Ma a che gioco gioca la Merkel con Erdogan?
22 Luglio 2017
Il governo tedesco ha deciso di congelare le consegne di armi in programma alla Turchia. Decisione che si iscrive nell’ambito dello scontro tra i due Paesi in seguito all’arresto eseguito dalle autorità di Ankara di diversi attivisti per i diritti umani, tra cui un cittadino tedesco. “Il governo federale chiede l’immediato rilascio di Peter Steudtner”, ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri di Berlino, aggiungendo, “le accuse di legami con organizzazioni terroristiche sono ovviamente inverosimili”. Sulla Bild, questa mattina si leggeva “il governo congela tutte le consegne in corso o in programma in Turchia”. Messaggio forte e chiaro a Erdogan, insomma.
Decisione, però, che il braccio destro del cancelliere Angela Merkel, Peter Altmaier, non ha voluto né confermare né smentire ma senza neanche escludere ulteriori misure di ritorsione contro la Turchia, dopo quelle contro turismo e investimenti annunciate ieri dal ministro degli Esteri Sigmar Gabriel. “Stiamo valutando se sono necessarie nuove misure”, ha detto Altmaier all’emittente televisiva ZDF, rimarcando come la revisione della politica tedesca nei confronti di Ankara sia un “processo” in itinere.
Solo ieri il ministero degli Esteri ha emesso un avviso per i viaggi in Turchia – meta abbastanza popolare per il turismo tedesco – in cui si afferma che Berlino non può più garantire la sicurezza dei suoi cittadini a fronte di arresti di massa “arbitrari”. Ma il ministro Gabriel ha anche annunciato una revisione del sistema di garanzie, prestiti e aiuti con cui il governo tedesco sostiene esportazioni e investimenti in Turchia, un invito, pertanto, agli imprenditori ad essere cauti. E, soprattutto, Gabriel ha aggiunto che verrà anche discusso nuovamente il sostegno finanziario da miliardi di euro garantito ad Ankara dall’Unione europa nell’ambito del processo di adesione all’Ue.
Oggi, infine, Altmaier – il più alto consigliere della Merkel – ha confermato che Berlino chiederà a Bruxelles di congelare il trasferimento ad Ankara dei finanziamenti Ue: si tratta di ben 4,45 miliardi di euro per il periodo compreso tra il 2014 e il 2020 di cui, a fronte delle tensioni, ne sono stati versati finora solo 200 milioni. Sono mosse e decisioni che arrivano dopo mesi di tensioni diplomatiche ma una cosa bisogna dirla con altrettanta chiarezza: quando di questi tempi giusto un anno fa, in Turchia, andava in scena il presunto golpe fallito contro Erdogan, con la oscena reazione antidemocratica del governo turco, centinaia di migliaia di arresti nelle fila dell’esercito, dei partiti di opposizione, ritorsioni contro professori nelle scuole e nelle università, TV e media sotto assedio, la UE a trazione tedesca poco o nulla fece per contrastare le purghe di Erdogan.
Anzi, ci ricordiamo di quell’accordo con Erdogan sulla immigrazione fortemente voluto dalla Merkel e si può dire imposto ai partner europei, a suon di miliardi di euro, per bloccare l’arrivo di profughi e rifugiati soprattutto siriani (solo) in Germania. Accordo che ha chiuso, anche se non proprio sigillato, la cosiddetta “rotta balcanica”, con il solo effetto di contribuire a spostare ed aumentare i flussi degli sbarchi sull’altro rotta, quella che dalla Libia porta a Lampedusa. Insomma, il conto più salato dell’accordo tra Merkel ed Erdogan lo abbiamo pagato proprio noi italiani. E allora viene da domandarsi se le ultime mosse targate Germania contro la Turchia siano solo un gesto formale, o magari una mossa propagandistica in vista delle ormai prossime elezioni tedesche, o la signora Merkel sia stata fulminata sulla via di Damasco e abbia davvero deciso di cominciare a dire e a fare qualcosa contro il sultano Erdogan.