L’unica certezza ad Avetrana è la morte di Sarah. Tutto il resto è confusione
21 Ottobre 2010
di redazione
"Il giallo di Sarah Scazzi è giunto a una svolta", il ritornello di una musica sentita, ri-sentita stra-sentita. Una novità al giorno non basta per dare ogni volta un colore diverso a una storia che al momento sembra avere una sola tragica certezza: la morte di una ragazzina di 15 anni, prima strangolata e poi gettata in un acquitrino. Il resto è solo confusione. E lo è a tal punto che ieri sera, viste le continue fibrillazioni della stampa negli ultimi giorni e la valanga di indiscrezioni contraddittorie che continuamente trapelano, la Procura di Taranto si è vista costretta a rilasciare un comunicato nel quale garantisce che le indagini si stanno svolgendo nel massimo riserbo.
Dove finisce la realtà e inizia la fiction non è chiaro. Ciò che però sembra evidente è che il susseguirsi di notizie, invece di far luce sulla dinamica dell’omicidio di Sarah, stanno invece creando sempre nuove ombre sul delitto. Cosa sta succedendo? Fra le mura di casa Misseri sono custoditi inconfessabili segreti o questo è soltanto l’inizio di un thriller firmato dalla stampa? Il confine che separa le due cose potrebbe essere molto sottile. Tuttavia le ultime indiscrezioni, benché talvolta equivoche, possono aiutare a riflettere sul caso.
Questi i fatti di ieri in ordine cronologico. In mattinata la Gazzetta del Mezzogiorno riporta la notizia che in casa Misseri negli ultimi tempi si comunicava con i “pizzini”. Secondo il quotidiano barese infatti, i coniugi Michele e Cosima, con la figlia Sabrina, sospettando che i carabinieri avessero nascosto cimici nell’abitazione, si parlavano passandosi dei bigliettini che poi venivano distrutti. Tutto da dimostrare, naturalmente, ma il mistero si infittisce.
Poi, a metà mattinata, il vero colpo di scena. La nuova pista battuta dagli inquirenti è quella secondo la quale al momento dell’omicidio di Sarah, Michele Misseri, lo zio che si è dichiarato colpevole di aver strangolato l’adolescente (poi violentata, anche se su questo punto ha ritrattato dopo poco), stava in realtà dormendo. Quindi non sarebbe stato lui l’assassino. A suggerirlo sarebbe stato il suo più caro amico, uomo che tutti ad Avetrana chiamano Cosimino o Mimmino e che ha sempre frequentato Misseri, quotidianamente. Ma a partire da pochi giorni dopo la scomparsa di Sarah ha staccato i contatti su richiesta dell’amico: “Non mi chiamare più”, gli aveva detto Misseri. Perché non doveva chiamarlo? Un nuovo mistero.
E ancora. Lo zio della vittima ha raccontato ai magistrati di vivere ogni giorno nel più totale assoggettamento da parte della moglie Cosima Serrano e della figlia Sabrina. “Dormivo su una sdraio, mi alzavo presto di notte per lavare i piatti che loro avevano usato, io mangiavo con le mani”, ha dichiarato. Una deposizione, questa, che aggiungendosi ai tanti “non ricordo” della moglie Cosima, ha convinto gli inquirenti a rivedere il ruolo di Misseri nel delitto. Quello che viene ipotizzato, insomma, è che avrebbe soltanto occultato il cadavere di Sarah, senza però ucciderla. Così, la lente degli inquirenti si sposta su Sabrina.
Secondo la nuova ricostruzione le cose potrebbero essere andate così: mentre Michele dormiva in casa, la figlia Sabrina avrebbe attirato Sarah con la scusa della gita al mare per rimproverarla delle accuse di molestie che aveva rivolto allo zio Michele. Durante la discussione tra le due, la situazione sarebbe degenerata in colluttazione, fino al raptus che avrebbe portato Sabrina a stringere un laccio al collo la cugina fino a ucciderla (laccio che, tra l’altro, ancora non è stato ritrovato). A quel punto entrerebbe in scena Michele, allertato da sua moglie (che al momento, però, non risulta essere indagata) per occultare il cadavere. Se così fosse l’uomo di Avetrana potrebbe perfino uscire da questo incubo con la sola accusa di occultamento di cadavere, fatto per “coprire persone a cui vuole molto bene”, per dirla con le parole del suo avvocato. Tutto questo, poi, si ipotizza mentre Sabrina Misseri, detenuta nel carcere di Taranto da venerdì scorso perché inchiodata dalle deposizioni del padre, da dietro le sbarre urla “Sono innocente, vi prego aiutatemi”.
Come in un film a puntate, dunque, i personaggi rimangono sempre gli stessi ma i ruoli cambiano: l’uomo-assassino, si scopre essere totalmente assoggettato al volere delle donne di casa, e da “assassino” si trasforma in vittima. Cosima e Sabrina, invece, da moglie e figlia del “mostro”, in spietate aguzzine. Quanto siano possibili le versioni riportate, potranno stabilirlo solo le indagini. A patto che i riflettori della stampa – alimentati dalla fame morbosa di retroscena e curiosità della gente – non accechino quelli della Procura trasformando una tragica vicenda in un’interminabile serie di abbagli.
Filippo Benedetti Valentini