M.O. Attivisti italiani liberati, Frattini: “Sono grato a Israele”
02 Giugno 2010
di redazione
Un incubo lungo 56 ore. Dal momento del sanguinoso blitz degli ‘uomini rana’ della marina israeliana contro la Freedom Flotilla, intorno alle 4 del mattino di lunedì, fino alla liberazione, oggi, poco dopo le 11 dal carcere di Beer Sheeva, dove hanno trascorso la notte.
I sei attivisti italiani – Angela Lano, Marcello Faraggi, Giuseppe Fallisi, Manolo Luppichini, Manuel Zani e Ismail Abdel-Rahim Qaraqe Awin – hanno potuto riassaporare la libertà grazie all’espulsione immediata, senza passare per le vie giudiziarie, decisa in tarda serata dal gabinetto di sicurezza israeliano per tutti i 650 pacifisti fermati. Inclusi anche quei 50 turchi che in un primo momento avevano rischiato di finire sotto processo per la reazione violenta all’assalto della Mavi Marmara, teatro della strage. Ma che poi hanno firmato un provvedimento amministrativo di espulsione. Sono stati loro, i primi, a lasciare il carcere nella notte. Quindi, è stato il turno di altri 126, tra cui giordani, turchi, europei, americani e di varie nazionalità arabe, giunti in Giordania a bordo di numerosi pullman. Per il premier Benjamin Netanyahu, assediato da un pressing internazionale difficile da arginare, si è trattato di una mossa a dir poco obbligata.
"Particolarmente grato al governo israeliano per la collaborazione offerta", si è detto il ministro degli Esteri Franco Frattini, che ieri aveva sollecitato il collega Avigdor Lieberman ad accelerare le pratiche necessarie al rimpatrio. Questa mattina è stata la volta degli italiani: caricati su pullman (uomini separati da donne) insieme ad altri compagni di spedizione – inavvicinabili per i giornalisti che numerosi hanno trascorso la notte all’ingresso del carcere che si trova nel deserto del Neghev – i sei si sono diretti all’aeroporto Ben Gurion a Tel Aviv. In tempo reale, la notizia è rimbalzata in Italia grazie al sottosegretario agli Esteri Stefania Craxi che, da quando ieri è arrivata a Gerusalemme, si è tenuta in costante contatto con l’ambasciatore italiano in Israele Luigi Mattiolo.
Dopo un percorso in autostrada di circa un’ora, rigorosamente sotto scorta e senza possibilità di contatti con l’esterno dal momento che ancora non hanno riavuto i loro cellulari, i connazionali sono giunti al Ben Gurion dove ad attenderli c’erano sei voli speciali israeliani – uno dei quali riservato ai feriti – diretti in Turchia. Una volta raggiunto quel Paese, come ha sottolineato il ministro Frattini, "sono cittadini liberi di andare dove vogliono". I funzionari diplomatici che li hanno accompagnati nel tragitto fino all’aeroporto li hanno trovati in discrete condizioni fisiche. "Non ci sono problemi di salute", anche se la signora Lano – ha riferito lo stesso titolare della Farnesina – "è stata particolarmente provata" dalla vicenda perchè "ha assistito alle tragiche scene" durante l’assalto alla flottiglia costato la vita a nove attivisti. Nelle prime ore del pomeriggio, comunque, non c’era più nessun attivista filo-palestinese della Freedom Flotilla nella prigione di Beer Sheeva. Lunga per i connazionali è stata l’attesa all’aeroporto, prima del completamento delle necessarie procedure di identificazione. Che dovrebbero comunque concludersi in serata.