Macron invita Trump in Francia (e l’Italia renziana dorme)
02 Luglio 2017
Qualcuno si ricorda com’è stato accolto il presidente Macron dalla stampa nostrana? Macron salvatore della Francia dalla Le Pen, salvatore dell’Europa dall’avanzata dei “populismi”, salvatore del mondo per essersi opposto al presidente americano Trump su Cop21, il vertice sul clima andato in scena per la prima volta proprio a Parigi più di un anno fa. Quando Trump e Macron si sono incontrati nei mesi scorsi tutti a parlare della lunga stretta di mano tra i due presidenti, con Macron dipinto come una sorta di re taumaturgo capace di salvare la globalizzazione dal mantra trumpista “America First”. Poi però Macron ha sbarrato la strada a nuovi appalti ai cinesi per le infrastrutture del suo Paese e messo in stand by la vendita dei cantieri di Saint Nazaire a Fincantieri. Francia first?
Per i giornaloni nostrani, Macron incarna la buona politica contro l’antipolitica, la ragionevolezza europea contro i colpi di testa del Don, anche se, a leggere gli ultimi editoriali del Corriere della Sera, questa incrollabile fiducia verso il bell’Emmanuel sembra mostrare i primi segni di cedimento. Sarà perché Macron ha appena invitato Trump in Francia a commemorare non solo la presa della Bastiglia, ma l’anniversario dell’intervento Usa nella Prima Guerra mondiale, occasione in cui il Don con ogni probabilità ricorderà agli alleati europei che la NATO costa e può funzionare solo se gli altri partner ci mettono qualcosa di tasca loro.
Sarà che, con una sanguinosa guerra dentro casa, Macron ha dovuto imprimere una stretta sulla sicurezza. Non il “muslim ban” trumpista – il divieto di ingresso negli Usa agli immigrati provenienti dai Paesi sponsor del terrorismo – ma la strada è segnata se gli attacchi jihadisti proseguiranno. Dopo l’entrata in vigore del “ban” Usa, inoltre, Parigi e le altre cancellerie europee temono che i foreign fighters di ritorno dalla Siria e dall’Iraq convergano su Francia ed Europa. Per arrivarci, chiusa la rotta balcanica da Erdogan, pagato miliardi grazie alle pressioni della Merkel sugli altri partner europei, la rotta disponibile resta quella di Lampedusa, Italia.
A far irrigidire la grande stampa italiana è l’atteggiamento dell’Eliseo sul dossier immigrazione. Dopo aver detto a Gentiloni che l’Italia si è spesa più di tutti gli altri Paesi europei nell’accoglienza (in pratica facciamo solo questo), e aver lodato il nostro Paese, e aver spiegato che Roma va aiutata, quando è arrivato ‘l’ultimatum’ italiano a Bruxelles, cioè il blocco dei porti alle navi delle ong che sbarcano migranti, Macron ha fatto rapidamente dietrofont spiegando che certo, bisogna essere solidali, ma alla Francia non servono migranti economici, e visto che tre quarti di quelli che arrivano in Italia sono tali, cioè non scappano da guerre e persecuzioni, vengono in Europa nell’illusione di trovare l’eldorado, possono cercarlo qui da noi. Insomma Macron protezionista, Macron per il contenimento dell’immigrazione incontrollata, Macron contro il terrorismo islamico, Macron che invita Trump all’Eliseo.
E l’Italia? Matteo Renzi ha detto più volte che siamo l’ultimo argine al “populismo”, e così aveva presentato il suo endorsement per il candidato di En Marche! alle elezioni presidenziali, ma come la mettiamo con il Macron che abbiamo appena descritto? Anche il presidente francese è entrato nel club dei “populisti”? E mentre il nostro Paese continua a restare isolato sulla questione immigrazione a livello europeo, e sconta una serie di errori diplomatici nelle scelte fatte in Libia, Renzi, un leader sempre più debole dopo la batosta presa al referendum e le tante sconfitte elettorali, perde anche l’ultimo dei suoi miti esteri. E’ il cortocircuito del renzismo e della stampa che gli fa da stampella: del resto provvedimenti sulla cittadinanza come lo “ius soli” non sono forse una riedizione di quel populismo? Intanto Macron aspetta Trump all’Eliseo, per parlare di sicurezza e immigrazione.