M.O. H.Clinton: “Pace possibile ma insediamenti ostacolano”
10 Novembre 2010
di redazione
Gli Stati Uniti continuano a credere che tra israeliani e palestinesi la pace sia possibile. Di certo, però, la decisione israeliana di procedere con nuovi insediamenti a Gerusalemme Est non aiuta. Questa la posizione americana espressa oggi a Washington dal segretario di Stato, Hillary Clinton, alla vigilia del suo annunciato incontro con il primo ministro di Israele Benyamin Netanyhau.
Incontro che si annuncia delicatissimo, perchè secondo la stampa israeliana "al momento attuale la missione intrapresa negli Stati Uniti dal premier Netanyahu è una catastrofe" ha commentato il quotidiano Maariv, mentre per Haaretz quella di Netanyahu è stata "una provocazione superflua" nei confronti degli Usa. Washington non ha nascosto la delusione per l’annuncio israeliano di un piano per costruire 1.300 nuovi alloggi a Gerusalemme est.
Lo stesso presidente Barack Obama da Giakarta, in Indonesia, ha commentato oggi che sulla via della pace tra israeliani e palestinesi "rimangono enormi ostacoli". Di ostacoli ha parlato anche il presidente israeliano Shimon Peres: "Non è sorprendente che vi siano ostacoli lungo il cammino, ma sia noi sia i palestinesi non abbiamo alternativa al negoziato", ha detto incontrando a Gerusalemme il senatore democratico John Kerry. L’Autorità palestinese ha annunciato oggi di volere una riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza dell’Onu per discutere i nuovi piani israeliani di espansione delle colonie. Ma gli Usa continuano a credere che la pace sia possibile. Lo ha ribadito oggi a Washington Hillary Clinton: "Crediamo sempre che un esito positivo sia a un tempo possibile e necessario" ha dichiarato in una conferenza stampa cui ha partecipato in videoconferenza anche il premier palestinese Salam Fayyad.
Come Obama, anche la Clinton si è detta "profondamente delusa" per l’annuncio sui nuovi insediamenti. Al contempo, si è detta però "convinta che il primo ministro Netanyahu e il presidente Abbas (Abu Mazen) vogliano perseguire la soluzione a due Stati". "Come tutti i problemi politici molto difficili, è spesso difficile trovare il modo di fare progressi, ma siamo totalmente impegnati a fare tutto ciò che potremo per aiutare le parti" ha sottolineato il segretario di Stato Usa, annunciando nuovi aiuti degli Stati Uniti ai palestinesi per 150 milioni di dollari, parte di un anticipo dell’aiuto finanziario promesso dagli Usa ai palestinesi per il 2011. Già versati all’Autorità Palestinese, hanno portato gli aiuti americani a complessivi 600 milioni di dollari nel corso di quest’anno.
"I palestinesi hanno bisogno di risultati, non di discorsi" ha affermato la Clinton, dicendosi ‘dispiaciutà che "il popolo palestinese abbia ancora certi amici che preferiscono sostenere le sue speranze a parole piuttosto che con azioni concrete". Da parte israeliana, un consigliere di Netanyahu, Nir Hafetz, ha ribadito che la decisione sui nuovi insediamenti non contrasta col processo di pace: "La posizione del primo ministro è che Gerusalemme non è mai stata inclusa nella moratoria sulle costruzioni". La decisione di costruire nuovi alloggi risale a ottobre e solo per un caso è stata resa pubblica mentre Netanyahu si trova negli Usa.