Maggioranza battuta per due volte alla Camera: colpa solo di San Pietro e Paolo?
30 Giugno 2011
Ci risiamo. Maggioranza battuta alla Camera, per due volte. Scranni vuoti, deputati-fantasma. E’ il solito balletto a neanche una settimana dalla verifica parlamentare. L’ennesimo passo falso, l’ennesima brutta figura. I ‘defilatos’ sono in gran parte del centrodestra: ventisette assenti ingiustificati nelle file del Pdl, sei in quelle dei Responsabili, due nel settore Lega. Il Cav. va su tutte le furie, si precipita alla Camera per capire che sta accadendo. Semplice: è San Pietro e Paolo e a Roma si fa festa. Ma non può bastare.
Le trattative coi ministri per limare il testo sulla manovra economica, il rompicapo dei rifiuti a Napoli e delle soluzioni da mettere in campo, la girandola di riunioni alla vigilia del Consiglio nazionale del Pdl. Berlusconi, Tremonti e lo stato maggiore del partito concentrati sull’agenda e a Montecitorio che succede? Ventisette deputati pidiellini decidono di disertare l’Aula, meglio una giornata ricreativa chissà al mare o a fare shopping. Il risultato è che la maggioranza va sotto due volte, una delle quali sull’articolo uno della legge comunitaria, il che vuol dire mettere a repentaglio l’intero provvedimento.
In Aula mancano diversi ministri e sottosegretari ma al netto di quelli impegnati più direttamente sulla manovra e sui rifiuti, il grosso delle assenze si registra negli scranni dei parlamentari. E fa una certa impressione vedere il tabellone delle votazioni che segna 270 no, 262 sì e due astenuti se si considerano i numeri che il centrodestra ha dato prova di avere solo qualche giorno fa sul dl sviluppo e sulla verifica parlamentare. Quasi quaranta deputati volatilizzati è qualcosa di ben diverso dalle preventivabili assenze fisiologiche. Il paradosso è che quando in gioco c’è la fiducia o un passaggio delicato per il governo, allora sono tutti lì a fare il loro dovere, poi quando si tratta di continuare a fare lo stesso dovere per il quale sono stati eletti, molti onorevoli preferiscono passare il tempo alla buvette o un giro per fatti loro. E chissenefrega se in Aula c’è da votare e da sostenere un provvedimento della maggioranza.
A Roma ieri si celebrava la ricorrenza dei patroni San Pietro e Paolo e specie nel drappello dei deputati capitolini si è preferito onorare – in tutti i sensi – la festa. Atteggiamento inqualificabile, specie se si punta a riformare il capitolo costi della politica – come annunciato da Tremonti – perché se poi è questa la ‘lezione’ che dai politici viene, non c’è da meravigliarsi se la gente non va a votare o guarda alla politica con sempre crescente disaffezione. E sinceramente serve a poco il fatto che il Cav. si sia infuriato se poi non ne derivano conseguenze per coloro che hanno provocato il ‘patatrac’. Si parla di una ‘lista nera’ degli assenti, o di sanzioni e richiami ma se questa fosse l’intenzione vera, il risultato finale sarebbe più o meno equivalente a un bicchiere di acqua fresca.
Berlusconi molla le riunioni calendarizzate e si precipita a Montecitorio, riunisce i vertici di Pdl e Lega e chiede spiegazioni. Dice che così non si può andare avanti perché è la strada per andare tutti a casa. C’è da capirlo, solo una settimana fa aveva esaltato la compattezza della maggioranza in Aula, coi voti lì a dimostrarlo (317 senza i finiani sul dl sviluppo), e oggi si ritrova con un provvedimento che ha rischiato di saltare (è stato rinviato) e che comunque è stato fatto a pezzi, visto che l’opposizione ha avuto la meglio su due articoli, entrambi fondamentali. Ma allora viene da chiedersi: c’è o non c’è questa maggioranza? E se c’è, possibile che ogni volta possa condizionata dagli assenteisti di turno?
Ma chi sono? Nei capannelli in Transatlantico alcuni deputati pidiellini puntano il dito contro il drappello dei romani ma anche contro qualche collega campano diffondendo il sospetto di assenze strategiche collegate all’emergenza rifiuti a Napoli (oggi se ne dovrebbe occupare il Cdm) e al ‘segnale’ che già martedì nel vertice tra i parlamentari campani e il governatore Caldoro qualcuno aveva intenzione di mandare al Cav. per sollecitare un decreto e per stoppare il no della Lega. Se anche fosse, la sostanza non cambia, anzi è pure peggio perché dimostrerebbe che chiunque può svegliarsi la mattina e decidere di mandare segnali a destra e a manca disertando il lavoro in Parlamento. Non esiste.
Chi ha avuto modo di parlare col Cav. lo descrive particolarmente indignato per lo scivolone di oggi che certo, ha dato l’astura all’opposizione per dire che la maggioranza è arrivata al capolinea. Ma ad essere indignati sono anche tanti parlamentari che diligentemente fanno il loro dovere e non tollerano più che altri colleghi se la prendano comoda. Tanto che nella riunione tra il premier e i vertici dei gruppi parlamentari c’è chi avanza l’idea di fissare un tetto per le assenze nelle votazioni più importanti: dopo tre volte si rischia la ricandidatura. Per ora la linea dura resta in stand by, soppiantata dai richiami al senso di responsabilità. Acqua fresca, appunto e in un momento così delicato per la stessa maggioranza. E quando in Aula arriverà la manovra economica che succede? Scatta il gioco a nascondino o quello a tana liberi tutti?