L’unità d’Italia si fa a Montaguto
12 Maggio 2010
di redazione
Qualcuno dice che sono ben pochi ma in realtà potrebbe esserci qualche decina di milioni di euro sul piatto per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia, soldi spesi per “valorizzare e restaurare” i luoghi in cui s’è fatta la nostra Storia, partendo da Quarto per raggiungere i tantissimi musei e itinerari storici sparsi per il Paese. Per adesso la presidenza del Consiglio ha stanziato 16 milioni e l’Arcus, la società che gestisce i fondi e gli investimenti delle celebrazioni, dovrebbe staccare un altro assegno da 21 milioni.
Ci sono i 6 milioni previsti per il museo di Garibaldi a Caprera, i 60.000 euro per la Casa Museo di Silvio Pellico a Saluzzo, ma anche i 200.000 euro dell’Unione Europea che il presidente della provincia di Trapani (Udc) ha usato per organizzare la “Garibaldi Tall Ships Regata 2010”… Come dire, non sempre i finanziamenti sono ponderati proprio fino in fondo. E allora dove indirizzare gli stanziamenti evitando sprechi e coniugando risparmio e rispetto della Storia patria?
Il 150ennale è un momento “alto” in cui ritrovare il senso del nostro essere italiani, come ha più volte ripetuto il Presidente della Repubblica: “Chi si trova a immaginare o prospettare una nuova frammentazione dello stato nazionale – ha detto Napolitano – attraverso secessioni o separazioni comunque concepite, coltiva un autentico salto nel buio”. In effetti ci sarebbe un luogo simbolico che, nonostante i costi, potrebbe ricomporre i cocci della “frammentazione” evocata dal Capo dello stato, e non si trova né a Custoza e neppure a Sapri: parliamo piuttosto della frana di Montaguto che, da circa due mesi, divide il Sud Italia, quello adriatico, dal resto del Paese, interrompendo la linea ferroviaria che da Lecce porta a Roma, sul tratto Foggia- Benevento.
Un fronte franoso che continua ad avanzare di qualche metro al giorno, sta mandando in rovina il turismo locale, e soprattutto ha costretto decine di migliaia di viaggiatori di Trenitalia a una specie di gimkana fatta di soste, treni da cui scendere e risalire in corsa, autobus sostitutivi, ritardi e impedimenti. Il tutto alla stessa tariffa che si pagherebbe se la linea funzionasse come si deve: Trenitalia smentisce ma, parlando con un operatore del call center, scopriamo che c’è uno sconto se si fa il biglietto in stazione, ma si paga il prezzo intero se acquistiamo il ticket on line.
Non c’interessa sindacare sul lavoro di Bertolaso (ormai è un esercizio nazionale), o sulle polemiche tra geologi, comitati civici, Ferrovie e Protezione Civile. Preferiamo, invece, avanzare una proposta al Presidente Napolitano e al premier Berlusconi. Destiniamo una parte dei fondi previsti per il 150ennale alla bonifica del territorio colpito dalla frana. E il 30 maggio, data in cui, secondo gli esperti, la tratta ferroviaria dovrebbe essere riaperta, il Capo dello Stato e il Cav. si rechino a Montaguto per festeggiare la riunificazione dell’Italia. In questo modo renderebbero onore ai trecentomila e passa giovani meridionali che ogni anno – da bravi pendolari – partono dal Sud per andare a studiare e a lavorare al Nord. Ma soprattutto dimostrerebbero che le ferrovie italiane sono finalmente tornate al livello del Regno borbonico.