Luci e ombre sul Terzo segreto di Fatima
07 Ottobre 2007
di Mirko Testa
Da uno sperduto villaggio del Portogallo, la Vergine appare a tre bambini senza cultura per rivelare loro un messaggio del Cielo che nasconde un segreto di sangue e parla di devastazioni e rovine, del martirio dei buoni, e della consacrazione della Russia. Un messaggio che tocca da vicino le tragedie del Novecento – Guerre mondiali e Shoah –, e il destino di un “Vescovo vestito di Bianco” che viene ucciso “ai piedi di una croce”, nel quale si leggerà l’attentato in piazza San Pietro a Giovanni Paolo II.
Tre giovani pastorelli, Lucia dos Santos, e i suoi cuginetti Francesco e Giacinta Marto, sono testimoni di un evento straordinario, come quello delle apparizioni di Fatima, durate dal 13 maggio fino al 13 ottobre del 1917. Una irruzione del sacro nella storia umana senza precedenti, che inserisce una visione spirituale, la consegna di pratiche di pietà (“recitare il rosario tutti i giorni per ottenere la pace nel mondo e la fine della guerra”), l’appello alla conversione e alla preghiera, in una prospettiva storica e politica, che mette in guardia dai devastanti effetti di una Russia comunista, dall’ateismo di Stato. Di lì a poco, infatti, nell’ottobre 1917, scoppierà la Rivoluzione bolscevica, e a solo un anno di distanza la Chiesa verrà dichiarata fuori legge, mentre nasceranno i primi campi di concentramento per volere di Trotszki e Lenin.
“Un tempo di luce”, scriverà Benedetto XVI, che illumina il crepuscolo dell’anima di un secolo e in cui si raggruma il martirio della Chiesa del XX secolo. E un mistero di ombre per le speculazioni apocalittiche, i tanti dubbi sollevati, le accuse di silenzi e di omissioni di documenti da parte del Vaticano sul cosiddetto “Terzo Segreto” di Fatima, ovvero la terza parte del messaggio che la Madonna rivelò il 13 luglio 1917.
Negli ultimi tempi, su questa vicenda, due autori, o meglio, due volumi si sono dati battaglia. Mi riferisco al libro del giornalista e scrittore toscano, Antonio Socci, “Il quarto segreto di Fatima” (Rizzoli) e al più recente “L’ultima veggente di Fatima. I miei colloqui con suor Lucia” (Edizioni Rai-Eri e Rizzoli), scritto dal Cardinale Tarcisio Bertone insieme al Vaticanista del Tg1, Giuseppe De Carli, e arricchito dalla presentazione di Papa Benedetto XVI.
Il Cardinale Bertone, oggi Segretario di Stato vaticano, fu l’inviato speciale di Giovanni Paolo II presso suor Lucia, raccogliendo per volontà del Papa la testimonianza definitiva della carmelitana, in tre occasioni ufficiali a Coimbra, prima e dopo la pubblicazione del messaggio, e cioè tra il 2000 e il 2003. Tre interrogatori, della durata – afferma il porporato – di “almeno dieci ore”, che non furono né registrati, né filmati, né stenografati, e che attraverso degli “appunti” servirono da base per il resoconto ufficiale che accompagnò la rivelazione della profezia.
Tentiamo ora di riassumere, a grandi linee, il “giallo” legato alla profezia di Fatima. Innanzitutto, i messaggi consegnati a suor Lucia dalla Vergine sono stati messi per iscritto nel 1941 (la prima e la seconda parte, pubblicati nell’aprile 1942 senza un atto ufficiale della Santa Sede), e nel 1944 (la terza parte, avocata a sé dal Vaticano e segretata fino al giugno 2000).
Secondo quanto affermato dal Cardinale Bertone nel suo volume, il testo, consistente in “quattro paginette” e che nel 1957 fu portato nell’Archivio segreto dell’ex Santo Uffizio da monsignor Fernando Cento, allora Nunzio apostolico a Lisbona, era racchiuso in due buste: una esterna con la nota “Terza parte del Segreto” e una interna con la data “1969”. La data – aveva detto in più occasioni suor Lucia – indicata dalla Madonna dopo la quale il Patriarca di Lisbona o il Vescovo di Leiria-Fatima avrebbero potuto aprire la busta. Una data, che secondo il verbale stilato dal Cardinale Bertone e inserito nel dossier vaticano pubblicato nel 2000 insieme al Terzo Segreto di Fatima, era frutto di una intuizione di suor Lucia, perché “prima del 1960 non si sarebbe capito, si sarebbe capito solo dopo”.
