Mafia. Blitz al vertice di Cosa Nostra, 6 arresti a Marsala

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Mafia. Blitz al vertice di Cosa Nostra, 6 arresti a Marsala

03 Luglio 2009

I carabinieri del comando provinciale di Trapani e gli agenti di polizia della Mobile di Trapani e del commissariato di Marsala hanno eseguito all’alba 6 ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip di Palermo su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia.

Il blitz, coordinato dal procuratore aggiunto Teresa Principato e dai pm Marsia Sabella e Carlo Marzella, ha visto impegnati 100 tra poliziotti e militari dell’arma. Gli arrestati sono accusati di far parte della famiglia mafiosa di Marsala (Trapani), di una serie di estorsioni e del reato di detenzione di armi da fuoco. In manette sono finiti Vito Vincenzo Rallo, pluripregiudicato di 49 anni, ritenuto dagli investigatori reggente della cosca marsalese, Francesco Giuseppe Raia, 41 anni, anche lui pluripregiudicato, Maurizio Bilardello, 39 anni, pregiudicato, Giuseppe Gaspare De Vita, 36 anni, podologo, Francesco Messina, 49 anni, imprenditore edile  e Dario Cascio, 28 anni pregiudicato. Secondo gli investigatori Rallo pianificava, ma anche realizzava personalmente, le estorsioni, “sovrintendendo alla gestione della cassa comune della consorteria”. Rallo, inoltre, rappresentava la famiglia nei rapporti con le altre articolazioni territoriali di Cosa Nostra. Raia, invece, con l’ausilio costante di Bilardello, si occupava di gestire il sistema delle estorsioni, custodiva la cassa comune e suddivideva i relativi introiti.

L’attività investigativa, condotta a partire dal 2007, ha permesso di fotografare la piena fase riorganizzativa della famiglia di Marsala, pervenendo all’individuazione del suo attuale vertice. Il piano di riorganizzazione della cosca aveva avuto la “benedizione” del superlatitante trapanese Matteo Messina Denaro che, dopo le operazioni di polizia che avevano messo in ginocchio la “famiglia”, aveva espresso le sue preoccupazioni sul futuro di Cosa Nostra marsalese in diversi “pizzini” indirizzati al padrino di Corleone Bernardo Provenzano. Nelle lettere, ritrovate nel covo in cui il capomafia è stato arrestato nell’aprile del 2006, Messina Denaro scriveva di non potere più esaudire le richieste di Provenzano relative alla zona di Marsala perché lì erano stati arrestati “i rimpiazzi e pure i rimpiazzi dei rimpiazzi”. Una frase usata per indicare che nella zona non c’erano più uomini d’onore “fedeli” da utilizzare.

L’indagine inoltre ha svelato la capillare pressione estorsiva esercitata dalla cosca: grazie alle intercettazioni gli inquirenti hanno scoperto, ad esempio, i taglieggiamenti subiti da un imprenditore del settore ittico della zona, costretto, dal 2003 al 2008, a versare tangenti da 5000 euro.

I boss, poi, si erano organizzati un vero e proprio arsenale di armi e munizioni ed esercitavano “attività” tipiche degli uomini d’onore come l’intermediazione in affari immobiliari: la cosca era intervenuta nell’acquisto di un terreno da adibire a parcheggio.

Dall’inchiesta, infine, è emerso che la designazione di Rallo al vertice della “famiglia”, caldeggiata da Messina Denaro, non era particolarmente gradita al vecchio boss detenuto Gaspare Raia, che aveva messo in guardia il figlio a stare attento al boss in passato sospettato di avere fatto la cresta sui soldi della cassa della cosca.