Ma anche Manzoni era un pericoloso xenofobo?
17 Marzo 2017
di Daniela Coli
Come ha sempre detto lo storico scozzese Niall Ferguson, il populismo o nazionalismo non nasce dall’economia depressa, dalla povertà, né dalla xenofobia, ma dalla cultura. La Gran Bretagna o l’Olanda non sono certo nazioni povere e dare degli “xenofobi” a inglesi, scozzesi (sì, anche gli scozzesi vogliono una “brexit”) e alla Olanda è ridicolo, perché avendo avuto colonie in Africa e in Asia, tutte queste nazioni erano Paesi profondamente cosmopoliti.
Nazioni dall’identità forte, che si oppongono a chi vuole farle diventare una minoranza etnica e culturale. In Olanda ha vinto Mark Rutte, un leader di destra, che, un po’ come il francese Fillon, o come i “pericolosi” Wilders o Le Pen, ha usato temi e toni populisti e nazionalisti. Se si continua a dare degli xenofobi ai populisti, dovremo pure epurare Alessandro Manzoni dalla letteratura italiana.
Non è Manzoni a scrivere in Marzo 1821 della Penisola: “Una d’arme, di lingua, d’altare/ Di memorie, di sangue, di cor”? Dobbiamo portare a Norimberga il cattolico Manzoni, tanto caro ai nostri liberali e democratici europeisti e globalisti, perché parla di sangue italiano? E dovremmo impiccare Giovanni Pascoli, pericoloso nazionalista protofascista, perché celebrò la campagna di Libia nel 1911 con “La grande proletaria si è mossa”? E’ su questo che i nostri patrioti liberali e democratici dovrebbero riflettere.