Maggioranza regge su F35, la Difesa non è un optional
24 Giugno 2013
Sappiamo che il numero di aerei F-35 Joint Strike Fighter previsto nel programma di spesa militare italiana è stato ridotto, dagli iniziali 131 a 90. In ballo ci sono 14 miliardi di euro. Ma i malpancisti del Pd, 16 deputati democrats capeggiati da Pippo Civati, sono pronti a sostenere la mozione presentata da SeL, sostenuta anche dal Movimento 5 Stelle per rinunciare al programma. 158 deputati. Del resto la sicurezza e le politiche di spesa militare sarebbero state elemento di spaccatura in un eventuale governo di cambiamento Bersani Vendola, che però non si è materializzato. Il problema si ripropone ora.
Il Pd cerca quindi una mediazione, e non è detto che alla fine l’acquisto degli F-35 alla fine non venga "congelato". Come l’Imu o l’Ici, la questione verrebbe rimandata. "Stiamo lavorando per trovare una soluzione ampiamente condivisa e al momento non esiste alcuna spaccatura dentro il Pd sugli F35", ha detto Giampiero Scanu, capogruppo del Pd in commissione Difesa. I grillini invece non hanno dubbi: “Gli F-35 sono un insulto all’intelligenza degli italiani. Se è vero che la coperta è corta, i pochi fondi pubblici devono essere redistribuiti ai cittadini e alle imprese e non regalati ai signori della guerra", come ha detto Dell’Orco. Per adesso, il ministro della Difesa Mauro non si è espresso sulla questione ma nelle scorse settimane aveva confermato la disponibilità del Governo ad acquistare gli aerei.
Gli F-35 sono i caccia previsti nel grande piano d’investimenti militari voluto dall’ex presidente Clinton, che ha come pivot gli Usa e comprimari gli alleati storici dell’America. I governi italiani da Prodi in poi sembravano lanciatissimi verso la realizzazione degli F-35, ma poi, con la crisi economica, il ministro della difesa Di Paola ha suggerito una cura dimagrante, di F-35 ne costruiremo meno del previsto. Il problema però è molto più ampio e riguarda l’hard power italiano, la nostra strategia di difesa e più in generale la politica estera dell’Italia nel XXI secolo.
Consideriamo che dopo l’11 Settembre, l’incidenza della spesa militare sul PIL in Italia è precipitata. E’ andata sempre peggio, anche prima che scoppiasse la crisi economica. Quanto più è scesa la spesa militare, tanto più è aumentato l’impegno delle nostre forze nei diversi teatri per garantire la sicurezza internazionale (che è anche la nostra). Dopo la fine della Guerra Fredda, l’Italia continua ad essere una delle grandi potenze economiche mondiali, ma dal punto di vista militare vale meno della Francia o della Gran Bretagna. Dalla fine degli anni Ottanta, ci siamo dotati di una forza militare moderna, flessibile, in grado di muoversi con buoni risultati in diversi scenari. Se l’America di Obama deciderà di guardare a Oriente, all’Asia e al Pacifico, resteremo più sguarniti a difendere i nostri interessi strategici. In questo caso qualche F-35 in più non farebbe male. Vallo a spiegare a Vendola, Civati e Grillo.