Mafia. Cicchitto-Quagliariello: “Rispondiamo a carte scoperte”
31 Maggio 2010
di redazione
"Poiché vi è chi continua a insinuare a carte coperte – non ultimo il senatore Zanda ieri sera – preferiamo rispondere a carte scoperte. Cominciando con una questione di metodo: e’ singolare che sulle stragi e sulle bombe del ’92-’93 si addebiti l’onere della verità al governo in carica come fosse un capo di imputazione e si accetti supinamente che il presidente del Consiglio allora in carica abbia aspettato diciassette anni per denunciare i suoi sospetti di pianificazioni golpiste". Lo hanno dichiarato in una nota congiunta il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto e vicepresidente vicario del PdL al Senato Gaetano Quagliariello, entrambi membri del Copasir.
Per i due parlamentari i dati storici riferiscono chiaramente quale fosse la parte politica destinata a prendere il potere sulle macerie di Tangentopoli: "A cominciare da quelle amministrative del ’93 – sostengono – che, ad esempio, videro Palermo decretare un plebiscito a favore di Leoluca Orlando Cascio, Catania e Torino mandare al ballottaggio due candidati di sinistra, e Milano portare fino al secondo turno un altro candidato della Rete".
"Nel ’92-’93 – continuano Cicchitto e Quagliariello – c’era una parte politica che aveva isolato e tentato di delegittimare Giovanni Falcone, che era tanto forte da poter determinare l’elezione di un presidente della Repubblica sull’onda emotiva delle stragi di mafia, e che era universalmente considerata una ‘gioiosa macchina da guerra’ destinata alla vittoria e al potere. Un quadro documentato ben più concreto e reale di fumose ‘preveggenze’ su forze ‘in via di formazione’ di cui neanche la più spregiudicata mistificazione riuscirà a retrodatare la nascita e a infangare la genesi. Noi non siamo appassionati quanto i nostri avversari di dietrologie e trattative, ma se dietrologia deve essere – concludono Cicchitto e Quagliariello – almeno si rispettino i fatti e la loro sequenza inconfutabile".