Lula pronto a regalare l’asilo politico a Battisti: l’ultimo schiaffo all’Italia

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Lula pronto a regalare l’asilo politico a Battisti: l’ultimo schiaffo all’Italia

29 Dicembre 2010

Non è ancora ufficiale ma la notizia che Luiz Inacio Lula da Silva starebbe per annunciare pubblicamente la concessione dell’asilo politico a Cesare Battisti ha già scatenato numerosissime polemiche. Il presidente uscente brasiliano ha infatti deciso di rimandare agli ultimi giorni del suo mandato, che scade il 31 dicembre, la decisione sul futuro dell’ex leader dei Proletari Armati per il Comunismo (Pac) condannato all’ergastolo in Italia per aver ucciso 4 persone durante gli “anni di piombo”. Lula ha annunciato che comunicherà ufficialmente la sua decisione nella giornata di domani.

Secondo le rivelazioni di media brasiliani come il Globo News e l’influente quotidiano Folha de S.Paulo, la formula elaborata – secondo fonti carioche, su richiesta dello stesso Lula – dall’Avvocato Generale dello Stato per le motivazioni sarebbe quella di “preservarne l’integrità fisica”. Battisti d’altronde ha sempre negato di aver commesso gli omicidi e sostiene di essere un perseguitato politico che “rischierebbe la vita” se venisse estradato in Italia. La decisione di Lula e di Luis Inacio Lucena Adams, l’Avvocato dello Stato, confermerebbe quindi la linea del ministro della Giustizia Tarso Genro il quale, nonostante l’indignazione e le proteste italiane (in primis quella del presidente Napolitano nel 2009), si è sempre opposto alla richiesta di estradizione; inoltre, tale scelta andrebbe contro la sentenza della Corte Suprema brasiliana che nel 2009 aveva deciso che Battisti doveva scontare la sua pena in Italia.

Il tempismo di Lula non è pura casualità: il presidente vorrebbe lasciare la scena assumendosi la responsabilità della “patata bollente” italiana per non danneggiare l’immagine dell’erede politica Dilma Rousseff, che invece si è sempre dimostrata favorevole all’estradizione. Sarà proprio il “delfino” del leader uscente ad affrontare nei prossimi mesi le possibili ripercussioni della decisione sui rapporti politici ed economici tra Brasilia e Roma, ma anche sul trattato di estradizione del Brasile con l’Italia.

Ma la decisione finale, ora come ora, spetta solo al presidente Lula, leader di un partito (il Partido dos Trabalhadores, PT) dentro il quale gli avvocati di Battisti hanno trovato interlocutori e sponsor adeguati per difendere la “causa” dell’ex terrorista. D’altro canto, non è un segreto che tra i due ci sia stata una certa “simpatia”: il 14 novembre del 2009, dopo la sentenza del Tribunale Supremo, Battisti iniziò uno sciopero della fame e scrisse una lettera aperta rivolta al presidente brasiliano per cercare di fare pressione sul suo governo. La presenza, in Italia, di un esecutivo di centrodestra con esponenti politici legati in passato al Movimento sociale, partito nato dalle ceneri del fascismo, non ha di certo favorito un cambiamento di rotta del governo brasiliano, fortemente socialista.

Per molti critici ciò che in realtà è mancato per ottenere l’estradizione dell’ex terrorista è stata una grande mobilitazione bipartisan in Italia. Eppure in queste ore sono numerose e trasversali le condanne alla possibile concessione dell’asilo. Secondo molti, nei due ultimi anni, il governo italiano non avrebbe esercitato sufficienti pressioni su Brasilia, e la chiusura di importanti accordi economici tra i due Paesi malgrado la questione Battisti fosse ancora aperta non avrebbe mandato un segnale sufficientemente importante a Lula per spingere sul ritorno dell’ex leader dei Pac in Italia.

“Adesso bisogna fare qualcosa di veramente forte perché questa è una gran presa in giro”, dichiara Alberto Torreggiani, figlio del gioielliere ucciso nel 1979 in un conflitto a fuoco con la banda di Battisti durante il quale rimase ferito e, da allora, paralizzato. “Le parole non bastano più, ora contatterò gli organi competenti e decideremo come mobilitarci perché questa non è tanto una questione personale ma la scelta apre un precedente molto pericoloso. Qualsiasi delinquente saprà di poter contare su una scappatoia, e questo non è giusto”, chiosa Torreggiani. Per Paolo Bolognesi, il presidente dell’associazione delle vittime della strage di Bologna, il rifiuto di estradare Cesare Battisti è “un fatto che denota ancora una volta l’insufficienza e l’incapacità del governo italiano di tutelare la dignità del Paese e delle vittime del terrorismo”.

Dure anche le parole dei rappresentanti delle forze di polizia. Il segretario nazionale dell’Anfp (Associazione funzionati di polizia), Enzo Marco Letizia, commenta così la notizia: “La concessione dello status di rifugiato politico suonerebbe come un’intollerabile offesa al Popolo italiano e a tutti gli appartenenti alle Forze di polizia”. L’Anfp, sottolinea ancora Letizia, “si attende precise iniziative politiche e diplomatiche” contro la decisione di Lula perché inoltre in questo modo si “assume che in Italia siano possibili persecuzioni censurabili dalle Convenzioni internazionali, senza tener conto che il sistema sociale e di garanzie del nostro Paese avrebbe consentito all’assassino Battisti di potersi difendersi e se ciò non è avvenuto, come ha accertato anche la Corte di Strasburgo, ciò è stato solo per una sua scelta”. Gli fa eco Nicola Tanzi, segretario del sindacato di polizia Sap, che definisce “uno schiaffo al nostro Paese e soprattutto alle vittime del terrorismo, a partire dai due poliziotti uccisi da Cesare Battisti” il possibile rilascio dell’ex leader dei Pac. Tanzi ha quindi auspicato una mobilitazione della società e ha invitato il governo, e in particolare il presidente Berlusconi e il ministro Frattini, a fare tutto il possibile per convincere il Brasile ad estradare questo ex terrorista ricordando “che sino ad oggi non ha mai mostrato segni di pentimento”.

Fatto sta che se nei prossimi giorni l’ex terrorista pluriomicida otterrà l’asilo politico sarà un uomo libero che non dovrà scontare il suo debito con la giustizia italiana. Con molta probabilità l’Italia ricorrerà di nuovo presso il Tribunale Supremo sulla base del Trattato di estradizione vigente tra i due Paesi ma la possibilità che le autorità italiane non riusciranno a mettere fine alla sua latitanza è molto alta: Battisti, che vanta di un importante curriculum di evasioni (scappò dalla Francia nel 2004 e venne poi rintracciato a Rio de Janeiro il 18 marzo del 2007), potrebbe uscire dal carcere in attesa dell’esito dei nuovi ricorsi e potrebbe rifugiarsi in qualche altro Paese latino americano più “amico” visto che, dal primo gennaio, il nuovo presidente brasiliano Dilma Rousseff non condivide la scelta del suo predecessore sull’asilo politico. Una prospettiva che rischia di scontentare molti.