Mafia. Boss catanese depresso: il Tribunale gli concede i domiciliari

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Mafia. Boss catanese depresso: il Tribunale gli concede i domiciliari

03 Giugno 2009

Giacomo Maurizio Ieni, 52 anni, indicato come il boss della cosca mafiosa Pillera di Catania è fortemente depresso e per questo lascerà il regime di 41 bis. È questa la polemica decisione della terza sezione penale del Tribunale del capoluogo etneo che giustificano la decisione per "gravi motivi di salute". Il boss sconterà il resto della condanna non più nel centro clinico del carcere di Parma, ma passerà agli arresti domiciliari in casa, a Catania.

Nella precedente udienza di uno stralcio del processo Atlantide, Ieni era scoppiato in lacrime davanti ai giudici sostenendo di "essere fortemente depresso e di non riuscire a stare in carcere". L’uomo, difeso dall’avvocato Giuseppe Lipera, durante un’udienza in videoconferenza dal centro clinico per detenuti di Parma, aveva, infatti, detto di essere in preda ad una forte forma depressiva e di essere debilitato psicologicamente.

Accogliendo la richiesta del suo legale, il Tribunale alla fine gli ha concesso gli arresti domiciliari ritenendo che "l’affetto dei familiari" sarà per lui la terapia migliore per riprendersi e guarire. La decisione è "fortemente contestata" dalla Procura di Catania che si dice "estremamente sorpresa e sgomenta" sia "per la pericolosità sociale del soggetto" e visto che "nella perizie redatte non ce n’era alcuna che stabilisse che il suo stato di salute sia incompatibile con la detenzione in un centro medico, così come si trovava ristretto".

Anche il mondo della politica ha reagito duramente alla decisione del Tribunale. Per Claudio Fava, Capolista di Sinistra e Libertà per la Sicilia, "per i mafiosi di Catania il 41 bis è una specie di campeggio". "Ai detenuti depressi – prosegue Fava – si concedono gli arresti domiciliari, mentre Santapaola pubblica impunemente le sue lettere e le sue minacce sul giornale locale. È una vergogna, conclude l’esponente di SL".

Della stessa idea è il senatore Carlo Vizzini, Presidente della commissione Affari costituzionali e componente della commissione Antimafia: "Trovo scandalosa la vicenda del boss Giacomo Ieni e penso soprattutto che sia lesiva della credibilità dello Stato". E aggiunge: "Mi auguro che ci sia un modo per restituirlo al più presto alle patrie galere". "Il boss in galera con il 41 bis – osserva Vizzini – si deprime e finisce prima in infermeria e poi viene destinato dal Tribunale agli arresti domiciliari, ritenendo che l’affetto dei familiari sarà per lui la migliore terapia". "Mi domando – conclude Vizzini – qual è a questo punto la terapia per le famiglie delle vittime della mafia che i loro affetti familiari possono solo piangerli di fronte ad una lapide, a causa di vili mafiosi che con le mani grondanti di sangue si presentano, poi, nei Tribunali come pavidi agnellini".