Ma quanti voti vale “Presenza Popolare”?
06 Febbraio 2013
L’assenza che si è notata di più alle manifestazioni del Pdl di domenica scorsa è stata la sua, quella di Gianfranco Giuliante, il consigliere regionale un passo fuori ma ancora formalmente dentro il popolo delle libertà. Giuliante, con un’altra pattuglia composta da pidiellini e casiniani scontenti delle liste elettorali, ha dato vita a un intergruppo in consiglio regionale, "Presenza Popolare", che, insieme alla lista "Pescara Futura" di Carlo Masci e a quella filo-meloniana di Gatti, segna il perimetro ultimo della diaspora pidiellina prima delle elezioni (ancora in fieri, nel caso di Presenza Popolare).
Giuliante, chietino di origine ma aquilano da sempre, un passato nel fu Movimento Sociale poi Alleanza Nazionale, vicino all’ex ministro Matteoli, parla di "unità nel rinnovamento" ma deve molto al Pdl. Non è infatti quel che si dice un ‘mister preferenze’, a punzecchiarlo, più o meno in questi termini, il numero due nella corsa alla Camera del Pdl, Paolo Tancredi. Va ricordato che Giuliante venne inserito nel listino del presidente Chiodi all’epoca della travolgente vittoria alla Regione, che non è poco.
Da tempo convinto che all’interno del partito abruzzese ci sia una "conventio ad excludendum" ai danni del centrodestra aquilano e pescarese, Giuliante batte i pugni sul tavolo e se la prende proprio con Tancredi e il coordinatore regionale Piccone rei di aver mantento lo status quo. "Oligarchi", li chiama, tirando in ballo addirittura la Magna Carta, per dire che i vertici del partito sono una "baronia feudale". Una definizione che farà pure effetto, se non fosse che quel celebre documento sanciva la nascita dei diritti civili e delle moderne libertà. Come dire, un esempio storico poco calzante.
Tralasciando la storia e i suoi conoscitori, Giuliante vuole uscire dal "feudalesimo" con un’operazione che tenga insieme i delusi del Pdl, Fratelli d’Italia, spezzoni dell’Udc, "Pescara Futura". Il danno per il Pdl, sostengono alcuni, potrebbe essere grave, ma dopo le manifestazioni di domenica scorsa ad emergere è l’immagine di un partito che non solo tiene ma ha ripreso a crescere nei sondaggi, e soprattutto si è definitivamente ricompattato.
Il senatore Tancredi ha definito l’operazione Presenza Popolare "utilitaristica". I toni, dunque, sono cambiati. Dopo le ammissioni sugli errori commessi nella composizione delle liste, ora la leadership del partito sembra meno disposta alla diplomazia e a stendere ramoscelli d’ulivo. C’è infatti una bella differenza tra la lettera inviata all’inizio dello scorso gennaio da un gruppo di pidiellini tra cui il nostro Giuliante ai maggiorenti del Pdl, nella quale si poneva il problema politico della composizione geografica delle liste e si chiedeva al presidente Chiodi di fare il federatore delle diverse anime locali del partito, e il "fuoco amico" degli ultimi giorni, con Giuliante che spara bordate pesanti ai danni dei suoi colleghi. Dal preservare le differenze insomma si è passati al localismo fine a se stesso, legato probabilmente ad esigenze di natura elettoralistica.
Già in passato Giuliante ha dato prova di essere un uomo politico sanguigno, affermando, e poi smentendo, che Chiodi aveva un debole per Teramo disdegnando l’Aquila. Oppure quando lo accusavano apertamente di "inciuciare" con il sindaco piddino Cialente e lui si difendeva senza tema ricordando il suo granitico passato di anticomunismo. La domanda da farsi è però dove guarda in futuro, considerando che dopo le politiche si avvicina l’appuntamento delle Regionali.
Una considerazione va fatta. Quando in politica si avanzano delle rivendicazioni, lecite, non c’è dubbio, anche condite dalla polemica se dà sapore alla dialettica; quando si sceglie di fare una ‘verifica dei poteri’ interni a un partito, è necessario avere le carte in regola e numeri sufficienti per proporsi come un’alternativa vincente. Ebbene, alle recenti comunali dell’Aquila non è andata poi così egregiamente. Pierluigi Properzio, il candidato del Pdl sostenuto da Giuliante, ha preso l’8 per cento. Cialente il 40. Viene da chiedersi se in fin dei conti sarebbe così grave per il Pdl un’eventuale strappo di Presenza Popolare.