Magistrati. Napolitano: “Un’autocritica per ritrovare la fiducia dei cittadini”

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Magistrati. Napolitano: “Un’autocritica per ritrovare la fiducia dei cittadini”

27 Aprile 2010

Le nuove leve della magistratura ordinaria al Quirinale. I 298 tirocinanti, freschi di concorso, sono schierati davanti al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. E’ una sorta di "benedizione" professionale quella che la prima carica dello Stato ha voluto conferire ieri ai giovani neo-togati. Presenti anche il ministro della Giustizia Angelino Alfano, il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura Nicola Mancino, il primo presidente della Corte suprema di Cassazione Vincenzo Carbone, il procuratore generale presso la Corte di Cassazione Vitaliano Esposito.

Subito un severo avvertimento: "Fate attenzione a non cedere a esposizioni mediatiche o a sentirvi investiti, come ho detto più volte in questi anni, di missioni improprie e esorbitanti – dice Napolitano – oppure ancora a indulgere ad atteggiamenti impropriamente protagonistici e personalistici che possono offuscare e mettere in discussione l’imparzialità dei singoli magistrati, dell’ufficio giudiziario cui appartengono, della magistratura in generale". Insomma, i guai vengono anche da una certa predisposizione al protagonismo mediatico. Silenzio in Aula.

Nel duplice ruolo di presidente della Repubblica e di Presidente del Csm, Napolitano ha evidenziato alcuni problemi che "in materia di giustizia continuano a creare apprensione". Quali? Due i più gravi: il funzionamento insoddisfacente dell’amministrazione della Giustizia e il declino dell’immagine e del prestigio della Magistratura. Sono i segni di una profonda crisi in cui versa la giustizia italiana. Una malattia, insomma. E la cura, prima di tutto, sta nell’assunzione di responsabilità da parte di coloro che la giustizia la devono affermare col massimo dell’autorità. Napolitano ha rivolto un appello affinché la ‘nuova’ magistratura, quella del futuro, faccia una seria riflessione critica su se stessa."Proporsi le necessarie autocorrezioni – ha detto – rifuggendo da visioni autoreferenziali" al fine di "recuperare l’apprezzamento e il sostegno dei cittadini".

Un accorato appello insomma, nel quale le giovani toghe hanno sentito parlare di "senso della misura" nel loro ruolo e nell’assolvimento dei loro compiti. Un compito che, ha precisato Napolitano, nessuno può svilire. Una raccomandazione accorata quella del Presidente, che ha manifestato grande preoccupazione per i condizionamenti che la professione a volte subisce dalle tensioni politiche. "Non vi manchi – ha detto – la fierezza di appartenere a un mondo di servitori dello Stato, soggetti solo alla legge, fedeli alla Costituzione, che in decenni di vita democratica ha espresso personalità di straordinaria tempra morale, sapienza giuridica, sensibilità umana e sociale e dato contributi inestimabili alla tutela della legalità, dei diritti dei cittadini, delle regole di un ordinato e dinamico vivere civile". Napolitano ha invitato tutti al rispetto "della comune responsabilità istituzionale, nella consapevolezza di essere chiamati solidalmente a prestare un servizio efficiente, a garantire un diritto fondamentale ai cittadini. Dipende non poco da voi aprire una nuova pagina, una nuova stagione nelle travagliate vicende della giustizia in Italia".

Il Presidente della Repubblica è convinto che giustizia e politica non possano percepirsi come mondi ostili l’uno all’altro. Ha sottolineato i "Valori costituzionali" che dovrebbero guidare l’esercizio della professione, "tutelando i magistrati dai comportamenti che creano nei loro confronti un clima di ingiusta delegittimazione ma anche adottando risoluzioni consapevoli", come quella in cui si prende atto "dell’oggettiva confusione dei ruoli che può discendere dalla circostanza che il magistrato si proponga per incarichi politici nella sede in cui ha esercitato le sue funzioni". Né, ha aggiunto, "vanno assecondate chiusure corporative, dissimulate insufficienze professionali, tollerati casi gravi di inerzia o cattiva conduzione degli uffici".

C’è ancora molto da fare sul fronte della lentezza della giustizia. Un tema questo, sul quale il capo dello Stato ha dato atto al governo, al Csm, alla magistratura e all’avvocatura di aver dato, nell’ambito delle rispettive competenze, un concreto impulso all’accelerazione delle procedure giudiziarie, auspicando che "strategie di intervento condivise che siano frutto di un confronto anche acceso, ma costruttivo e che non risentano di un atteggiamento pregiudizialmente conflittuale". Un intervento, quello del Presidente della Repubblica, che è stato molto apprezzato dal ministro della Giustizia Angelino Alfano, presente all’evento. "Il presidente Napolitano ha svolto un ragionamento e una riflessione di grande equilibrio", ha detto il Guardasigilli che, in particolare, ha accolto con favore l’appello alla "non autoreferenzialità" e dunque al senso di autocritica che le toghe dovrebbero compiere.