L’Ue congela i fondi sovrani libici ma nel mirino c’è anche la banca centrale
09 Marzo 2011
L’Unione Europea sta pensando in questi giorni di irrogare sanzioni molto gravose alla Libia, che quasi certamente dovrebbero includere il congelamento delle attività finanziarie detenute dal governo libico in Europa per mezzo dei propri fondi sovrani e della sua banca centrale. L’idea è maturata ieri in seno alle istituzioni europee e dovrebbe prevedere l’aggiunta dei fondi sovrani libici e altri esponenti di spicco appartenenti alla gerarchia di Gheddafi alla lista attuale delle ventisei persone alle quali le sanzioni sul congelamento degli asset sono già state applicate. A quanto pare, anche la banca centrale libica potrebbe finire nella black list.
Ma quali sono gli affari più importanti detenuti dalla Libia (mediante l’Autorità d’Investimenti) all’interno dell’economia dell’Unione? Il patrimonio stimato dell’Authority è di circa 60 miliardi di euro, suddivisivi in una grossa fetta detenuta presso il capitale di Unicredit (7,5 per cento), Finmeccanica (2 per cento), Eni (1 per cento), una quota presso la società editrice inglese Pearson Plc., che nella lista delle sue pubblicazioni ha il prestigioso quotidiano finanziario Financial Times, pari a circa il 3 per cento, una partecipazione all’interno del capitale della Juventus e altre partecipazione più o meno di rilievo in grandi big players europei quali la tedesca Siemens, la francese BNP Paribas, la spagnola Repsol, l’inglese Vodafone e Royal Dutch Shell. Gli effetti sugli assetti partecipativi di alcune di queste multinazionali rischiano quindi di essere sostanziali; da qui la comprensibile apprensione mostrata da parte dei governi nel prendere delle decisioni affrettate.
Le misure già adottate dall’Unione nei confronti della famiglia Gheddafi e dei suoi stretti consociati contengono anche l’impossibilità di vendere qualsiasi tipo di arma alla Libia. Tuttavia, proprio il governo italiano è stato protagonista l’altro giorno di una diatriba con gli altri governi europei a proposito della necessità di allargare le sanzioni anche ai fondi sovrani e alla banca centrale. L’elemento di divisione ha riguardato il se questi due organismi si debbano considerare di proprietà esclusiva della famiglia Gheddafi o, piuttosto, appartenenti a tutto il popolo libico. Le altre istituzioni che dovrebbero finire nel mirino dell’Unione Europea sono la Libyan Foreign Bank, il Libyan Investment African Portfolio e il Libyan Housing Infrastructure Board.
L’argomento Libia è stato inserito nell’agenda del meeting europeo di domani, mentre i portavoce della Commissione Europea hanno fatto sapere di aver pensato a misure sostanziali mirate allo sviluppo dell’intera fascia del Nord Africa, al fine di spingere i paesi africani verso forme di governo più democratiche. Secondo tale strategia, il miglioramento generale del benessere economico dovrebbe consentire l’instaurazione di governi più democratici in paesi come Egitto, Marocco, Tunisia e Algeria. L’economia che dà forma alla politica, quindi, e non viceversa, secondo una strada già intrapresa con successo dalla Cina. Le ricette sono quelle note: dallo sviluppo del turismo alla concessione di fondi per la costruzione di infrastrutture strategiche come strade e porti, e forme di agevolazione del credito per investitori desiderosi di portare i loro capitali oltre il Mediterraneo.