
Magdalene: una mistificazione storica da Leone d’Oro

23 Settembre 2007
Si intitola “Kathy’s real
story” e uscirà il prossimo 12 ottobre, (ed. Prefect Press, 224 pagine): Herman Kelly, giornalista
irlandese ed editorialista del The Mail on Sunday, lo ha scritto per smascherare e demolire “una colossale mistificazione”, quella
raccontata nel film “Magdalene”, premiato con il Leone d’oro al Festival di
Venezia nel 2002.
Il
film si rifaceva al libro “Kathy’s story”, di Kathy O’Beirne, una cinquantenne irlandese
che con le sue 350.000 copie vendute aveva fatto indignare il mondo intero
denunciando la violenze anche sessuali subite da suo padre, e soprattutto i
terribili abusi di 14 anni passati in una delle “Magdalen Laundries”, letteralmente
le “lavanderie di Maddalena”, case di rieducazione gestite dall’ordine
cattolico delle Suore di Nostra Signora della Carità, in cui ragazze problematiche
e abbandonate dalle famiglie lavoravano come lavandaie. “L’ultimo istituto è
stato chiuso nel 1996”,
scrivevano con orrore i recensori del film, come se le inaudite violenze
descritte fossero durate sempre, per tutto il tempo dell’ esistenza di questi
istituti, e ne fossero parte integrante.
E’
proprio questo il cuore del feroce attacco alla Chiesa: i – presunti – soprusi
delle religiose cattoliche trasformate quasi in kapò non sono un’eccezione in
una storia millenaria di costruttori di cattedrali, scuole, orfanatrofi ed
ospedali, ma il paradigma di una Chiesa sostanzialmente corrotta, ipocrita e
violenta, nella quale vicende come quella di ”Magdalene” sono tutt’altro che rare.
La violenza sui deboli è ancora più ingiusta e insopportabile se avviene là
dove ci si aspetta bontà e misericordia; il maligno è ancora più nero se lo si
trova là dove si va a cercare il bene.
Ma
pare che la storia da cui è nato il film sia stata inventata di sana pianta da
Kathy O’ Beirne, il cui nome non figura in nessuno dei registri delle Magdalen
Laundries. Nel settembre dello scorso anno i media inglesi (ma dov’erano quelli
italiani?) hanno dato gran risalto alla
conferenza stampa della famiglia O’Beirne, con la quale sette fra fratelli e
sorelle l’hanno pubblicamente sbugiardata.
Sul
Guardian, ad esempio, possiamo leggere le dichiarazioni di Mary O’Beirne: “Nostra
sorella non è mai stata in una lavanderia o in una casa delle Magdalene, ma al
St. Anne’s children home, a Kilmacud; all’ospedale psichiatrico di St Loman, alla
prigione Mountjoy e alla Sherrard house, una casa per i senzatetto. I nostri
genitori l’hanno portata al St. Anne per un breve periodo, quando aveva 11 anni,
per i suoi problemi comportamentali. Nostra sorella non ha avuto un bambino
[dopo uno stupro] a 14 anni, che lei dice essere morto a dieci. La rabbia e la
frustrazione che abbiamo provato nel vedere nostro padre marchiato in tutto il
mondo come un orribile stupratore è indescrivibile. Le accuse contro mio padre
sono false […] Io non posso più andare a scuola con i miei bambini. Se si
dicono bugie per tanto tempo, poi la gente ci crede. Vogliamo andare avanti e
ricordare i nostri genitori. Sono stati buoni con noi”.
La famiglia ha chiesto,
invano, che il libro fosse ritirato dal commercio: la casa editrice si è
rifiutata, spiegando che la storia è vera, e che l’archidiocesi di Dublino,
interpellata in proposito, sostanzialmente non ha dato risposte. Alla richiesta
di prove documentate sull’esistenza del bimbo dato alla luce dalla O’Beirne, e
sul periodo trascorso alle Magdalene, l’editore però si è rifiutato di
rispondere.
Non solo: sono spuntate tre
testimoni, ospiti anch’esse della Sherrard House insieme a Kathy
O’ Beirne, per ben tre anni, in un periodo in cui, secondo il suo libro, la
ragazza doveva essere alle Magdalene. “Kathy non ha mai avuto bambini, non ha
mai parlato di avere avuto bambini, e neanche una volta di essere stata in una
casa delle Magdalene. Questa storia è una totale follia” dichiara una di loro,
Angela, al Sunday Times, mentre un’altra, Mary Lavin, ricorda che Kathy era
solita scrivere storie della vita di ragazze che veniva conoscendo.
L’autrice del best seller che
ha ispirato il film pluripremiato conferma che la sua storia è vera, mentre le
suore incriminate hanno chiesto un’indagine al Dipartimento di Giustizia, in
vista di una probabile azione legale. Sicuramente all’uscita del libro si
riparlerà del caso, almeno in Irlanda e in Gran Bretagna, e si vedrà se anche
stavolta, come per tanti altri casi di religiosi cattolici irlandesi, le suore
diffamate risulteranno innocenti.
Il regista di “Magdalene”,
Peter Mullan, in un’intervista all’Espresso dichiarò: “da molti anni il papa è
impegnato a chiedere perdono per i crimini commessi dalla Chiesa. Dal genocidio
degli indios perpetrato in nome di Dio, allo scandalo dei preti pedofili. Ma
finora non ha fatto parola delle Case Magdalene. Chissà che questo film non lo
aiuti a ricordare”.
Chissà che il libro di Herman
Kelly sulla vera storia di Kathy O’ Beirne non lo aiuti a pensare. Aiuti lui e
tanta stampa italiana che – tranne la solitaria eccezione di Avvenire, che ha
pubblicato la notizia lo scorso 12 agosto – dopo le recensioni trionfali del
film e il dito puntato contro la Chiesa, ha tralasciato di raccontare tutto il
resto.