Magi (Più Europa): “Subito riforma delle pensioni che tuteli i giovani”

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Magi (Più Europa): “Subito riforma delle pensioni che tuteli i giovani”

Magi (Più Europa): “Subito riforma delle pensioni che tuteli i giovani”

22 Settembre 2022

Riccardo Magi, Presidente di Più Europa, è candidato a Torino come capolista di Più Europa e candidato all’uninominale per il centrosinistra. Dopo la vittoria del sindaco Lo Russo nel 2021, i progressisti proveranno a confermarsi in una città dalla nota vocazione industriale.

Magi, lei è candidato a Torino, una città con una storica vocazione industriale. Perché quello che in gergo giornalistico viene chiamato “partito del Pil” dovrebbe votare Più Europa?

Io credo che la concretezza torinese sia pienamente soddisfatta dal programma di Più Europa, elaborato con Carlo Cottarelli, in totale continuità con l’azione del governo Draghi. Per quanto riguarda nello specifico Torino, proprio ieri Salvini polemizzava contro il futuro ed il progresso industriale; l’auto elettrica ha delle criticità ma è con politiche industriali rivolte al futuro che si modernizza l’industria italiana. Dobbiamo agire insieme come Europa e portare le produzioni europee a primeggiare nel campo delle batterie e di microchip; quindi bene le prospettive di sviluppo su Mirafiori di un impianto di economia circolare sui cambi per motori ibridi e sull’impianto di riciclo delle batterie, la cui tecnologia sarà cruciale per rendersi meno dipendenti dalla Cina. Non capisco come il “partito del Pil” possa dare il proprio voto a una forza politica, come Fratelli d’Italia, che non ha mai votato a favore del PNRR nel Parlamento italiano così come in quello europeo. Un partito che ha osteggiato l’azione di governo del Governo Draghi, trascinandosi dietro anche il centrodestra che era in maggioranza precipitando il Paese in una crisi irresponsabile che danneggia famiglie e imprese. Le prossime elezioni sono una scelta di campo tra un’Italia che punta a un ruolo di primo piano tra i grandi Paesi europei e un’Italia alleata di Orban e Putin. Per come funziona l’attuale legge elettorale, votare i partiti fuori dalla coalizione del centrosinistra porta alla vittoria di questa seconda opzione nella stragrande maggioranza dei collegi uninominali. Questo vale a Torino, dove sono il candidato dell’intera coalizione, così come negli altri collegi.

Di Maio, ora leader di Impegno Civico nel centrosinistra, all’inizio della legislatura ha promosso grandi passi indietro su Industria 4.0. Volete ripristinarla com’era prima del Conte I?

Industria 4.0 va rivista estendendo i benefici anche per investimenti verdi e di efficienza energetica. Circa i meccanismi di erogazione, erano più virtuosi i precedenti, tuttavia cambiare in continuazione non aiuta la certezza del diritto che è conditio sine qua non per attrarre investimenti; quindi forse meglio non modificarli per la quarta volta.

Draghi non è riuscito a riformare il reddito di cittadinanza come avrebbe voluto, Più Europa cosa propone di farne?

È chiaro che il reddito di cittadinanza così com’è non funziona. Bisogna riformarlo nella direzione indicata dal Governo Draghi per favorire chi ha più bisogno e ridurre gli effetti negativi sul mercato del lavoro. Per evitare che il sussidio disincentivi il lavoro, Più Europa già nel programma del 2018 aveva proposto un meccanismo di contrasto alla povertà meno costoso del Reddito di cittadinanza che avrebbe garantito un sostegno ai lavoratori poveri (i c.d. working poors) che indicizzava gli importi dell’assegno al costo della vita. Sulle politiche attive servono interventi profondi che prescindono dal reddito di cittadinanza, poiché attualmente anche chi sta in Naspi non si rivolge ai centri per impiego. Credo che sia complicato arrivare ad una soluzione che ci avvicini ai modelli virtuosi del nord Europa senza passare per una riforma costituzionale sulle competenze regionali.

Lo stato della finanza pubblica italiana resta problematico anche dopo il governo Draghi, avete in programma di tagliare o quantomeno razionalizzare la spesa pubblica?

Bisogna invertire la rotta; intanto smettendola con la politica dei bonus, strumenti di consenso elettorale che, insieme a riforme inique e alla spesa altissima che paghiamo per ripagare gli interessi sul debito, finirà purtroppo sul conto nuove giovani generazioni. Basta ascoltare le proposte di Salvini, Berlusconi e Meloni per capire su quale strada pericolosa potrebbe portarci un governo di centro-destra, replicando un film purtroppo già visto nel 2011; l’Osservatorio conti pubblici italiani ha calcolato che le proposte contenute nel loro programma costerebbero dai 111 ai 165 miliardi di euro all’anno.

La spesa pensionistica è un macigno sulle spalle delle generazioni più giovani, come proponete di risolvere questo problema?

Secondo i dati Ocse, la generazione che accede adesso al mercato del lavoro in Italia andrà in pensione in media a 71 anni di età. Ora, invece, è possibile ritirarsi dalla vita attiva in media a poco più di 61 anni grazie alle “diverse opzioni disponibili” per andare in pensione in anticipo. Come ho detto prima, non si può continuare a scaricare sui giovani il peso di promesse elettorali di partiti irresponsabili. Per questo noi proponiamo una riforma del sistema pensionistico che ne migliori la sostenibilità nel medio-lungo periodo. La flessibilità in uscita, prima dei 67 anni, può essere prevista purché l’assegno pensionistico sia in linea con i contributi versati, al netto delle deroghe previste dalla normativa (come ad esempio per i lavori usuranti). Nei vent’anni della crisi gli anziani hanno accresciuto il loro livello di benessere, mentre quello dei giovani è calato. Anche per questo, l’Italia ha uno dei più bassi tassi di natalità al mondo. Nel 2050 saremo gli unici insieme alla Grecia ad avere più pensionati che lavoratori. I giovani non possono continuare a pagare tasse e contributi previdenziali altissimi per mantenere un welfare sbilanciato sulle pensioni. È necessario un nuovo patto tra generazioni, ribaltando il paradigma e investendo sul futuro. Per questo una delle nostre proposte è di aumentare ad almeno l’1% del PIL nel corso della legislatura la spesa per la formazione e istruzione.

Letta, vostro alleato, ha dichiarato di voler assumere 300mila dipendenti pubblici entro il 2024, anno in cui si svolgeranno le elezioni europee, lei è d’accordo?

Non credo che il principale problema della Pubblica amministrazione italiana sia la mancanza di personale, quanto il ritardo che essa sconta nella digitalizzazione e nell’ innovazione organizzativa. Bisogna adottare meccanismi di reclutamento che valorizzino maggiormente le competenze in ambito informatico e tecnologico, le esperienze pregresse in ambito pubblico e privato e soft skills quali la capacità di risoluzione di problemi. È necessario inoltre adottare meccanismi di avanzamento di carriera fondati sui criteri della produttività e dell’efficienza e potenziare la formazione obbligatoria e continua del personale pubblico, in particolare quella di tipo manageriale. Nell’immediato, è importante intervenire negli ambiti-chiave del settore pubblico che coinvolgono le missioni del PNRR, con programmi di innovazione organizzativa guidati da task force nazionali che rilevino e diffondano buone pratiche.