i colori della opposizione scesa in piazza: dal rosso di partiti come Rifondazione, Sinistra e Libertà, e della Cgil, alla grande macchia bianca dei palloncini dell’Italia dei Valori e dei numerosi "stendardi" del Pd, fino al giallo della campagna elettorale di Emma Bonino, all’arancione dei giovani Democratici ed al verde degli ambientalisti. Su tutti però, trasversale, spiccava il colore del "Popolo viola" che, con magliette, sciarpe, felpe e striscioni, ha punteggiato ovunque la piazza.
La gente in piazza ha ascoltato dalle 14 fino al tramonto gli interventi dei diversi protagonisti della giornata: presenti tutti i leader politici dell’opposizione che, accompagnati dalle note dei numerosi artisti (da Frankie Hi-Nrg a Simone Cristicchi), sul grande palco ai piedi del Pincio si sono alternati ai capi dei partiti. Per il leader del Pd, Pier Luigi Bersani, quella di oggi “è la prima festa dell’alternativa”. Il segretario è passato poi alla questione del lavoro, che è “il tema numero uno per gli italiani”, e che non va diviso da quello della democrazia. In piazza c’erano molti lavoratori precari a chiedere un lavoro stabile, ma anche la delegazione abruzzese del “Popolo delle Carriole”, che chiedeva la ricostruzione de L’Aquila.
Per Massimo D’Alema dalla manifestazione di piazza del Popolo arriva un “messaggio di unità delle forze di opposizione, costruttivo”. E a chi giudica la protesta una resa al populismo, D’Alema replica: “È sbagliato accostare una manifestazione di popolo al populismo, questa è una grande manifestazione di cittadini come avviene nei grandi paesi democratici”. Oltre al leader del Pd Pier Luigi Bersani, in piazza s’erano entrambi gli ex segretari Walter Veltroni e Dario Franceschini. Ma ha colpito soprattutto il ritorno in piazza dei leader dell’Unione che fu, ormai fuori dal Parlamento e in molti casi anche dalla scena politica. I “vecchi” della Sinistra radicale, l’ex presidente della Camera Fausto Bertinotti e Armando Cossutta, ma anche gli ex leader come Oliviero Diliberto, o i socialisti di Bobo Craxi.
Il leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, in questa occasione ha voluto mantenere i toni bassi e, come promesso, non ha attaccato il Colle (un cartellone recitava “Vendesi Repubblica. Rivolgersi a Napolitano”). Di Pietro ha quindi concentrato i suoi strali sul premier: “Il regime è ormai alle porte, è tempo di resistenza e di assunzione di responsabilità da parte del centrosinistra per fermare questa situazione: questa piazza è qui per denunciare il regime del governo Berlusconi che riteniamo vada fermato il prima possibile, è di questo che ci occupiamo”. Anche la Bonino si è scagliata contro il Cavaliere: “Temo giorni con ancora molte trappole”. “Serve un nuovo inizio – ha proseguito la candidata del Pd per il Lazio – a partire da un modo diverso di concepire e vivere la politica. Sono qui perché grata di essere la candidata di tutti voi e spero di rappresentarvi ed anche chi magari ha votato altro ma che oggi, confusi e delusi sentono il nostro stesso bisogno di decoro e rispetto delle regole. Un mondo ed una vita più dignitosa sono possibili”.
Invitato d’eccezione anche Rocco Carlomagno, noto alle cronache per il battibecco con il presidente del Consiglio durante una conferenza stampa di alcuni giorni (e per il confronto “ravvicinato” con il ministro Ignazio La Russa). Anche a piazza del Popolo Carlomagno ha agitato le acque: avrebbe infatti a lungo discusso con la sicurezza perché voleva essere ammesso nell’area sottostante il palco dove si trovano organizzatori, politici e i giornalisti accreditati. L’uomo ha comunque chiesto a gran voce che il Pd faccia un’interrogazione parlamentare su quanto accaduto ai suoi danni nei giorni scorsi, dicendo che le foto della conferenza stampa sono state tagliate: “Mi ha picchiato sui reni – dice Carlomagno – quando è da un anno che mi sto curando, è gravissimo”.
Il Popolo viola sembra invece voler giocare sull’ironia, anche se poi non è che viene tanto da ridere. Un cartellone invitava a votare Ali Baba “perché almeno i ladroni sono solo quaranta”, c’erano i quiz sulle vicende giudiziarie di Berlusconi, i cartelli con i dipinti di Caravaggio con l’effigie del premier e slogan come “Non si gioca con i bari”, e “Ebbri di potere”. “Berlusca in tribunale, è finito il carnevale” tra gli slogan più gettonati. Attacchi anche al Governo, in particolare al ministro dell’Istruzione, Maria Stella Gelmini, contro cui si è scagliata dal palco, tra gli applausi della folla, un’insegnante precaria siciliana. A finire nel mirino anche il presentatore delle liste del Pdl, Alfredo Milioni, che avrebbe ritardato nella consegna delle liste, si dice, per pranzare. In suo onore, sono stati messi in vendita dei panini con dedica.
Il Presidente del Consiglio ha affidato il suo commento al Tg4, definendo “grottesca” la manifestazione. Si protesta per perdità di liberà, è il pensiero di Berlusconi, "quando è a noi che si cerca di togliere libertà di voto". “Rispetto le manifestazioni di piazza che sono espressione incontestabile della democrazia ma quella di oggi è un aggregato stravagante con il solito Di Pietro leader incontrastato della sinistra che ha ammanettato l’estrema sinistra, il Pd di Bersani, il popolo viola e i nuovi giustizialisti della Bonino”. È dunque un’opposizione guidata dalla deriva “più forcaiola e giustizialista”, quella che il premier contesta, insieme alla manifesta incapacità del Pd di resistere agli incitamenti dell’ex pm. E se l’odio contro Berlusconi è il “fil rouge” della piazza e di chi la governa, da parte dell’opposizione, la maggioranza annuncia: a tutto quest’odio, il Pdl risponderà con l’amore della nostra piazza del 20 marzo prossimo.