“Ma le preferenze sono la scelta migliore”
30 Luglio 2012
“Il testo del Pdl è quasi pronto”, dice il vicepresidente dei senatori Pdl Gaetano Quagliariello che spiega in che cosa consista l’iniziativa del Pdl che tanto clamore ha suscitato. “Abbiamo voluto respingere l’accusa che il Pdl non intendesse fare nulla e che ad esso potesse essere attribuita la responsabilità di un eventuale sabotaggio del tentativo di cambiare il Porcellum”.
E non è così?
“No, perché le opzioni sono due: o si aderisce completamente a una proposta che ci viene fatta dal Pd, ma ciò equivale a una resa senza condizione, oppure si dà un segno di movimento. E noi l’abbiamo dato. Sappiamo benissimo che una legge elettorale va fatta insieme. Del resto, le possibilità di ostruzionismo su un sistema di voto sono superiori a quelle offerte a una legge costituzionale proprio per la sua complessità. Noi presenteremo un testo per attivare dei "confronti conclusivi" come ha detto il presidente Napolitano.
E in concreto che cosa vuole dire?
“Non depositeremo un progetto definitivo, né abbiamo detto che faremo una legge con la sola Lega. Intendiamo presentare un testo in cui, oltre alle cose sulle quali si è già d’accordo, ci siano anche le nostre proposte con lo scopo di arrivare a un testo base. Infatti, se non c’è un testo di lavoro non si può fare una legge perché il sistema di voto non è una proposizione ideologica ma la somma di disposizioni tecniche particolari da determinare insieme”.
L’obiezione fatta dal Pd è che dietro questo atto ci sia il tentativo di replicare quanto già avvenuto sul semipresidenzialismo attraverso un’intesa con la Lega. Se avvenisse salterebbe tutto.
“Sul semipresidenzialismo abbiamo reagito a una forzatura del Pd che chiedeva il doppio turno. E lo abbiamo fatto alla luce del sole. La Lega, aggiungo, ha già presentato un suo testo di riforma del Porcellum. Inoltre non avanziamo una soluzione, ma un documento di lavoro nel quale evidentemente ci sono anche le nostre idee per favorire una soluzione comune attraverso una mediazione: non abbiamo mai chiuso a una trattativa. Abbiamo inoltre recepito tutti i punti sui quali c’è già l’accordo: dov’è la preoccupazione?”.
Entriamo nel merito: partiamo dai punti su cui c’è accordo.
“Lo sbarramento nazionale al 5% o in alternativa 1’8% in almeno tre circoscrizioni. La distribuzione dei seggi avviene con il metodo proporzionale d’Hondt, a livello di circoscrizione. I due terzi dei seggi siano scelti dai cittadini direttamente e un terzo attraverso listini bloccati. Si è, infine, d’accordo che vi sia un premio di governabilità. A questo punto si pone un problema: come scegliere i parlamentari? Ci sono tre modi: o le preferenze o i collegi uninominali i listini bloccati molto piccoli, al massimo di tre nomi”.
Qual è il vostro punto di vista?
“Poiché al Porcellum l’opinione pubblica rimprovera la lista bloccata, la risposta più seria sono forse le preferenze. È una scelta empirica e approssimativa sulla quale si può discutere ma che per noi resta il metodo migliore. Siamo, ogni caso, contrari a trasformare l’elezione in una sorta di competizione interna, nella quale l’avversario non è il candidato dell’altro partito che corre nel tuo stesso collegio ma è il tuo compagno di lista del collegio accanto, perché per essere eletto devi prendere una percentuale più alta della sua. Siamo contrari a questa guerra fratricida perché incoraggia accordi trasversali e perché chi arriva primo in un collegio non è mai sicuro di essere eletto”.
Perché questo avviene?
“È l’effetto del cosiddetto Provincellum che ci è stato proposto dal Pd. Non ci convince”.
Il premio deve andare al partito o alla coalizione?
“Al partito. È il vero punto critico del Porcellum che era costruito sull’esistenza di una coalizione di centrodestra e una di centrosinistra che si stavano coagulando e che tendevano al 50%. Ma oggi le coalizioni sono saltate e tendono a regredire. Dunque, le due condizioni non esistono più”.
E sul premio di maggioranza?
“Abbiamo previsto in maniera indicativa un 10% che non è poco. In altri termini si attribuiscono al primo partito più di 60 seggi alla Camera e 30 al Senato. Si può anche rivedere questo punto ed è giusto che avvenga in una sede parlamentare, ecco perché non comprendo tutto questo clamore. Tenderei a dire tanto rumore per nulla”.
Tratto da Il Corriere della Sera