M.O. Raid israeliano, Ankara agli Usa: “Condannino il raid”
01 Giugno 2010
di redazione
La Turchia ha chiesto formalmente agli Stati Uniti la condanna dell’assalto di Israele alla "Freedom Flotilla" che intendeva consegnare aiuti ai palestinesi della Striscia, in cui sono morte una decina di persone. Lo ha reso noto il ministro degli esteri turco Ahmet Davutoglu che oggi ha incontrato il segretario di Stato americano Hillary Clinton.
Gli scontri si sono infatti verificati solo su una delle 6 imbarcazioni, la Marmara, battente bandiera turca: "Il comportamento di Israele deve essere assolutamente punito" tuona da Ankara il premier Tayyip Erdogan, condannando il raid e l’uccisione di quattro connazionali. "Psicologicamente per noi è come l’11 Settembre. Devo essere franco – ha aggiunto Davutoglu prima dell’incontro con la Clinton – non sono molto contento della dichiarazione di Washington di ieri: ci aspettiamo una condanna chiara".
La Turchia si dice infatti delusa della rezione americana al blitz contro la flottiglia filo-palestinese e chiede a Washington una chiara condanna di Israele e "piena solidarietà" con Ankara. "Alcuni dei nostri alleati – ha proseguito il ministro degli Esteri turco – non sono pronti a condannare le azioni di Israele. Ci aspettiamo piena solidarietà. Non deve essere una scelta tra Israele e Turchia, ma deve essere una scelta tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato".
Secondo Davutoglu, inoltre, il blitz israeliano contro la flottiglia filopalestinese avrà un impatto a lungo termine sul processo di pace. Il ministro degli Esteri turco ha detto che gli sforzi di Ankara di rilanciare i colloqui tra Siria e Israele saranno per il momento congelati: "Come possiamo fidarci di avere una reale controparte che vuole la pace quando non rispettano i cittadini di un paese amico? – ha detto il ministro parlando con alcuni giornalisti a Washington – Se non agiscono in modo positivo, come possiamo convincere la Siria o altri paesi nella regione che vogliono la pace?".
Per di più, alla luce del raid israeliano, il governo di Ankara potrebbe riesaminare i rapporti economici con lo Stato ebraico. Lo ha dichiarato oggi, parlando con la stampa, il ministro per il commercio estero turco Zafer Caglayan secondo il quale "l’atteggiamento disumano ed il terrorismo di Stato messo in atto da Israele potrebbe provocare la rinuncia da parte della Turchia a profitti economici per quanto rilevanti essi possano essere".
Il volume dell’interscambio turco-israeliano l’anno scorso è stato di circa 2.5 miliardi di dollari: "Noi – ha detto Caglayan – stiamo facendo del nostro meglio per incrementare i nostri rapporti economici con ogni paese ma nulla è al di sopra dei nostri valori nazionali e morali". Sulla stessa linea, le dichiarazioni del ministro dell’Energia Taner Yildiz secondo cui Ankara sta esaminando la possibilità di rivedere i rapporti a livello energetico con lo Stato ebraico. Turchia e Israele hanno approntato studi di fattibilità per la costruzione di una maxi- rete di condutture nel Mediterraneo, la "Mediterranean Pipeline Project", Medstream, che dovrebbe collegare i due Paesi per il trasporto di gas naturale, petrolio, fibre ottiche ed acqua ma il deteriorarsi delle relazioni cominciato nel gennaio dell’anno scorso ha rallentato la realizzazione del progetto.
In particolare, la compagnia turca Zorlu Enerji ha in programma la costruzione in Israele di una centrale elettrica alimentata a gas della potenza di 800 megawatt. Per quanto riguarda le forniture militari di Israele alla Turchia, che costituiscono una grossa fetta dei rapporti commerciali tra i due Paesi, il ministro della Difesa turco Vecdi Gonul ha detto oggi che la nuova crisi derivata dalla vicenda di Gaza non influirà sulla programmata consegna ad Ankara degli ultimi dei 10 droni commissionati ad un’azienda militare israeliana per un costo di 180 milioni di dollari.