M.O. Netanyahu offre mille palestinesi per la liberazione di Shalit

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M.O. Netanyahu offre mille palestinesi per la liberazione di Shalit

01 Luglio 2010

Israele è disposto a pagare un caro prezzo – mille detenuti palestinesi – "ma non qualunque prezzo" per la liberazione del caporale Ghilad Shalit, da quattro anni prigioniero di Hamas a Gaza. Questo il senso del messaggio che il premier Benyamin Netanyahu ha rivolto oggi alla popolazione per spiegare le ragioni della sua condotta davanti a una parte dell’opinione pubblica che reclama a voce sempre più alta il ritorno di Shalit a casa.

Un discorso liquidato subito come mero tentativo di manipolazione dell’opinione pubblica da Hamas. E accolto con aperta delusione dalla famiglia del militare e dai sostenitori della campagna pro-Shalit, nel quinto giorno della marcia che i genitori, Noam e Aviva, stanno attuando – accompagnati da centinaia, se non migliaia, di israeliani – dalla loro abitazione a Mitzpe Hila, in Alta Galilea, alla residenza del premier a Gerusalemme per far pressione sul governo.

Nel discorso, trasmesso dai media elettronici del Paese, Netanyahu ha detto di aver accettato "col cuore pesante" la proposta trasmessa mesi fa dal mediatore tedesco di scarcerare un migliaio di palestinesi, tra i quali anche "terroristi" ritenuti molto pericolosi.

A questa proposta, ha aggiunto, Hamas non ha ancora risposto, mentre alcuni suoi esponenti hanno perfino aggravato le loro richieste. L’assenso israeliano, ha spiegato Netanyahu, è del resto subordinato a due condizioni: la prima è che i palestinesi più pericolosi non ritornino in Cisgiordania ma vadano in esilio, all’estero o a Gaza; la seconda è il rifiuto di liberare "arciterroristi" perché rafforzerebbero Hamas e causerebbero nuovi attentati. A questo proposito Netanyahu – che ha ricordato il prezzo personale pagato quando il fratello Jonathan fu ucciso a Entebbe nel 1976 nell’operazione di salvataggio dei passeggeri di un aereo dell’Air France partito da Tel Aviv e dirottato da un commando di terroristi palestinesi e tedeschi – ha detto che l’esperienza di passate liberazioni in massa di detenuti palestinesi in cambio di soldati ha dimostrato che almeno metà ha ripreso dopo poco tempo attività terroristiche e causato l’uccisione di altri israeliani.

"Non c’è israeliano che non voglia il ritorno di Shalit", ha sottolineato Netanyahu, ricordando che a questo fine Israele opera apertamente e per vie segrete. "Io – ha tuttavia aggiunto – ho davanti agli occhi la famiglia di Shalit e anche quelle delle vittime del terrorismo. Come primo ministro devo prendere tutti gli elementi in considerazione, per non ripetere gli errori del passato e portare su di noi nuove tragedie". Parole che secondo Hamas rappresentano solo un tentativo di "manipolare l’opinione pubblica israeliana", come ha commentato stasera da Gaza Ismail Radwan, uno dei portavoce della fazione islamico-radicale palestinese al potere nella Striscia. E che comunque non significano "nulla di nuovo", ha sostenuto Radwan, ribadendo ancora una volta che Hamas non è disposta ad accettare l’esclusione di alcun nome dalla propria lista di detenuti chiesti in cambio di Shalit.

Il padre del militare, Noam, ha espresso da parte sua disappunto per le osservazioni del premier e ha accusato Netanyahu di aver "solo riciclato" vecchie affermazioni del suo predecessore Ehud Olmert. Da lui – ha rimarcato Shimshon Liebman, coordinatore della campagna pro-Shalit – "ci aspettavano di più". Mentre secondo il nonno del militare, Zvi, il discorso di Netanyahu rischia di rappresentare – né più né meno – "la condanna a morte di Ghilad".