“L’Unifil serve solo a D’Alema”
29 Maggio 2007
di redazione
Intervista a Roger Bou Chahine
di Dimitri Buffa
“La missione Unifil voluta da Massimo D’Alema per il sud del Libano ormai è fallita. E’ stata pura propaganda, non è servita a niente e ormai, con l’avvento dei gruppi salafiti come Fatah al Islam, ma ce ne sono almeno altri dieci che l’opinione pubblica neanche sa che esistono, il Libano potrebbe diventare come l’Iraq con i gruppi terroristici sunniti da una parte e gli hezbollah sciiti dall’altra a contendersi il potere sulla pelle dei libanesi a colpi di autobomba e di shaheed, fino all’ultimo attentato”.
Roger Bou Chahine, direttore dell’Osservatorio geopolitico mediorientale (Ogmo), ama parlare chiaro. Per anni è stato anche il rappresentante diplomatico in Italia delle Forze libanesi, il movimento cristiano maronita del Libano che fa capo al leader Samir Geagea, liberato un anno fa dalle segrete dell’ultimo carcere di massima sicurezza in Beirut gestito direttamente da Damasco. In questa intervista Chahine mette bene in chiaro soprattutto una cosa: “Se non fosse stato per i terroristi palestinesi e i loro campi profughi a metà negli anni ’70, così come in seguito per gli hezbollah negli anni ’80 e anche oggi, il Libano non sarebbe stato mai un teatro di guerra con Israele e nemmeno uno stato ostile che non lo riconosce, visto che già dal 1954 esistevano trattati di pace, almeno venti anni prima di Camp David”.
Quindi tutti i problemi del Libano nascono dallo status di extraterritorialità voluto da Arafat per questi campi profughi e accordato dall’Onu?
“Non ci sono dubbi. Negli anni questa circostanza ha reso più facile il reclutamento jihadista e infatti noi negli ultimi scontri con l’esercito libanese abbiamo contato tra i morti e i feriti tanti cittadini provenienti dalla Turchia, dalla Siria, dall’Arabia Saudita, dal Pakistan, dalla Giordania. Nei campi palestinesi si è formata la nuova internazionale del terrore che è anche un po’ riduttivo volere tutta etichettare come Al Qaeda”.
Perché? Chi sono? Come dobbiamo chiamarli?
“Parlare genericamente di Al Qaida in Libano è poco più che uno slogan. In realtà i movimenti jihadisti si rifanno al salafismo (letteralmente “passatismo”, il verbo “salafa” in arabo indica genericamente il tempo che passa e ciò che si rifà a passate tradizioni religiose, ndr) come quello algerino e hanno trovato nei campi profughi palestinesi e nell’anarchia che li caratterizza un fertile terreno per la predicazione dell’odio e il reclutamento di terroristi suicidi. Ma di gruppi come Fatah al Islam ce ne sono decine e quasi tutti ancora sconosciuti.”
Chi gestisce questi campi?
“In teoria l’Olp, cioè l’autorità nazionale palestinese. Di fatto si autogestiscono e nessuno può pensare di controllarli e questo sta diventando una follia che rischia di far diventare il Libano come l’Iraq”.
Totale?
“In Libano in quei campi agiscono tutti i membri di tutte le cellule terroristiche che si sono formate da trenta anni a questa parte in Medio Oriente. Islamici, marxisti, salafiti, Al Qaeda, anti israeliani vari, hezbollah. Questo è il risultato di tutti questi anni di buonismo Onu”.
E la missione Unifil è servita a qualcosa?
“A niente, è stata pura propaganda politica per la maggior gloria del ministro degli Esteri italiano. Gli hezbollah si sono riarmati come prima e quando i soldati italiani e francesi vedono strani movimenti girano la testa e cambiano strada. E’ più facile che ci sia uno scontro a fuoco con l’esercito israeliano che con le milizie di Nasrallah che nessuno mai disarmerà.”
Qualche altro nome di formazioni terroristiche che fanno base nei campi profughi?
“Sono decine, non ricordo neanche tutti i nomi. C’è il Gruppo nazionalista siriano, sunniti radicali del nord del Libano che finanziano Fatah al Islam, ci sono quelle formazioni terroristiche che credono al jihad come Ansar al Islam, c’è il Partito salafita della liberazione che ha una struttura armata, c’è Bilad al Sham, un gruppo che prende il nome storico-geografico della regione di Siria e Palestina dove secondo la tradizione jihadista salafita ci sarà l’ultima battaglia tra Occidente e Islam”.
E gli hezbollah come vedono questi terroristi sunniti che fanno loro concorrenza?
“Malissimo, li vedono come concorrenti. E l’amministrazione americana negli ultimi mesi ha anche commesso l’errore di tollerarli credendo che avrebbero bilanciato lo strapotere di Nasrallah e dell’Iran”.
E invece?
“Quello che succederà è una guerra civile di tipo iracheno tra sciiti e sunniti condotta in corpore vili, cioè sulla pelle del Libano e dei cittadini libanesi. Una guerra all’ultimo shaheed, all’ultima autobomba da fare esplodere in scuole e mercati, una situazione che può rendere Beirut come Baghdad”.
E che bisognerebbe fare allora per evitare tutto ciò?
“Oramai la diplomazia ha fallito e l’esercito libanese non ha la possibilità di reprimere da solo il terrorismo sunnita e gli hezbollah. Occorrerebbe intanto cambiare lo status di questi campi profughi palestinesi ma potrebbe non bastare. Vuoi che ti dica la verità? Io cristiano maronita libanese non ho più speranze e dopo avere visto come si è mossa l’Onu con questa farsa della missione Unifil ho perduto ogni residua fiducia che il Libano possa mai uscire dalla sua crisi”.