Già qui, secondo Socci, la storia si complica perché il testo della visione svelata nel 2000 sarebbe diverso dal testo del presunto “Quarto Segreto” di Fatima, contenuto in un foglio singolo, e non in quattro, di 20-25 righe scritte, e custodito nell’appartamento papale. A riprova di ciò, il gionalista cattolico cita le dichiarazioni da parte di suor Lucia e del Cardinale Alfredo Ottaviani, Prefetto del Sant’Uffizio. Dal 1982, inoltre, presso l’Archivio del Santuario di Fatima è conservato un documento di monsignor João Pereira Venâncio, allora Vescovo ausiliare di Leiria-Fatima, il quale portò materialmente la busta con il presunto “Quarto Segreto” alla Nunziatura per inviarlo a Roma e quindi ebbe modo di osservare e trascrivere le esatte misure della busta, oltre a notare in controluce il foglio singolo contenuto. Tanto da convincere molti a pensare all’esistenza di un “plico Capovilla” diverso dal “plico Bertone”.
Forse per timore di dare in pasto all’opinione pubblica una notizia che i media avrebbero potuto usare in maniera sensazionalista o che avrebbe generato allarmismo, o forse per l’indisponibilità, in tempi di Ostpolitik vaticana, di gran parte dell’episcopato alla “consacrazione” della Russia richiesta dalla Vergine, fatto sta che ben tre Papi (Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I) ritennero, comunque, di non pubblicare i contenuti del messaggio suscitando una certa indignazione da parte dei cosiddetti “fatimiti”.
A questo punto entra in scena un personaggio chiave della vicenda, monsignor Loris Capovilla, unico testimone vivente presente all’apertura a Castel Gandolfo, per la prima volta, da parte di Giovanni XXIII, del “Terzo Segreto” di Fatima. Monsignor Capovilla, infatti, riferì in due interviste al giornalista di La Repubblica, Orazio la Rocca, (26 giugno 2000) e a Marco Tosatti (nel libro “Il segreto non svelato”) che quando – nel 1959 – Papa Roncalli lesse il Terzo Segreto e decise di secretarlo, gli disse di “richiudere la busta” scrivendoci sopra “non do nessun giudizio” perché il messaggio “può essere una manifestazione del divino e può non esserlo”. Una decisione questa che peserà sulle scelte dei suoi successori.
Nel 2000, quindi, Giovanni Paolo II, che – stando al Cardinal Bertone – aveva letto per la prima volta il “Terzo Segreto” al Policlino Gemelli nel luglio 1981 – mentre secondo il portavoce vaticano Joaquín Navarro-Valls lo aveva fatto già nel 1978, riferisce Socci –, a pochi mesi dall’attentato in Piazza San Pietro, decise di divulgarne il contenuto, per mettere a tacere tante voci e leggende e porre fine ad una vera e propria psicosi massmediatica.
Tuttavia, quando venne pubblicato, il segreto deluse molte aspettative. Le profezie, infatti, facevano riferimento ad un evento passato (l’attentato del 1981) e venivano interpretate come la lotta dei sistemi atei contro la Chiesa e i cristiani, e la sofferenza dei testimoni della fede in “una interminabile Via Crucis guidata dai Papi del ventesimo secolo”, dirà nel maggio del 2000, in occasione della beatificazione di Giacinta e Francesco Marto, il Cardinale Angelo Sodano. Allora il Cardinale Joseph Ratzinger disse che tale interpretazione legata all’attentato era solo un’ipotesi e non c’erano “interpretazioni ufficiali” della Chiesa.
A questo punto Socci si domanda: perché se la visione pubblicata il 26 giugno 2000 riguarda l’attentato del 1981 e altri eventi del passato, il Vaticano ha seguitato a tenerla segreta, e perché suor Lucia ha scritto a Giovanni Paolo II nel maggio del 1982, un anno dopo l’attentato, per fargli sapere che la profezia non si era ancora interamente compiuta, ma che “vi siamo incamminati a poco a poco a larghi passi”?
Soprattutto a destare molta curiosità era una stranezza, una frase contenuta nella Quarta raccolta delle memorie di suor Lucia, come parte del Messaggio di Fatima, dove la religiosa riportava le seguenti parole della Vergine: “In Portogallo il dogma della fede sarà sempre preservato, ecc”. Secondo molti studiosi, infatti, la parola “eccetera” sarebbe l’incipit del discorso della Madonna, che sembra alludere a qualcosa di più, ad un messaggio interrotto d’improvviso. Va detto, per inciso, che il Terzo Segreto di Fatima rivelato nel 2000 riporta il contenuto della visione mostrata dalla Vergine ai due pastorelli senza le sue parole di spiegazione, come era avvenuto, invece, nelle prime due parti del messaggio.
Nella sua interezza, secondo quanto ricostruito da Socci nella sua inchiesta, il messaggio conterrebbe parole terribili sulla crisi della fede, sull’apostasia delle alte gerarchie della Chiesa, sul dominio dell’Anticristo e sugli eventi catastrofici che attenderebbero l’umanità intera. Secondo un’altra corrente di “fatimiti” si tratterrebbe, invece, del “tradimento” della Chiesa in seguito al Concilio Vaticano II. Del resto gli stessi Pontefici, da Paolo VI – che aveva parlato del “fumo di Satana entrato nel Tempio di Dio”