Loro sui tetti e per strada a protestare, noi a casa a studiare

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Loro sui tetti e per strada a protestare, noi a casa a studiare

03 Dicembre 2010

“Gli studenti veri sono a casa a studiare, quelli in giro a protestare sono dei centri sociali e sono fuori corso”. Così il premier Silvio Berlusconi, stigmatizzando le manifestazioni studentesce contro la riforma Gelmini.

Crediamo che salire sui tetti per manifestare il proprio dissenso non sia esattamente il modo più giusto per affrontare il problema, anche se sappiamo che chi vuol farlo ne ha tutto il diritto, visto che siamo in democrazia. Ma non possiamo accettare, ovviamente, quelle manifestazioni che sfociano nella violenza o nello scontro fisico con le forze dell’ordine.

Ci vorrebbe, se mai, uno sforzo in più: entrare nel merito della riforma, discuterne i passaggi salienti, scontrarsi sì a patto che sia dialetticamente. Senza troppe polemiche, senza fare muro contro muro, andando oltre il mito delle "okkupazioni".

Per una volta, c’interessa far sentire la voce di chi nei giorni scorsi invece si salire sui tetti è rimasto a casa “a studiare”. Che non vuol dire passare per dei secchioni o dei crumiri. Più semplicemente, fare presto e bene i compiti per domani, in modo che stasera, dopo aver fatto il nostro dovere, andremo a divertirci, a bere una birra piuttosto che guardarci un film sulla vita del giovane Lennon.

Come dire, secondo voi è meglio ripetere vecchi slogan all’adiaccio sul tetto o godersi la vita sapendo che lo studio è una fatica? Fateci sapere che ne pensate, aspettiamo i vostri commenti.