L’ultima cosa di cui si ha bisogno è un altro progetto per tirar fuori benzina dai cereali
12 Maggio 2008
San Giuda è il patrono delle cause perse, e per trent’anni abbiamo invocato il suo nome contro i sussidi all’etanolo. Quindi immaginate la nostra grande, piacevole sorpresa nel constatare l’improvviso risveglio nel mondo di fronte alla stoltezza dei sussidi ai biocarburanti.
Tutto ciò che serviva era semplicemente una “crisi del cibo” globale. La scorsa settimana il presidente dell’USDA, l’economista Joseph Glauber, che è stato uno dei migliori tra i Big Ethanol’s friends a Washington, ha incolpato i biocarburanti per la crescita del prezzo di cereali e soia. Mr Glauber ha anche previsto che i prezzi dei cereali continueranno la loro storica crescita a causa della richiesta per “l’aumento di uso di etanolo”.
Addirittura la sinistra ambientalista, che ha spinto per decenni l’etanolo come alternativa al gasolio, si sta schiarendo le idee. Lester Brown, uno degli originali eco-Apostoli, ha scritto sul Washington Post che “è impossibile negare il fatto che dedicare territori per la produzione agricola al carburante sia stato un fallimento”. Abbiamo saputo per certo che la marea sul tema si è alzata con il recente articolo di copertina sul Time magazine, “Il mito dell’energia pulita”, che dimostrava come utilizzare cereali per produrre carburante accresca sia il prezzo del cibo che l’inquinamento atmosferico di CO2. Nessuno sa cogliere la saggezza dell’intellighenzia verde meglio dei redattori del Manhattan Time. Vanity Fair potrà metterci ancora molto ad arrivare alle stesse conclusioni?
Tutto ciò che possiamo dire è: benvenuti a bordo. L’etanolo alimentare può ora unirsi al silicone impiantato nei seni e al pesticida Alar come la piu grande truffa di tutti i tempi. Ma prima di parlare della prossima cura miracolosa ambientale, è meglio ricordare quanti danni si stanno facendo con questo movimento politico a favore dell’etanolo.
Per creare un solo gallone di carburante, l’etanolo ha bisogno di addiritura 1,700 galloni d’acqua, secondo David Pimentel di Cornell, con un beneficio fiscale di 51 centesimi. A questo punto non può ancora essere competitivo con il petrolio senza l’ulteriore misura protettiva di 54 centesimi per gallone sulle importazioni ed il mandato federale che lo impone dentro i nostri serbatoi del gas. Il record di 30 milioni di acri che gli Stati Uniti dedicheranno alla produzione dell’etanolo quest’anno consumerà quasi un terzo della coltivazione di cereali mentre produrrà petrolio per un ammontare pari ad un po’ meno del 3% del petrolio consumato.
Lo scorso dicembre il Congressional Research Service ha messo in guardia sul fatto che anche se si usa fino all’ultimo cereale coltivato in America per produrre etanolo, questo non potrà creare “petrolio rinnovabile” a sufficienza per soddisfare il mandato federale. Secondo uno studio fatto dall’OECD nel 2007, la produzione di fossili combustibili è 10,000 volte più efficiente dei biocarburanti, misurata dall’energia prodotta per unità di terra.
Adesso gli scienziati stanno dimostrando che l’etanolo peggiorerà le emissioni del gas che causa l’effetto serra. Uno studio fatto a febbraio dal giornale Science ha stabilito che “l’etanolo basato sul cereale, invece di produrre una riduzione del 20%, sta quasi raddoppiando le emissioni del gas serra nella proiezione dei prossimi 30 anni….I biocarburanti prodotti dal switchgrass (panico vergato), se coltivati nelle terre dei cereali Statunitensi, aumentano le emissioni del 50%”. Timothy Searchinger da Princeton e i suoi collegi dello Stato dell’Iowa, provenienti da diverse città, hanno trovato che i mercati dei biocarburanti incoraggiano gli agricoltori a spianare le foreste e convertire l’area selvatica in terra per cereali. Questo si fa per sostituire la destinazione della terra dal cibo alla benzina.
Come al solito, il Congresso è l’ultimo ad accorgersi delle cose, ma adesso sta recuperando un po’. Tutto il merito va a John McCain, il primo candidato alla presidenza in questi ultimi anni che ha rifiutato di inchinarsi davanti al Re Etanolo. Hillary Clinton, una volta oppositrice dell’etanolo, ha annunciate di esserne invece a favore nel 2006, quando si sono avvicinate le elezioni in Iowa. Nel 2006 Barack Obama ha proposto di raggiungere l’impressionante somma di 65 miliardi di galloni all’anno di benzina alternativa entro il 2025, ma dalla scorsa domenica, durante il programma di NBC “Meet the Press” ha cominciato a suggerire che aiutare la gente ad avere qualcosa da mangiare sarà una priorità maggiore rispetto ai biocarburanti.
Il Signor McCain e 24 altri Senatori stanno adesso incorragiando l’Amministratore dell’EPA Stephen Johnson a valutare la possibilità di usare il suo ampio potere di deroga per eliminare i minacciosi mandati per biocarburanti. Altrimenti, la legge ci forzerà a consumare approssimativamente quattro volte in più dell’attuale requisito entro il 2022. In effetti, se alcuni governi di stati che sono direttamente coinvolti presentassero delle petizioni utili, il signor Johnson potrebbe facilmente eliminare il regime dei mandati dell’etanolo, almeno temporaneamente.
A lungo termine, comunque, questa cosa non può essere affidata a burocrati non-eletti. La linea politica migliore sarebbe di abrogare i mandati e i sussidi che sono stati varati nelle bollette d’energia nel 2005 e nel 2007. E’ importante rimanrcare il dovere di abrogare tali misure perchè ci sarà del lobbying intenso per tenere i sussidi, o per trasferirli da progetti che sono falliti a progetti che non sono falliti, ancora.
Come dice Suzanne Somers in “American Graffiti,” il biocarburante perfetto è sempre appena fuori portata, distante solo di qualche miliardo di dollari in sussidi in più per avere viabilità commerciale. Ma a volte anche un’assistenza statale imponente non può trasformare dei progetti scientifici in prodotti. L’industria può continuare a sperare per l’etanolo da cellulosa, ma non si può scappare dal fatto che i biocarburanti abbiano bisogno di vegetazione per fare la benzina. Anche l’etanolo da cellulosa, pur essendo più efficiente di quello da cereale, avrà bisogno di innumerevoli acri di benzina se dovrà rimpiazzare il petrolio in futuro. Magari qualche tecnologia futura potrà efficacemente estrarre l’energia da inutili steli di cereale o da alberi che sono caduti. Ma fino a quel giorno, i sussidi per l’etanolo che sono dati dal Congresso stanno forzatamente nutrendo un’industria che sta facendo molto più male che bene.
I risultati comprendono delle decisioni di investimento distorte, delle emissioni di carbone superiori, prezzi degli alimenti più elevati per gli Americani, ed una emergente crisi umanitaria nei paesi in via di sviluppo. Le ultime cose di cui i poveri in Africa ed i contribuenti in America hanno bisogno sono un altro progetto per tirar fuori benzina dai cereali e altri crediti fiscali.
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