L’unico dato certo nel caos della Costa d’Avorio è la fine di Gbagbo
10 Gennaio 2011
“Pognon”, soldi ; ecco il motivo dello scontro politico in atto in Costa d’Avorio. I due avversari : Laurent Gbagbo (presidente uscente) contro Alassanne Ouattara, candidato da quasi venti anni alla presidenza. Tutti e due dicono di aver vinto le elezioni del 28 novembre scorso. La Francia, assieme a tutte le principali organizzazioni internazionali, africane e non (ONU compresa) , dicono che ha vinto Ouattara . Ma Gbagbo tiene duro; non vuol lasciare la presidenza; minaccia sfracelli, sostenendo che sono i neo-colonialisti stranieri a voler far vincere Ouattara.
Il ritornello è il solito; e la verità sul voto espresso non si conoscerà mai e resterà quella che ufficialmente è stata proclamata, con supervisione ONU: Ouattara 54%; Gbagbo 46%. Il primo aspetta in un albergo, protetto da milizie ivoriane e caschi blu, che l’ex presidente se ne vada; l’altro si è barricato nella palazzo presidenziale e sta cercando di restare, se necessario con la forza. Tutti, compreso Ouattara, provano a offrire a Gbagbo un’uscita onorevole (residenza nel Paese, ospitalità negli Usa; e altro ancora). Lui continua a rifiutare e aspetta, dopo aver nominato, tra l’altro, come suo porta -parola nel mondo, Roland Dumas, ottantottenne, ex ministro degli esteri della Francia di Mitterand; su questo i francesi sono furiosi e non perdonano neppure ad alcuni esponenti socialisti di essersi compromessi non poco in una amicizia, anche esibita, con Gbagbo. (Oltretutto contro la direttiva dello stesso loro partito). La situazione potrebbe degenerare da un momento all’altro; anche perché , dopo la morte nel 1993 del fondatore della repubblica Houphouet Boigny, voluto dai francesi all’indipendenza, nel 1960, una guerra civile, strisciante e non, c’è quasi sempre stata (e dal 1992 ha visto, tra i protagonisti, proprio i due rivali di oggi ).
In effetti la Costa d’Avorio, ex colonia francese , è relativamente ricca; e quindi è un miraggio per alcuni popoli poveri della regione. Nel Paese sono mescolate tribù e religioni (il nord povero, in prevalenza islamico, il Sud ricco, in prevalenza cristiano); da stime fatte quasi il 30% della popolazione è straniera e il 50% circa delle piccole e medie imprese locali sono in mani estere. La Costa d’ Avorio è il primo produttore al mondo di cacao; e la società franco-belga Barry Callebault, con sede in Svizzera, controlla circa il 50% del commercio di cacao nel mondo. Il Paese inoltre ha risorse di gas e di petrolio (gestite in prevalenza dalla francese Total); produce caffè, cotone e legno pregiato, con una popolazione di 21 milioni di persone. Il porto di Abidjan è considerato il primo dell’ Africa nord-occidentale e il secondo del continente.
Questo elementare quadretto geo-economico, da solo, dice che i problemi ivoriani hanno una proiezione internazionale; che l’esercito francese non è lì per gita; e che anche i caschi blu devono garantire, nel limite del possibile, la pace tra contendenti, motivati a scontrarsi per tante, forse troppe, ragioni. E perché da ormai più di 40 giorni dalla proclamazione dei risultati elettorali, tutti sembrano fermi ad aspettare qualcosa; se non fosse per le continue minacce, più o meno velate, fatte da una parte e dall’altra, e anche da Paesi terzi come la Francia o gli USA, che hanno congelato i rapporti di Gbagbo con il resto del mondo (pur offrendogli vie di uscita). Esperti francesi dicono che prima di andar via l’ex presidente deve mettere i conti a posto; i propri conti, più di quelli del Paese; quelli nel cacao, nel caffè, nel porto di Abidjan e via dicendo. E gli altri gli stanno dando il tempo di farlo. Poi però dovrà andarsene; perché giudicato inattendibile dai francesi, che nel 2004 hanno dovuto usare anche la forza contro lui, che aveva fatto bombardare i soldati francesi, provocando nove morti; e soprattutto nemico mortale del vincitore Ouattara, che nel 1992 da primo ministro lo fece incarcerare; e che nel 2002 dovette rifugiarsi, a sua volta, in casa di un diplomatico francese, per scappare a una squadra della morte di Gbagbo, incaricata di eliminarlo.
Il quadro è chiaro? Non ancora. Chi glielo ha fatto fare a Gbagbo di andare ad elezioni ora, dopo anni di rinvii e di prove di forza, per perderle e non di poco? Lo ha consigliato la società di sondaggi francese Euro RSCG, con il suo presidente Stéphane Fouks.; gli aveva garantito una sua sicura vittoria, forse addirittura al primo turno. Il signor Fouks è anche molto amico di Dominique Strauss-Khan (detto DSK), che molti vedono come il candidato socialista alle elezioni presidenziali francesi del 2012. E in caso sarà lo stesso Fouks a consigliare DSK nella sua campagna elettorale. Le questioni sono intricate; e le dietrologie si sprecano; intanto però c’è il pericolo di una nuova guerra civile in Africa; dal 28 novembre ad oggi ci sono già stati 210 morti ammazzati in Costa d’Avorio.