M5S nel caos, fronda contro di Maio. “Mie spese trasparenti”
18 Ottobre 2016
“Restare uniti”. L’appello di Beppe Grillo ripetuto all’infinito e leit motiv del raduno M5s a Palermo pare cadere di nuovo nel vuoto. La battaglia dentro il Movimento tra le due ali, quella più governativa e quella più ortodossa non si placa e la fronda tra i due gruppi non pare sopita. Quello che sembra sempre di più il candidato premier in ‘pectore’ Luigi Di Maio finisce nel mirino sia per il suo attivismo sia per le spese registrate negli ultimi 3 anni.
E riscoppia, così, la battaglia dentro il Movimento 5 stelle, tra la parte più “governativa” del movimento e quella più ortodossa. A innescare la miccia in M5S le vicende che hanno riguardato la giunta di Virginia Raggi e che Grillo in persona aveva tentato di risolvere. Alle grane romane si aggiungono le anticipazioni del libro scritto da due ex M5s: Marco Canestrari, ex braccio destro Di Casaleggio e Grillo, e Nicola Biondo, ex capoufficio stampa del gruppo alla Camera. Indiscrezioni che parlano di una vera e propria una rivolta contro Di Maio da parte di circa una settantina di eletti, che farebbero riferimento all’altro membro dell’ex direttorio, Roberto Fico. Ma Fico smentisce di essere a capo di una fronda nel movimento, “non ci saranno mai correnti interne”.
Il libro Supernova offre altre piccanti rivelazioni: chi nel movimento non si guarderebbe di buon occhio a Di Maio, per le spese rendicontate dal parlamentare sull’apposito sito dei 5 Stelle. Circa 100 mila euro in tre anni che i suoi avversari “leggono” come la testimonianza della volontà di costruire una propria corrente nel movimento.
Di Maio ha parlato di “spese trasparenti” ma, sottolinea, “rinuncio al doppio stipendio, alle spese di rappresentanza, all’auto blu, al telepass gratuito, alle spese di tipografia e al cellulare di servizio”. Quanto agli eventi sul territorio, quelli finiti sotto la lente Di Supernova, “in alcuni casi non me li faccio rimborsare e in altri non sono rimborsabili”. E “faccio anche risparmiare al Cerimoniale alcune spese che in passato ho pagato direttamente con i miei rimborsi” spiega.
Quel che emerge chiaramente è che alcuni parlamentari pentastelati iniziano a criticare pubblicamente la deriva “leaderista” del M5s. Lo fanno, ad esempio, le senatrici Elisa Bulgarelli e Paola Nugnes. Segno che la rivolta è tutt’altro che sedata nonostante la recente visita di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio a Roma. A Milano, secondo indiscrezioni, reggerebbe – non si sa ancora per quanto- la ‘blindatura’ di Di Maio necessaria per avere un candidato spendibile nel caso in cui l’esito del referendum dovesse costringere Renzi ad un passo indietro. Insomma: il movimento più famoso d’Italia sembra nel caos.