Lufthansa atterra sulle piste di Malpensa
28 Aprile 2008
A quanto pare, il mercato ha
vinto di nuovo. Moltissimi davano per spacciato l’aeroporto di Malpensa, ma una
nuova luce brilla nel cielo lombardo, una luce che arriva da poco lontano.
Lufthansa ha firmato un protocollo d’intesa con Sea, la società di gestione
degli spazi aeroportuali lombardi.
La notizia era nell’aria. Ciò che infatti stupiva molto
chi si fosse avvicinato anche solo di striscio alla querelle Alitalia era
proprio tutto il rumore mediatico creato intorno allo scalo milanese, destinato
secondo molti ad una morte veloce e dolorosa. Questo dopo il trasferimento di
ben oltre la metà dei voli e delle destinazioni da Malpensa a Fiumicino.
Ci fu
chi invocava misure protezionistiche, come la Lega Nord, e chi si chiedeva in
che modo avrebbero continuato a lavorare, come gli operatori dell’aeroporto. Ma
v’erano anche voci fuori dal coro, che si domandavano come mai tutta la
Lombardia si preoccupasse del futuro del suo principale scalo. Se l’hub era
davvero così strategico e funzionale, ci si chiedeva, ci sarebbe stata subito
una nuova compagnia aerea pronta ad occupare il posto di Alitalia e giocarsi
anche la carta dell’Expo 2015, destinato a Milano. E puntuale come un orologio
svizzero, ecco che arriva la notizia che fa sorridere i dipendenti di Malpensa
e chi crede nei processi di mercato più d’ogni altra cosa.
Sono due le dichiarazioni
rilasciate alla stampa che fanno capire che c’è ben più di un flirt fra Sea e
Lufthansa. In primis quella di Giuseppe Bonomi, presidente della società
italiana «L’accordo conferma la volontà di Sea di operare in stretta
collaborazione con coloro che credono nello sviluppo di Malpensa e costituirà
uno degli elementi fondanti del nostro prossimo Piano Industriale».
Parole a
cui hanno fatto seguito quelle di Karl Ulrich Garnadt, vice presidente
divisione passeggeri della compagnia aerea tedesca, che ha affermato come
«Milano e la Lombardia sono tra le più importanti e forti aree d’Europa ed
hanno un elevato volume di passeggeri».
L’accordo siglato prevede l’ingresso di
nuovi aeromobili a partire dal 2009 e l’introduzione di nuove rotte, anche con
le conglomerate di Lufthansa, come Air Dolomiti. Una partnership strategica,
quindi, che mira a guadagnare le quote di mercato lasciate vacanti da Alitalia,
anche alla luce della posizione geografica di Malpensa.
Alla luce di questo, saltano all’occhio alcune conclusioni. Primo, che lo scalo lombardo è stato
vittima di una strumentalizzazione senza precedenti, da parte dei sindacati,
della classe politica e della stessa compagnia aerea. Nell’opera di vittimismo
che si era portata avanti, molti (troppi) si erano scordati che esiste un
mercato e che questo opera con le logiche della produttività, delle redditività
e dell’efficienza. Un discorso semplice, ma che nessuno (volutamente?) ha
%0Afatto. Malpensa, a seguito del trasferimento di gran parte dei voli targati
Alitalia a Fiumicino, è diventato un obiettivo appetibile per chi, proprio a
causa dell’eccessiva voglia di italianità, non era mai potuto entrare da
protagonista nel gioco dell’assegnazione degli slot aeroportuali.
Lufthansa non
si è lasciata scappare questa ghiotta occasione ed ora che il ghiaccio è rotto
è presumibile che altre offerte giungeranno a Sea. La seconda considerazione
riguarda i teorici dell’intervento statale ad ogni costo, a difesa di un
nazionalismo che fa rima con anacronismo. Il pensiero che un aeroporto
all’eccellenza della tecnologia, in posizione strategica e con un ottimo
veicolo di passeggeri come l’Expo del 2015, restasse pressoché inutilizzato era
un po’ troppo pretenzioso. La deriva statalista e protezionistica che sta
prendendo la nostra economia è qualcosa di estremamente dannoso, anche in
ottica futura: la crescita elevata della competitività internazionale si
combatte con le armi dell’innovazione e della riduzione degli sprechi (ovvero
meno costi), tutte variabili che Alitalia non possedeva, ma che sia l’hub
milanese (se razionalizzato) sia Lufthansa possiedono.
Il risultato è che, come molto
spesso ultimamente, sono pochi ad averci visto giusto, sull’aeroporto lombardo.
Ma forse, più semplicemente, Malpensa è stato solo un pretesto in più per
attirare l’attenzione su Alitalia e condizionare l’opinione pubblica sulla
convenienza di mantenere italiana la compagnia aerea.