Ma per fortuna che c’è Riccardi…

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Ma per fortuna che c’è Riccardi…

07 Marzo 2012

“Ma per fortuna che c’è Riccardo…” cantava Giorgio Gaber. Basta sostituire quel nome col cognome del ministro montiano e la stessa frase calza a pennello per sintetizzare una giornata ad altissima tensione nel Pdl e tra Pdl e governo. E’ il ministro della Cooperazione a togliere le castagne dal fuoco al partito di via dell’Umiltà, dopo il doppio forfait del Cav. a Vespa (Porta a Porta) e di Alfano a Monti per il vertice con Casini e Bersani. Il Pdl insorge fino a chiedere le dimissioni del fondatore della Comunità di Sant’Egidio per la frase infelice che poi lo costringerà alle scuse.  

Quelli del Pdl “vogliono solo strumentalizzare: e la cosa che più mi fa schifo del fare politica”,  ma “quei tempi lì sono finiti”. Parole che Andrea Riccardi usa nello scambio di battute col Guardasigilli Severino durante una mostra a Palazzo Giustiniani e a pochi passi da Monti e Napolitano. Il ministro della Giustizia chiede al collega della Cooperazione un commento sulla decisione di Alfano di non partecipare al vertice con Monti, Casini e Bersani. Scambio di battute che non è sfuggito ai giornalisti presenti e in tempo reale finisce sulle agenzie scatenando una pioggia di reazioni. Pdl sulle barricate, anche perché quelle parole sono state lette come un riferimento al segretario del partito: Gasparri pretende le scuse altrimenti invoca le dimissioni e Cicchitto dice che se a Riccardi la politica fa così schifo è meglio che torni a fare altro, invece di restare sulla poltrona di ministro col sostegno dei partiti della maggioranza. Le scuse, rapidissime, del ministro chiudono, almeno per ora il caso. Gasparri le apprezza, quanto alla richiesta di dimissioni chiosa con un sibillino “valuteremo”.

Ad agitare le acque pidielline era stata poche ore prima lo stesso Guardasigilli Severino che a Montecitorio (martedì) aveva incontrato Casini e Bersani. Pure lei ha dovuto assicurare: si è trattato di un incontro “casuale e molto breve” del quale subito dopo è stato informato Alfano, anche sui contenuti.   

Il sospetto a via dell’Umiltà c’era già e la mossa del ministro della Giustizia non ha fatto altro che alimentarlo. Il sospetto era che all’ordine del giorno dell’incontro Monti-Abc (Alfano, Bersani, Casini) programmato per ieri sera vi fossero solo due temi: Rai e giustizia. Da alcuni giorni, infatti, circolavano voci sull’orientamento dell’esecutivo di mettere mano al rinnovo dei vertici di viale Mazzini, in scadenza a fine mese, come pure alla governance della Rai. Per questo, nei ranghi del Pdl c’era la consapevolezza che il vertice con il premier e i leader Udc e Pd avrebbe potuto trasformarsi in “un’imboscata” per Alfano che rischiava di trovarsi davanti a un aut aut, prendere o lasciare.

Consapevolezza via via maturata nei contatti tra il Cav., il segretario del partito e i maggiorenti, fino alla decisione di mandare a Monti un segnale forte: la Rai non si tocca, altrimenti potrebbe essere messa in discussione la fiducia all’esecutivo. Altolà che da un lato serve al Pdl per riportare l’esecutivo al compito al quale è stato chiamato e cioè tradurre in provvedimenti la lettera della Bce sulle misure anticrisi e favorire la ripresa, e per ribadire che in questo scorcio di legislatura non c’è spazio per altre questioni che semmai, spettano alla politica e al parlamento ; dall’altro per stoppare le mire, i tentativi di Casini e Bersani (ma c’è chi sospetta anche di qualche ministro montiano) di fare pressing su altri dossier non prioritari e non inseriti nel patto di maggioranza, trasformando così un governo tecnico in politico. E che le nomine Rai e la riforma del servizio pubblico siano da sempre un piatto ricco per gli appetiti della politica, va da sé.

Di qui il forfait di Alfano al premier al quale, tuttavia, conferma e rinnova il sostegno del partito. Un forfait che, forse non a caso, arriva dopo l’audizione di Fedele Confalonieri alla Camera con l’appello a “regole certe” e dopo il faccia a faccia dell’ad di Mediaset col premier. Sullo sfondo un dossier strategico: il beauty contest.   

C’è dell’altro. La mossa di “disertare” il vertice a Palazzo Chigi, secondo molti parlamentari pidiellini che ieri in Transatlantico non parlavano d’altro, sarebbe servita anche per uno scopo tutto interno al Pdl: la decisione di Alfano farebbe parte della strategia per uscire dalle difficoltà del momento, dopo l’ormai famosa frase del Cav. – poi smentita – sul “quid” del segretario del partito. Che il leader Pdl sia finito nel mirino del ‘fuoco amico’ non è una novità se si scorrono le cronache delle ultime settimane: dalle polemiche sulle tessere, alla linea politica ritenuta ‘troppo soft’ nei confronti di Monti, al modo in cui trasformare un partito carismatico in un partito strutturato, organizzato. Le critiche maggiori riguardano una certa “subalternità” di Alfano alle componenti interne al partito, in primis quella degli ex An. Per questo, è opinione diffusa nel partito, Alfano avrebbe scelto un gesto forte anche per riaffermare la propria leadership. E lo avrebbe fatto, a maggior ragione, dopo il forfait di Berlusconi a Vespa. Il Cav. ieri sera avrebbe dovuto sedersi sulla poltrona bianca della ‘terza Camera’ (televisiva) ma ieri mattina, a sorpresa, ha declinato l’invito. Perché?

Su questo per buona parte della giornata si è aperto un giallo e con esso la consueta ridda di ipotesi e congetture. Il Cav. in realtà lo avrebbe deciso già martedì sera anche – si dice – dietro il pressing di alcuni maggiorenti per i quali dopo le polemiche sul ‘quid’ di Alfano, andare a Porta a Porta una settimana prima della puntata programmata con Bersani, avrebbe rischiato di trasformarsi in una nuova ‘diminutio’ per il segretario del partito. Anche qui, ci sono due scuole di pensiero: quella dei berlusconiani “depressi” per i quali “se siamo al punto che il fondatore del partito deve chiedere l’autorizzazione a parlare, allora siamo ai titoli di coda” e quella di chi, invece, ritiene ‘dannosa’ per il partito e il suo segretario la sovrapposizione Cav.-Alfano e per questo invita Berlusconi alla prudenza.

Ma per fortuna che a chiudere la giornata, ci pensa Riccardi…