L’ultima trovata dei Cinque Stelle? Tutelare l’ateismo nell’art.1 della Costituzione

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L’ultima trovata dei Cinque Stelle? Tutelare l’ateismo nell’art.1 della Costituzione

L’ultima trovata dei Cinque Stelle? Tutelare l’ateismo nell’art.1 della Costituzione

03 Giugno 2020

Forse sarà stato l’addio delle Sardine o forse la voglia di tornare alla ribalta, visti i drammatici sondaggi che riguardano il movimento grillino. Chissà. Per ora, non ci è dato sapere il perché della proposta  avanzata da 28 senatori pentastellati di modificare l’art. 1 della Costituzione.  Comunque la proposta – sconcertante – vede come primo firmatario il senatore Iunio Valerio Romano e tra i firmatari anche l’ex ministro Barbara Lezzi è, secondo il suo promotore, mira a cristallizzare “il principio di  laicità dello Stato, il quale si ricollega strettamente a una tutela più forte della libertà di religione  e anche di professare il proprio ateismo”.

Quello che lascia perplessi non è solamente la natura assolutamente delicata dei  “Principi fondamentali” della nostra Costituzione, costituiti dai primi dodici articoli, che nessuno  ha osato mai intaccare, ma l’assoluta puerilità della proposta. Che la cultura fosse un optional nel Movimento fondato dal guitto genovese era cosa assai nota, ma da un gruppo Senatori della Repubblica ci si aspetta che conoscano, almeno per sommi capi, la natura della nostra Carta Costituzionale: quest’ultima, infatti, non presenta nessun elemento di  pregiudiziale verso la laicità, anzi, garantisce la piena libertà religiosa e, di conseguenza, il principio di laicità dello Stato. Inoltre, la riforma dei Patti Lateranensi, avvenuta nel 1984, ad opera del Governo Craxi, ha disegnato in maniera più che cristallina il concetto di stato laico ridefinendo i rapporti con la Santa Sede.

Come se ciò non bastasse, nella proposta di riforma, lascia assolutamente a bocca aperta l’equiparazione fra laicità ed ateismo, la quale non solo non sussiste, ma assume all’interno della proposta grillina valore di sinonimo linguistico: questo aspetto non c’entra nulla con il diritto, la storia e la Costituzione, ma, in maniera più banale, con l’utilizzo corretto della lingua italiana. Questa imbarazzante proposta, può essere di direttamente inserita nella numerosa sequela di invettive grilline che, come sempre, hanno la brillante caratteristica di sorprenderci – e non in positivo – in quanto riescono sempre ad andare oltre l’immaginabile.