Ma quant’è diplomatica la Merkel (al G20 di Amburgo)

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Ma quant’è diplomatica la Merkel (al G20 di Amburgo)

04 Luglio 2017

C’è attesa per il G20 di Amburgo del 7 e 8 luglio, i cui esiti sono considerati da molti imprevedibili. Lo Spiegel ha già annunciato che la Merkel si aspetta un fiasco sul clima, dopo il ritiro degli Stati Uniti dall’accordo di Parigi. Come andrà tra Trump e Merkel? La cancelleria, come è noto, è descritta dai media come l’anti-Trump, una fedelissima di Obama. Ma in occasione del voto del Bundestag sul matrimonio gay, la Merkel, pur lasciando libertà di coscienza al suo partito, la Cdu, ha dichiarato di avere votato no, perché per lei il matrimonio è solo tra uomo e donna. Una posizione non proprio obamiana.

Macron ha già invitato Trump a Parigi il 14 luglio ed è difficile che Theresa May crei difficoltà a Trump, grande sostenitore della Brexit. E se la Merkel ricucisse con Trump? Da notare che, in patria, il socialista Schultz accusa Angela di essere troppo morbida con Trump. In fin dei conti, perché i tedeschi dovrebbero tirare troppo la corda con gli Stati Uniti? Perché i tedeschi dovrebbero fare una ‘guerra’ con gli americani, come ha scritto Limes, avendone già perse due? I tedeschi, come sappiamo, sono diplomatici.  Per quarant’anni anni hanno negato di volersi riunificare ed era ciò che desideravano di più.

Dopo la  riunificazione, la Germania si è mossa con grande prudenza. Il padre della riunificazione Kohl ha capito che solo inserita in Europa  la Germania unita avrebbe evitato problemi interni ed esterni. La Germania è stata prudentissima: non è andata in Iraq nel 2003, ma si è anche astenuta al voto Onu sulla “no fly zone” in Libia nel 2011.  Ha accolto a braccia aperte il primo presidente afroamericano Obama, quando era ancora candidato.  E’ diventata quasi più politically correct di Obama. La Merkel si è congratulata con Trump, dopo la vittoria, con espressioni obamiane, tanto da farla eleggere leader del mondo libero dal New York Times. Ma  chi conosce un po’ la politica americana sa che è anche uno show: un producer della Cnn ha detto che la Cnn spara “fake news” sul Russiagate per aumentare gli ascolti. Perché mai la Germania dovrebbe impuntarsi sul clima contro Trump, quando è piena di acciaio e carbone?

Per la Germania è importante Nord Stream, il gasdotto di Gazprom dove lavora Schröder, l’ex leader tedesco, quindi per Berlino è importante il rapporto con la Russia, come per Trump. E siamo davvero sicuri che la Merkel s’impunterà per avere un rapporto preferenziale con la Cina di Xi Jiping? La Merkel è un campione di diplomazia, quindi potremmo anche assistere a un misurato “welcome Donald”.
Teniamo conto che la Germania non vuole essere la guida dell’Europa, l’europeismo in Germania non è legato come in Italia a quel vincolo esterno ritenuto necessario per l’incapacità della penisola di amministrarsi, né è la continuità dell’internazionalismo impugnato dalla nostra sinistra dopo la fine del comunismo. Per i tedeschi l’Europa è stata una necessità: nessun capo di Stato europeo, soprattutto Thatcher e Andreotti, accoglieva con entusiasmo la prospettiva di un’unificazione tedesca. Il capolavoro di Kohl fu di essere l’architetto della riunificazione tedesca e di porre le basi con Mitterand, dopo il crollo dell’Urss, all’attuale Unione europea.

La Germania, però, oggi potrebbe tranquillamente tornare al marco, oppure varare, come vorrebbero i francesi, un’Europa a più velocità. La Merkel vuole la piena occupazione e proteggere i risparmi tedeschi.  La cancelliera fece il grande gesto di aprire ai siriani, ma come Macron, non vuole nuovi migranti provenienti dall’Italia. Inoltre, al G20 la grande attrazione sarà l’incontro Putin-Trump, del quale si parla già di qualche sorpresa che potrebbe oscurare il summit. E l’Italia? Come nella vignetta di Giannelli sul Corriere, Gentiloni chiama l’Ue per i  migranti, ma una segreteria telefonica risponde che l’utente non è al momento raggiungibile. Alla fine,  potrebbe essere l’Italia, col governo più europeista e anti-Trump, a rimanere col cerino in mano a chiedersi con ansia quando Trump nominerà un ambasciatore a Roma.