L’unità è ciò che può riportare la pace. Così la First Lady ucraina a Davos

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L’unità è ciò che può riportare la pace. Così la First Lady ucraina a Davos

L’unità è ciò che può riportare la pace. Così la First Lady ucraina a Davos

Parla praticamente a braccio sul palco, più in alto rispetto ai delegati provenienti da tutto il mondo radunati per il WEF di Davos. L’attenzione nella grande sala è alta. E’ un momento più che significativo. Lei si chiama Olena Zelenska, è la First Lady ucraina. La moglie del leader di Kiev. L’uomo che tutto il mondo ha conosciuto alla guida del suo popolo contro l’invasore russo. La resistenza alla barbarie della dittatura dello zar di Mosca Putin.

In alto sul palco a rappresentare tutte le donne della sua nazione. Pronuncia parole ricche di significato e forse potenti da non dimenticare nei giorni che verranno. Dalla sua, le sofferenze delle famiglie e dei giovani di uno Stato alle porte dell’Europa, la cui resistenza sa dell’incredibile, contro uno dei più forti, dicono le cronache, e le statistiche, il secondo nel mondo.

Ma i dati non dicono, non possono farlo, quantificarlo, quanto sia forte la determinazione di un popolo diventato esercito che guarda come non mai ai valori di democrazia dell’Occidente di cui vuole e fa parte . Oggi come ieri nella sua lunga storia. Il forum economico mondiale ascolta così le parole di Olga Zelenska madre, moglie, donna ucraina. “Stiamo affrontando una minaccia globale e solo se uniti possiamo vincere”. Prosegue.

“Questa guerra può andare avanti e far peggiorare la crisi, se la Russia non verrà fermata”. Parla nella sua lingua ed è accolta fin dall’inizio da un caloroso applauso. Si rivolge ai delegati. di tutto il mondo. “Voi avete una grande influenza”. Abbassa per un istante lo sguardo. “Ma, non tutti usano questa influenza in maniera adeguata. Alcuni lo fanno anche per dividere. In un modo che divide ancora di più”.

“L’aggressione russa non è limitata al nostro Paese. Potrebbe andare oltre i nostri confini se non viene fermata”. Siamo di fronte al crollo di un mondo come lo conosciamo. In quale mondo ci troviamo, dove i carri armati possono colpire le centrali nucleari. Cosa succede all’inflazione quando i confini degli Stati iniziano a crollare e cosa succede al costo della vita quando decine di migliaia di persone sono costrette a fuggire dalla fame e a diventare rifugiati.

Olga Zelenska prosegue affermando: “La crisi continuerà a meno che la Russia non perda la guerra in Ucraina. Non dobbiamo permettere che si verifichi un’altra Chernobyl, il mondo deve unirsi per la pace. Ritiro delle truppe russe da tutto il territorio ucraino, solo con questo verrà ristabilito il diritto internazionale”. Il pensiero al suo popolo è sempre lì, ben presente. Sembra che alle sue spalle ci siano migliaia di donne ucraine a sostenerla, a parlare con la sua voce.

“Nei territori occupati migliaia di ucraini attendono di essere liberati e nel frattempo subiscono la repressione dei russi. Nel nostro Paese nessuno è al sicuro, si rischia la vita ogni giorno perché non ci sono luoghi off-limits per il nemico”. Il tono di voce è calmo, deciso. Mentre afferma “Nessun bambino dovrebbe fare i compiti con la luce delle candele. Nessun medico dovrebbe operare con la torcia elettrica ma questo è quello che succede in Ucraina”.

Rallenta il parlare. Poi, cita le Nazioni Unite. “Sono 7000 mila le vittime civili, 456 i bambini uccisi”. Aggiunge di aver consegnato a diversi leader presenti a Davos lettere del marito per chiedere il loro intervento a favore della pace. Tra cui il vicepremier cinese Liu He. Mentre Olga Zalewska parla sembra di sentire le esplosioni che colpiscono il martoriato Paese dell’Ucraina. I dati parlano anche oggi di centinaia di missili lanciati contro infrastrutture civili.

Ancora vittime, ancora devastazioni. La First Lady ucraina era atterrata alcune ore prima all’aeroporto di Zurigo. Non c’erano state conferme sulla sua presenza al vertice di Davos per ragioni di sicurezza. Della delegazione faceva parte anche il sindaco di Kiev Vitaly Klitschko. L’intervento della first Lady rappresenta così un altro ulteriore passo di quel paese verso la comunità internazionale. Verso i valori di democrazia e libertà.