Ma dove sono finiti i non-ultrà?

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Ma dove sono finiti i non-ultrà?

03 Ottobre 2007

Il nemico in casa. Ma anche alle porte, appena fuori lo stadio. E ancora più distante, sulle strade della città violenta. Le società del calcio professionistico si sentono circondate: qualcuna, addirittura, assediata. Gli ultimi irriducibili del tifo si vanno organizzando contro di loro, magari coalizzandosi gli uni con gli altri, come già usano fare da quando attaccano le forze dell’ordine. Marciano divisi per colpire uniti. A Torino, domenica scorsa. A Genova la settimana precedente. A Milano, a Napoli, a Catania.

Dovunque la relazione (pericolosa) con le proprietà delle squadre non si è in qualche modo risolta. Nel migliore dei casi, con l’interruzione di ogni possibile rapporto di vantaggio, complicità, prevaricazione; alla meno peggio, con la firma in bianco di un’assunzione di responsabilità, per un’autogestione degli sbandati in curva. E così “il dodicesimo uomo in campo” ce l’ha a morte con i suoi stessi dirigenti di riferimento, per così dire.

Perché, poi? Che gli avranno mai fatto, i cattivoni della tribuna centrale? Facile: si sono infine decisi – vabbé, non sempre con la grinta di un Gattuso, e certo non con un’apertura alla Totti – per l’applicazione sostanziale dello schema tracciato da Beppe Pisanu, quello decretato vincente anche dall’attuale ministro degli Interni (copione!).

Applicazione, s’intende, per la sola parte che compete ai Sensi e ai Moratti della situazione. Tenuto conto della particolare realtà italiana, dove sono soprattutto i Veltroni e le Moratti, i veri responsabili della gestione degli impianti, tornelli e barriere divisorie comprese.

Fatto sta che dappertutto si strappano sempre più biglietti nominali, nonostante i bagarini; succede che le società fanno filtro, sdoganando solo materiale dichiarato per iscritto, da trascinare sugli spalti; aumentano persino gli steward in servizio, riconosciuti e debitamente formati. In generale, diminuisce il numero complessivo dei feriti tra gli spettatori e pure tra i celerini, a rileggere le ultime statistiche del Viminale (dati ufficiali ONMS, stagione 2006/2007).

Insomma: i patiti di botti e botte sembrano davvero soffrire parecchio, questa sorta d’asfissiante pressing a tutto campo, comandato da un vero lavoro di squadra (società, questori, giudici). Non sembri allora un paradosso, osservare lo stato di crescente tensione tra tifosi e dirigenti dello stesso colore. Deriva direttamente, nell’immediato, proprio da questa presa di posizione assunta dalle varie proprietà, stremate da ricatti, incidenti dolosi, squalifiche procurate, ammende varie finanziariamente insostenibili.

Ne consegue che i Lotito e i Galliani della tolleranza zero, quelli che gli abbonati sono tutti uguali  – quelli che a nessun capo-popolo può essere consentito di fare la cresta sui biglietti rivenduti – finiscono malauguratamente sotto attacco o sotto scorta. E allo stadio, nei loro confronti, neanche un coro di solidarietà. Ma dove sono, i non-ultrà?