M.O. Negoziati di pace, l’ex premier Olmert: “Intesa è dietro l’angolo”
20 Settembre 2010
di redazione
Israeliani e palestinesi sono stati 2 anni fa sul punto di raggiungere accordi di pace, dettagliati, ragionevoli, pieni di buona volontà. Gli Stati Uniti e la Lega araba li avrebbero puntellati. Anche la Siria era in procinto di farsi trascinare nel nuovo Medio Oriente.
"La nostra Regione sarebbe cambiata, il mondo intero sarebbe oggi differente…": nel tornare col pensiero al fatidico 13 settembre 2008, l’ex premier Ehud Olmert (Kadima) diventa lirico. Quel giorno, ha spiegato ieri di fronte agli attivisti della ‘Iniziativa di Ginevra’ (un gruppo di opinione dedicato alla pace fra israeliani e palestinesi), egli consegnò ad Abu Mazen le proposte dettagliate di Israele per un accordo definitivo, accompagnate da carte geografiche dei confini del futuro stato e della spartizione di Gerusalemme: rione per rione, pietra per pietra.
C’era anche una lista puntigliosa di accordi di sicurezza, in otto punti, accettati in principio dai palestinesi e dagli americani. Due anni dopo, la ferita è ancora aperta. "L’accordo non fu raggiunto – ha detto Olmert – perché da parte palestinese non c’era la volontà di fare il passo in più che noi invece avevamo fatto". A microfoni spenti, ai cronisti che gli chiedevano quale fosse stata la risposta di Abu Mazen, Olmert ha lanciato un’occhiata melanconica: "Abu Mazen ? Non ha detto né si né no. Non ha mai risposto".
Oggi però, secondo Olmert, i palestinesi si sono pentiti di non aver colto allora la palla al balzo, sono maturi per firmare. In questa rara apparizione in pubblico Olmert ha lanciato un appello accorato al premier Benyamin Netanyahu e ad Abu Mazen a marciare con determinazione fino al traguardo. "L’architettura dell’accordo – ha spiegato – si basa sulle linee antecedenti il conflitto del 1967, con esigui scambi di terreni reciproci che sono già sulla carta. Gerusalemme est (‘nessuno si faccia illusioni’) deve essere spartita su base demografica: i rioni ebraici ad Israele, gli altri ai palestinesi. Nei Luoghi Santi in Città Vecchia e nell’ adiacente ‘Santo Bacino’ ci deve essere piena libertà di culto per ebrei, cristiani e musulmani, sotto una tutela internazionale garantita da Israele, Anp, Giordania, Arabia Saudita, Stati Uniti. Anche la spinosa questione dei profughi può trovare una sistemazione nel contesto della Inziativa di pace araba del 2002.
Olmert ha rivelato che Israele, nel 2008, si è impegnato ad accettare su base umanitaria il ritorno di "non più di 20 mila profughi" mentre gli Stati Uniti – nel quadro di accordi definitivi – accettarono di accoglierne 100 mila e di dare loro la cittadinanza. "Il tempo non gioca a nostro favore, dobbiamo concludere in fretta" ha esclamato Olmert, un ex ‘falco’ del Likud che ormai rappresenta un punto di riferimento obbligato per le ‘colombè di Israele, che ieri infatti lo hanno abbracciato con trasporto.
Sulla stampa la sua sortita oggi fa grandi titoli anche perché con l’occasione Olmert ha saldato una vecchia ruggine con l’ex ministro della difesa Ehud Barak: colui il quale nella estate 2008 esercitò pressioni per costringere il premier (coinvolto in traversie giudiziarie) a dimettersi. E se il sogno del ‘nuovo Medio Orientè non si materializzò è almeno in parte dovuto alla drammatica settimana in cui Olmert consegnò ad Abu Mazen le proposte di pace.
Cinque giorni dopo (18 settembre) Tzipi Livni fu scelta alla guida di Kadima in sua vece e il 21 settembre Olmert rassegnò le dimissioni dalla carica di premier. L’appuntamento con la Storia – se c’era davvero (e molti lo dubitano fortemente, anche oggi) – fu dunque mancato non solo per le asserite indecisioni di Abu Mazen ma anche per gli intrighi di palazzo a Gerusalemme.