Made in Italy, il salvataggio di Ittierre è un successo del Molise e del Paese

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Made in Italy, il salvataggio di Ittierre è un successo del Molise e del Paese

22 Dicembre 2011

Produceva marchi del calibro di Dolce & Gabbana, Versace e Roberto Cavalli. Ma dopo aver conquistato i mercati mondiali con la moda Made in Italy, la It Holding di Pettoranello di Molise, piccolo centro alle porte di Isernia, alla fine del 2008 era data per spacciata. Debiti alle stelle, fallimento a un passo. A rischio mille posti di lavoro, più quelli dell’indotto. Sarebbe stato un disastro per l’economia molisana, ma fortunatamente la storia è andata in maniera diversa e ha avuto un lieto fine.

Al capezzale del malato terminale, l’allora ministro dello Sviluppo economico Scajola mandò infatti tre commissari: Chimenti, Ciccoli e Spada hanno salvato il salvabile. Dopo aver evitato il fallimento attraverso l’amministrazione straordinaria di tutte le aziende del gruppo, hanno deciso di vendere. Non prima, però, di garantire gli ammortizzatori sociali a quei lavoratori che inevitabilmente sarebbero finiti in esubero e di assicurare un numero sufficiente di commesse. Sia per evitare il crollo, sia per restare sul mercato. Superata la fase di emergenza, si è deciso di procedere con la vendita dei gioielli di famiglia, puntando sul cosiddetto “spezzatino”: non è stato ceduto il gruppo nel suo insieme, bensì le singole società. Sono state così messe all’asta le società Ferrè, Malo e Ittierre. La più importante, con sede a Pettoranello, era proprio quest’ultima. Il cuore del gruppo. Quella che garantiva centinaia di posti di lavoro. L’asta è stata vinta dal gruppo Albisetti, guidato dal patron Antonio Bianchi. È passato all’incirca un anno da allora. Con questo risultato: oggi a Pettoranello si respira un’altra aria. Aria di rinascita.

In un recente incontro al ministero dello Sviluppo economico, il manager comasco ha tracciato il bilancio del primo anno di attività. Il 2011 si chiuderà con un sostanziale pareggio. Ma soprattutto sono state riassunte circa seicento persone, un centinaio in più rispetto alle previsioni iniziali. Mentre l’acquisizione di nuovi marchi fa nutrire un cauto ottimismo anche per il 2012. Altro personale in esubero potrebbe cioè essere richiamato in azienda. Se lo augura anche il presidente della Regione, Michele Iorio, che ha sostenuto sin dall’inizio il progetto ‘nuova Ittierre’ delineato dall’imprenditore lombardo.

Certo è che nei prossimi mesi ci sarà da lavorare, a Pettoranello. Perché in questi mesi l’amministratore delegato della nuova società ha acquisito nuovi e importanti marchi: oltre a quelli che ha ricevuto  in eredità (come ad esempio Galliano, Scervino e Gf Ferrè), ha stretto accordi per produrre linee o accessori per conto di Aquascutum, Pierre Balmain, Lagerfeld, Fiorucci (una linea sarà disegnata dalla ex modella Naomi Campbell), mentre qualche giorno fa è stata firmata un’intesa quinquennale per produrre le prime linee e gli accessori di Tommy Hilfigher. Quest’ultimo marchio potrebbe rappresentare una svolta.

I conti in tasca alla nuova Ittierre li ha fatti Milano Finanza Fashion. Grazie all’accordo con l’azienda americana, il fatturato dovrebbe passare dai 150 milioni di euro di quest’anno ai 220 milioni del 2012. Per il 2013 si punta a  superare i 300 milioni di euro. Non a caso il quotidiano che si occupa di moda ha definito il 2011 l’anno del grande rilancio della Ittierre. Né Bianchi nasconde la sua soddisfazione nell’intervista rilasciata a Mff subito dopo l’accordo con Hilfigher. “Poter lavorare con un marchio così importante – ha detto – è un motivo di grande soddisfazione. Si tratta di un’operazione che ci aiuterà moltissimo nel processo di costruzione di un’immagine globale e internazionale. Inoltre, Tommy Hilfiger si inserisce nella rosa delle prime linee in licenza. Come ho sempre voluto sottolineare, il nostro gruppo è industria ma al contempo vanta un’expertise sartoriale di alto livello”.

Con questo patrimonio aziendale, “Made in Molise”, Bianchi si appresta a consolidare le vendite in Europa e a puntare sui mercati asiatici e americani. Un po’ come accadeva in passato. I molisani lo sperano: in ballo ci sono altre centinaia di posti di lavoro. Le premesse sono buone. Bianchi ci crede tantissimo in questa scommessa. Tra l’altro ci ha messo poco a innamorarsi del Molise. Lo si capisce anche da un’intervista rilasciata al Corriere della Sera il mese scorso, all’indomani dell’acquisizione del marchio Aquascutum. In quest’occasione ha detto che il suo obiettivo è quello di portare l’80 per cento della produzione del gruppo a Pettoranello. Per “amore”, ma anche per convenienza: “In Molise – ha detto Bianchi al Corsera – e in tutta l’area circostante, anche pugliese, ci troviamo in un’oasi felice. Abbiamo un attaccamento al lavoro che non c’è più in Brianza e un costo al minuto che è inferiore del 50 per cento a quello del Nord Italia. Un “Made in Italy” eccezionale a un prezzo più contenuto. I nostri prezzi tra poco saranno competitivi con quelli della Cina che sta alzando il suo costo del lavoro e che ha dazi del 12 per cento, costi di trasporto e richiede grandi quantità di prodotto”. Parole che fanno ben sperare. Non solo al Molise, ma anche al resto d’Italia.