Macché hacker russi, qui l’unico spione è Obama!

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Macché hacker russi, qui l’unico spione è Obama!

31 Dicembre 2016

Obama ordina nuove sanzioni contro l’intelligence russa accusando Mosca di aver alterato il risultato delle presidenziali di novembre che, contro ogni previsione, hanno incoronato Donald Trump. Il presidente USA espelle decine di funzionari della diplomazia russa, chiude due uffici consolari, nella più dura repressione contro uno Stato terzo sospettato di attacchi informatici, facendo precipitare le relazioni tra Mosca e Washington ai tempi della Guerra Fredda. “L’anatra zoppa”, Obambi, che tra venti giorni lascerà la Casa Bianca, minaccia ulteriori e pesantissime ritorsioni contro il Cremlino su cui il governo americano mantiene il massimo riserbo.

Vedremo chi c’è dietro “Guccifer” e gli altri gruppi hacker citati nel report diffuso dalla FBI e dal Dipartimento della Homeland Security, che incastrerebbe i servizi segreti della Russia, considerando che per adesso, invece di portare delle prove a sostegno di accuse così gravi, la Casa Bianca si è limitata a dire che “nei prossimi giorni spiegheremo al Congresso in che modo Mosca ha interferito nelle nostre elezioni”. Visto che per adesso WikiLeaks, il sito che pubblica rivelazioni internazionali, nega di essere stata “imbeccata” dai russi, così come Mosca rispedisce al mittente ogni accusa. Intanto, alcuni parlamentari americani si chiedono come mai la CIA abbia informato TV e giornaloni delle hackerate russe ma non la commissione sui servizi del Congresso, che dalla fine di novembre aspetta di ricevere informazioni sulle elezioni ‘manipolate’.

“La CIA non dovrebbe far filtrare dichiarazioni sui media,” commenta il falco del Team Trump, Kellyanne Conway, “se ci sono delle evidenze, le mostrino”. Oppure quella obamiana si rivelerà solo una grande montatura, le sanzioni antirusse una provocazione, e avranno ragione quelli che dicono attenti che il vero obiettivo non è Putin, ma Trump, l’odiato presidente Trump, che, dal colpo di coda contro Israele in consiglio di sicurezza ONU all’escalation con Mosca, è finito nel mirino di Obama, il politico americano che sta cercando di accreditarsi come l’alfiere della opposizione al trumpismo.

E’ tipico di avvocaticchi alla Obambi tirare scherzi barbini del genere: se Donald Trump proseguirà nella sanzioni, dimostrerà che le accuse della CIA sui russi erano fondate nonostante lui le avesse sempre smentite. Se invece il Don toglierà le sanzioni, continueranno a dipingerlo come un burattino nelle mani di Putin. In ogni caso una freccia all’arco di Obama, che ricorderemo come il primo presidente capace di indebolire in tutti i modi il suo successore, una cosa che non si era mai vista in maniera così eclatante nella storia degli Usa.

Ma Obama che accusa i russi di essere degli spioni non è lo stesso presidente che fu costretto a scusarsi, urbi et orbi, per aver spiato tramite la potente NSA nel cellulare della cancelliera Merkel, dei suoi principali alleati NATO, e potenzialmente nei computer di ognuno di noi? In quel caso non erano ipotesi o illazioni ma, per dirla con uno slogan pubblicitario, “solide realtà”. E con quale coraggio Obambi parla di elezioni “manipolate” quando ha cercato in tutti i modi di alterare il risultato del referendum costituzionale italiano invitando il suo amico Matteo Renzi a cena alla Casa Bianca a ridosso del voto? Magari suggerendo ai renziani di reclutare il suo guru della comunicazione, quel Jim Messina, mr. 400 mila euro, chiamato a guidare la campagna elettorale del Pd nel nostro Paese.

Peccato però che in Italia ha vinto il NO, che negli USA ha vinto Trump e che Vladimir Putin è ancora lì al Cremlino (e chi lo smuove), mentre Barack Hussein tra un paio di settimane smetterà finalmente di combinare danni.