L’ossessione per la perfezione è una droga propinata anche dai genitori

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

L’ossessione per la perfezione è una droga propinata anche dai genitori

01 Agosto 2010

La dipendenza – qualunque essa sia – dalla moda, dalla realtà virtuale, dalla droga o dall’alcol, è il rischio maggiore per gli adolescenti. La dipendenza dallo specchio sta divenendo ormai per molti giovani una sofferenza con cui fare i conti giornalmente. La bellezza è un imperativo. Una lotta quotidiana tra l’essere e l’apparire di proporzioni smisurate. E’ un problema che si registra in tutti i Paesi, non solo a casa nostra.

Basti pensare che in Brasile il governo finanzia gli interventi estetici, in particolare quelli al seno, poiché li ritiene meno costosi di una psicoterapia, per chi ha una bassa autostima. In Italia 180 mila persone ricorrono alla chirurgia estetica (dati SWG, 2009). Negli Stati Uniti il fatturato della chirurgia si aggira intorno ai 15 miliardi di dollari. E’ proprio una nuova droga e come tutte le droghe non basta mai. Un ritocco tira l’altro. Si entra in un giro infernale nel quale non ci si vede mai abbastanza belli, mai abbastanza perfetti. E’ una malattia che fa combattere giovani e non, con la propria immagine che diviene il teatro del proprio essere e delle proprie ossessioni.

Sin da piccoli si impara a sentirsi a disagio nel proprio corpo che viene percepito sempre più come esterno a se stessi. Prende inizio così l’ossessione del giudizio proprio e altrui. La paura di guardarsi, di essere guardati  e non piacersi diviene l’incubo con cui vivere. Molti giovanissimi iniziano a mettere i soldi da parte o a fare lavoretti per guadagnare e potersi permettere già a 18 anni un po’ di ritocchi. Intanto sognano guardando riviste con immagini a loro volta ritoccate. Ormai tutte le riviste di moda più o meno prestigiose modificano le fotografie delle modelle. Un gioco di specchi all’infinito. Le modelle sempre più belle e irraggiungibili e le ragazze sempre più cercano di emulare quei corpi e visi perfetti.

Questa perfezione impossibile diviene la ragione di vita di molte ragazze, ma ora anche i ragazzi danno importanza alla bellezza in un modo nuovo. E’ essenziale essere belli. Ma belli come? Come propongono i media. Insomma siamo immersi in una ricerca di bellezza che produce insoddisfazione e odio per il proprio corpo. Si impara ad odiarlo da subito, passa di madre in figlia l’idea che si vorrebbe essere diverse da quello che si è. Sentire sempre che non si è abbastanza magri o abbastanza perfetti modella il pensiero dei nostri ragazzi. Essi crescono con l’idea che essere come si è non va bene e va corretto: è quasi una colpa non corrispondere ai modelli indicati dalla società. Una società che spinge a considerare un corpo o un viso che non aderisce a determinati canoni come una iattura, alla quale bisogna porre rimedio con ogni mezzo.

L’adolescenza è un’età fragile ed è teatro di mille insicurezze. Inoltre, diviene un terreno molto fertile e appetibile per tutti coloro che lavorano nella moda e nella pubblicità. I giovani si trasformano in consumatori ideali di proposte che generano e alimentano nevrosi. Ragazzi e ragazze bellissime sono sempre nelle pubblicità di bevande, vestiti, motorini e macchine. Ma nelle reclame anche i profumi , i dopobarba sono sempre utilizzati da persone perfette. Non ne sono esenti neanche i bambini dalla perfezione. Vestiti come le mamme e i papà sono sempre bellissimi e alla moda. Molte case di moda propongono gli stessi modelli per figli e genitori. Tutti griffati e belli. Una vera fatica e un teatro di insoddisfazioni alimentato continuamente dal divario tra i corpi reali e i corpi idealizzati. Il mercato che si crea è enorme.

Come la ricerca della bellezza coniugata al denaro e al prestigio può alimentare la nevrosi è sotto gli occhi di tutti ma sembra che nessuno sia interessato a sottrarsi e a sottrarre i giovani da questo gioco al massacro. Chi riesce ad essere esente da questa droga? Chi ha più cultura per poter comprendere l’illusione di questi meccanismi. Chi può comprendere che la perfezione non esiste. Ma la maggior parte dei ragazzi – e ancora di più dei bambini – non ha certo queste possibilità: sono i più esposti, i più fragili e i più catturabili nel gioco delle immagini che con le loro lusinghiere bellezze li affascinano.

Quando i ragazzi seguono una moda e ne assolutizzano l’importanza, diventandone schiavi, non sono più liberi. Non sanno più dire chi sono e cosa vogliono. In questi casi, quando la devozione ad una pratica si irrigidisce e si espande prende il sopravvento, invade la vita; non è più istante di protesta, di crescita, di affermazione della propria identità. Diviene terreno fertile per la patologia. Mentre lo iato tra realtà e desideri è terreno ottimo per il business.

Già da quando sono nella pancia le loro mamme sono ossessionate dalla forma. Anche l’allattamento al seno è visto da molte come il pericolo di perdere la bellezza del proprio seno. Si perde già qui la libertà di vivere un evento così importante per la donna che rinuncia alla confortante esperienza dell’allattamento o al rassicurante cambiamento del corpo per la paura di perdere la forma e non ritrovarla più. Le donne si sentono colpevolizzate all’idea di perdere temporaneamente la propria forma e vivono come un dovere imperante tornare alla stessa taglia. Questo comportamento toglie spontaneità ad un’importante occasione di crescita. La trasformazione del corpo che segue la trasformazione della psiche che accoglie un’altra vita, viene mortificata dalla paura di cambiare. Un paradosso, perché la gravidanza e la nascita rappresentano il cambiamento per eccellenza, la più importante opera creativa della donna. Come si può relegare questa esperienza ad una seccatura da far passare in fretta? Si vive come un dovere l’essere sempre impeccabili e tornare ad essere velocemente come prima.  E’ un negare continuamente che la vita è imperfezione e cambiamento.

I ragazzi che vivono con questi messaggi possono solo sperimentare un continuo senso di incapacità, infelicità e angoscia per non poter mai essere quello che non sono. E vivono nella ricerca continua dell’aggiustamento, strada per la sospirata perfezione. Basterebbe pubblicizzare esempi di bellezza femminile e maschile reali e vietare il ritocco delle immagini. Ma soprattutto ognuno di noi dovrebbe fare i conti con l’accettazione del proprio corpo ed insegnarlo ai propri figli. Come? Semplice, con l’esempio.